Lungo via Elio Vittorini, nella direzione che esce dal Ponte Lambro e ci porta verso il centro, poco prima di passare sotto al viadotto della tangenziale Est che sfocia in via Mecenate dove ritroviamo la dimensione metropolitana, ancora a ridosso dell’allevamento di vacche, ci ritroviamo di fronte a un bivio: in fuga verso Linate se imbocchiamo la rampa della tangenziale Est, nel mezzo della rotonda del Novotel e verso la città se passiamo sotto al viadotto. La signorina D., infermiera presso il cardiologico Monzino, mi ha raccontato che l’altro giorno, trovandosi da quelle parti, ha intravisto tre piccole ombre che salterellavano allegre e vive a bordo strada, tracciando percorsi a fisarmonica: ora scattavano in avanti, dopo un attimo tornavano sui loro passi, ora balzavano una a destra e l’altra a sinistra, poi si riavvicinavano e dopo un attimo si lanciavano l’un l’altra a botte e spintoni ad aprire un ampio cerchio sull’asfalto. La signorina D. mi ha riferito che, osservandole, fu pervasa da una sensazione di libertà selvaggia che la fece tremare e le fece anche un po’ di vergogna: “un brivido sulla pelle e l’aspro in bocca”, queste sono le parole che ha usato la signorina D. per raccontarmi quello che ha provato un attimo prima di riconoscere in quelle tre ombre tre zingarelle. – Signorina D., molto probabilmente Rom, Rom sedentarie chissà da quanti anni, tutt’altro che zingare! – L’ho subito corretta, indispettito dal solito pregiudizievole equivoco, ottenendo solo una risposta di sufficienza, tanto era assorta nel ricordo di quell’incontro: – come vuole lei, ma mi lasci proseguire. Leggi il seguito di questo post »
Posts Tagged ‘bambini di strada’
Le comiche
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 18 dicembre 2013 at 23:13Ricordo ogni istante dei miei primi anni. Dormire al riparo di una scatola di cartone, in un angolo del mio mondo. Una notte laggiù vicino alla passarela, che era diversa da com’è adesso, non era molto diversa da una notte su nella rua um, in mezzo a un parcheggio o qualcosa del genere, e ti sentivi le zampette degli insetti solleticarti qua dietro alle orecchie, mentre dormivi, ma non mi facevano paura, ché aver paura della barata è affare di menina. La Roça, la Rocinha è la mia famiglia, e una stella sola vedevo brillare quando ero piccolo, cioè, non che adesso sia già molto grande, ma intendo dire, quando ero più piccolo, capito? Be’, dicevo, a quei tempi la mia stella luccicava sul metallo di un mitragliatore imbracciato da una faccia scura che non mi guardava mai, e io desideravo che mi guardasse, era il mio sogno.
Poi fu il tempo di un altro sogno, Leggi il seguito di questo post »
L’uomo delle discariche
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 10 novembre 2013 at 15:12Non so come si chiami; di lavoro fa l’uomo delle discariche: si immerge a piedi e mani nude nelle rare discariche della Rocinha, tutte a cielo aperto, per recuperare lattine, cartoni, componenti di elettronica da rivendere ai negozi e al centro di riciclaggio. È un signore dalle braccia e dalle gambe scheletriche, dalla pelle scura provata dalle infezioni e dagli occhi gialli. Credo che sul petto gli si possano contare le costole, ma le magliette larghe che indossa ne impediscono la vista. Il suo viso è allungato, i capelli ricci sale e pepe, tenuti molto corti, o forse corti perché non gli crescono più. I denti, pochi e gialli spuntano fuori dalle gengive pallide come se fossero i denti di un teschio; le tempie e le guance sono infestate di macchie e di bitorzoli del colore della muffa, come se sotto vi custodisse un allevamento di vermi che stanno sempre fermi perché provati e rintontiti dalla vita dura. Ha il naso e le orecchie allungati dal tempo e una parlantina veloce e sospirata, forse strozzata da qualche bitorzolo che ha in gola; naso, orecchie e parlantina lo rendono buffo come un personaggio dei fumetti. Leggi il seguito di questo post »
Rocinha in movimento continuo
In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 22 ottobre 2013 at 00:37Un raggio di sole filtra nell’oscurità di un vicolo e si riflette sempre sullo stesso punto. Centoventi anni fa c’era un allevamento di buoi, settant’anni fa un gruppo di disertori italiani ha costruito una fazenda e ha dato un nome italiano ad alcune strade, sessant’anni fa fu asfaltata la estrada da Gávea, e ci facevano le corse automobilistiche; cinquant’anni fa arrivarono i primi migranti dal nordest Leggi il seguito di questo post »
Dia das crianças visto dall’alto
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 12 ottobre 2013 at 13:41Era solo una questione di prospettiva, ne sono sempre stato convinto e ora ne ho la dimostrazione.
Vivo con mia nonna nella travessa da liberdade di Rocinha, e insieme a noi vivono almeno altri sei bambini come me, che mi sono fratelli, sorelle, zie, cugini, chi più simpatico, chi meno. Marianina è la più simpatica di tutti e insieme giochiamo molto, solo che adesso è andata a vivere con sua mamma, che è mia zia, nella parte alta della favela, così adesso posso giocare con Maria Vitoria, che però è troppo piccola e sta sempre zitta, e ti guarda con quegli occhi grandi e non si capisce a che cosa stia pensando. Poi c’è Gabriel, ma anche lui è più piccolo di me ed è solo da qualche settimana che sta cominciando a fare e a dire delle cose sensate. Poi c’è Jonatan, che però ha già sette anni e può uscire da solo dalla travessa da liberdade, e io sono ancora piccolo per poterlo seguire. Poi c’è Nicolly che è un po’ più grande di me, e fa dei giochi da femmina, tipo truccarsi. Poi c’è la Juju ma lei è proprio grande, la più grande di tutti, è brava a fare la capoeira e va in bicicletta. Così adesso che Marianina si è trasferita con chi gioco? Be’ di giorno lei sta con noi, perché andiamo insieme alla scuolina che sta proprio qui nel nostro vicolo, ma di sera? Be’, vorrà dire che giocherò meno e in compenso starò più largo, sempre sperando che la pancia della nonna sia aumentata per la cerveja e non perché ne sta arrivando un altro. Leggi il seguito di questo post »