un impiegato in favela

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Requiem a un gatto di favela

In Finestra sulla favela Rocinha, Vita da favelado: il nido d'aquila on 29 ottobre 2013 at 00:55

Questa è la cronaca della morte di un gatto e di altri esseri viventi, e non solo di questo. Si consiglia a persone sensibili, impressionabili, o a chi si lasci facilmente turbare da temi come la morte e l’agonia, specie se di animali domestici, di evitarne la lettura, o quanto meno di saltare il capoverso centrale, in quanto, affacciandosi alla finestra, si vede il decesso nell’unico modo possibile quando lo si vede affacciandosi a una finestra, cioè così come avviene in tutti i suoi più ripugnanti e tragici particolari. Si avvisa chi decidesse di andare avanti saltando il capoverso che contiene tali impressionanti dettagli, che all’inizio e alla fine della cronaca comunque si racconta di tempeste, di natura, di vita e di morte, ma anche di esseri umani, e che quindi, forse, in questo caso, ci si sentirà meno sconvolti. Si ringrazia chi vorrà affacciarsi senza alcuna preclusione, e soprattutto chi vorrà suggerire il nome del geco. Questo racconto vuole anche lasciare qui appeso al davanzale della finestra un estremo saluto ad eterna memoria del povero gatto.

Quando ci sono vento e pioggia forti, fuori dal nido d’aquila, ti pare di essere stato trascinato nell’occhio di una festa danzante di streghe: Leggi il seguito di questo post »

Requiem spiritistica per i VAN

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Oltre la favela Rocinha, Strade di Rocinha on 18 ottobre 2013 at 23:27

Lo Sciamano è in trance, le nuvole abbracciano le abitazioni della misteriosa e intensa zona alta; lungo il dorso della collina le luci bianche e quelle arancioni compongono sfocate macchie colorate cavalcando una dopo l’altra le fitte gocce dell’umidità tropicale; il teschio del bufalo è stato posto sopra all’ingresso della casa di Macumba per indicare la via agli Spiriti, un bicchiere di cachaça e un sigaro sono stati sacrificati a Zé Pelintra, così ci lascerà svolgere la nostra Solenne Celebrazione. Tutti  i Demoni, gli Spiriti e le Forze della Natura sono qui convocati. Sono il Mastro di Cerimonia e ora mi dileguo: lo Sciamano si è messo in contatto con gli Spiriti dei trapassati passeggeri dei VAN.

Lo Sciamano: “ti sento, chi sei? Presentati.”

Lo Spirito: “chi sei tu?! sei tu che mi hai chiamato!” Leggi il seguito di questo post »

Colpi d’arma da fuoco di lunedì mattina

In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 14 ottobre 2013 at 23:08

I colpi d’arma da fuoco sono secchi e freddi. Sono secchi e freddi quando li senti esplodere tra mura rischiarate dall’aurora di un lunedì mattina.  Passano indifferenti e ti lasciano indifferente. Non importa che ne capiti uno o che arrivino in serie di quattro:  te ne accorgi dopo che sono capitati, e ti lasciano con il dubbio che siano capitati in sogno. Leggi il seguito di questo post »

Gente del nord

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 11 ottobre 2013 at 00:48

“Vai più piano fratello!”

“Scusi può tenermi questo?”

Un ragazzo camminava veloce davanti al ristorante di Dida. Julio lo prendeva in giro. Tornavamo a casa dopo un aperitivo da Dida, io e Julio, mentre era quasi notte e c’era un vento freddo  su in cima alla collina, vicino all’entrata della rua um, perché l’estate quest’anno ha deciso di arrivare tardi. Appena abbiamo svoltato l’angolo, alla fine del marciapiede, appena dietro all’albero incassato nel marciapiede, un poliziotto ha messo in mano a Julio un salgado e una bicchiere con di refresco dal colore scuro – un guaraná forse – per liberarsi le mani, estrarre la pistola e puntarla addosso a un uomo schiacciato sul cofano di un’auto da un altro poliziotto. Leggi il seguito di questo post »

La fuga di Wellington

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 22 settembre 2013 at 11:48

In fondo al beco do rato molhado

Wellington vive nella piazzetta tra la rua três e il beco do rato molhado (il vicolo  del ratto bagnato). Solo qualche volta, quando c’è il pagode – una festa molto amata in favela, che prende il nome dal genere musicale che nel corso della festa viene eseguito –, si spinge fino alla fine della rua três per parteciparvi. È un bimbo di sei o sette anni,  scuro di pelle, con la testa rotonda, i capelli ricci e fitti e i denti storti di chi si è tenuto il pollice in bocca troppo a lungo. Il suo gioco preferito è quando lo prendi tra le braccia e lo fai volare. Appena lo sollevi spalanca la bocca, gli si illuminano gli occhi e ride a singhiozzi e sospiri, facendo del suo meglio per trattenersi, come se temesse che un rumore potrebbe interrompere la magia del gioco. Vive nella piazzetta con un’altra decina di bambini della sua età e altri di età di poco superiore o inferiore. I ragazzi più grandi e gli adulti di solito se ne stanno con sguardo spento in cima alle scalinate che si sviluppano dalla piazzetta, appoggiati ai muri che  la chiudono.

Da quando sono tornato in favela, passeggiando in quel quartiere della Rocinha, spesso trovo Wellington seduto in un angolo da solo Leggi il seguito di questo post »