La saracinesca non è una finestra. È un punto di vista diverso. L’apertura di una saracinesca è più grande di quella di una finestra e, se guardi fuori da dentro, davanti alla saracinesca, ci passano motoristi, bimbi che sono curiosi e vorrebbero studiare ma ce n’è sempre una, ragazzi che si meravigliano di tutti i libri che ci sono, trasportatori di bombole di gas, e poi c’è quel signore magro e buffo, dalla barba bianca, che non si capisce niente quando parla, ma ride sempre, il suo sorriso un baratro nero che si allarga in un terreno di peli bianchi; se invece guardi dentro da fuori, c’è un’ancora di legno azzurro che ti pare che il garage che sta dentro alla saracinesca è diventato una nave, ci sono le sedie e ci sono i libri, c’è una favelina dipinta su una parete con le casette colorate e ci sono dei gringos con la pelle chiara e i capelli chiari e scuri e con il viso scuro che lavorano davanti allo schermo dei computer, da dove, se glielo chiedi, puoi vedere tutto il mondo e persino dove si trova il Giappone, e puoi restarci anche male se proprio qua, dietro alla rua dioneia, ci abita uno che dice di essere giapponese e forse non dice una bugia perché ha gli occhi sottili sottili, e chissà che cosa fanno questi qui davanti allo schermo del computer, che stanno dietro alla saracinesca, e noi fuori a guardarli.
La finestra oggi si allarga a saracinesca, seguendo questo link.

Saracinesca sulla favela