un impiegato in favela

Posts Tagged ‘brasile’

L’urlo di un sedicenne, due mesi di violenza a Rio

In Finestra sulla favela Rocinha, Oltre la favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 20 febbraio 2014 at 19:42


Si avvertono i lettori che seguono immagini e racconti di violenza: è parte di quanto è capitato nelle ultime settimane nella città che ospiterà la finale della Coppa del Mondo 2014 e le Olimpiadi 2016.

Roupa Suja vuol dire “panni sporchi”, e si chiama così perché una volta in questo quartiere di Rocinha c’era una lavanderia e la gente ci andava con i panni sporchi per lavarli. È stato uno dei primi insediamenti di Rocinha, e si sviluppa in vicoli tortuosi e stretti a ridosso del tunnel Zuzu Angel, da dove tutto ha avuto principio, e a cospetto della grande Pietra che si affaccia a strapiombo sulla favela. Roupa Suja è il quartiere nel quale, verso il confine con la foresta, ci sono ancora le baracche di legno, fango e lamiera, che rischiano di venir giù con le foglie secche e una zolla di terra che smotta, quando piove forte.

Mentre era in attesa di Flavinho, Flavia non poteva andare a lavorare; era sola, così cominciò ad ospitare nella sua semplice casa di Roupa Suja i bimbi di chi si trovava nella sua stessa situazione, e da allora Leggi il seguito di questo post »

Un fine settimana in guerra

In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 17 febbraio 2014 at 21:39

Due volanti della polizia pacificatrice sfrecciano a sirene spiegate lungo l’Avenida Niemeyer, che mette in comunicazione Leblon alla Rocinha, passando da Vidigal, via lungomare. Il cobrador dell’autobus, già stanco di una notte di lavoro ormai sul finire mentre si sono fatte le quattro del mattino, infastidito da due giovani sguaiati che, agitando una bottiglia di whiskey svuotata per tre quarti, alle curve perdono l’equilibrio e ora urtano il cobrador stesso, ora sgomitano una signora anziana seduta al suo posto con le braccia incrociate, mentre l’autobus sbanda per evitare la volante che rischia il frontale invadendo l’altra corsia a tutta velocità e contromano, storce la bocca in un’espressione di disapprovazione, e si dice ad alta voce che qualcosa deve essere capitato in Rocinha, di nuovo. Uno degli ubriachi gli intima di non parlare male della Rocinha e si merita un rimprovero secco, cachaçeiro che  non sei altro. Gli altri  passeggeri fissano la notte fuori dai finestrini, ciascuno assorto nei suoi pensieri.

Raggiunto il viadotto che separa São Conrado dalla Rocinha, i passeggeri scendono con preoccupazione; io con loro. L’atmosfera è tesa: non è quella festosa del sabato notte, e le baracche del camelodromo (il mercato dei venditori ambulanti), di solito illuminate e accoglienti tutta la notte, hanno le saracinesche sbarrate e si confondono l’una con l’altra nel buio pesto. Superata l’ultima, si apre la vista alla passarela, e poi a una camionetta nera della polizia militare, due, tre: un’intera truppa di soldati si accalca dalle parti al passaggio pedonale, all’inizio della via Ápia, in compagnia del giovane popolo della notte, che qui tutti i fine settimana si riunisce a bere, ad ascoltare musica, a corteggiare e a farsi  corteggiare, ma che questa volta è dimezzato rispetto al solito: negli occhi vitrei di una notte di vizi si scorge una vena di ansia.

Alzando lo sguardo alla collina, dove di solito brillano fragili le lampadine che gli abitanti amano lasciare accese davanti agli usci, c’è un’enorme macchia nera, e la musica tace. Sale l’attenzione e si scorgono le tracce di uno scenario di guerra, Leggi il seguito di questo post »

Scalando e ridiscendendo

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Oltre la favela Rocinha, Vita da favelado: il nido d'aquila on 12 febbraio 2014 at 09:38

– Buongiorno!
– Buongiorno, mio caro, puoi prendere l’acqua, è là.
– Grazie, anche questa settimana vamos con la scalata.
– E già già… è molto faticoso su per quelle scale, não é? – mi  chiedeva il droghiere (anzi, il macellaio, perché, dalle parti della rua dois, i boccioni da venti litri d’acqua, li vende il macellaio) con un velo di affettuosa ironia che fino a qualche mese fa per me era impercettibile e alla quale invece adesso posso rispondere stando al gioco: Leggi il seguito di questo post »

Finestra sulla Bahia

In Finestra sulla favela Rocinha, Oltre la favela Rocinha on 4 febbraio 2014 at 19:38

– buongiorno.
– buongiorno, come posso aiutarla signore? Leggi il seguito di questo post »

Tre giorni senz’acqua

In Finestra sulla favela Rocinha, Vita da favelado: il nido d'aquila on 16 settembre 2013 at 23:25

Restare senz’acqua in Rocinha è un ottimo modo per conoscere meglio il vicinato. L’acqua in questione è quella che esce o che dovrebbe uscire dai rubinetti. L’acqua potabile non esce dai rubinetti: ti  compri un boccione da venti litri per sette reais (un paio di euro) e te lo porti a casa in spalla, quindi, se puoi pagare e riesci a trasportare il boccione, l’acqua potabile non manca. L’acqua in questione, quella per lavarsi e per lavare e per cucinare dopo che è stata bollita, scende periodicamente da un silos enorme che sta in cima alla collina per mezzo di un sistema di tubi che percorrono i vicoli di Rocinha a contatto con la strada, con gli scarichi e con le fogne a  cielo aperto, fino a raggiungere i catini appoggiati sui tetti delle case (chi si affaccia spesso alla finestra lo sapeva già, avendo avuto modo di apprendere dell’importanza del secchio).

Casa mia, detta “il nido d’aquila”, è dotata di due catini di raccolta dell’acqua: uno approvvigiona la cucina, l’altro il bagno e altre tre abitazioni. Ci sono state un paio di occasioni nelle quali è mancata l’acqua da queste parti. Leggi il seguito di questo post »