Finestra su Haiti, di Pollyanna in favela

D’accordo… che il mondo si dividesse in cinofili e gattofili già si sapeva, ma qui in Haiti la situazione inizia a farsi complicata! Non voglio parlare di COVID-19 e nemmeno di catastrofi, perché ogni tanto abbiamo bisogno di essere più leggeri e di distrarci da un bombardamento mediatico che spesso ci vuole tristi, disperati e pessimisti. Oggi no, oggi ci vogliono un pizzico di magia, una manciata di zombie e due cucchiai di vudù. In una parola: Haiti.
Perché se ti lasci trasportare senza (troppi) pregiudizi dai racconti di amici e colleghi haitiani, ti ritrovi in campagna, al cospetto di un immenso albero pluri-centenario, il mapou: è la casa delle sirene e il luogo prediletto per i rituali dei mistici. È usato anche per mettersi in comunicazione con gli spiriti degli antenati.
Oppure, in un attimo, ti sorprendi a guardare con sospetto la tua gatta, perfino mentre cova i suoi due micini, perché potrebbe essere uno spirito malvagio venuto ad infestare la casa e a causare una serie di sfortunati eventi: a quanto si dice, sono in molti a trasfigurarsi in gatto come la professoressa Minerva McGranitt, ma ad Haiti lo si fa esclusivamente per causare sofferenza.
E di chi è quel bastone?! Non è stato dimenticato, ma volutamente lasciato accanto a quella tomba da chi piange il defunto che, morto in circostanze sospette, tornerà dall’aldilà sotto forma di zombie per vendicarsi del proprio assassino oppure per difendere la sua vecchia casa ed i suoi cari dall’aggressione di malintenzionati. Nel dubbio, e vista l’incertezza generale, lasciamolo lì, va bene lo stesso.
Io resto cinofila, ma, almeno per il momento, mi tengo stretti anche la gatta e i due piccoletti: sono un’ottima compagnia e una perfetta terapia contro quarantena, isolamento e stress vari. Lemony Snicket può aspettare.
(*) ndr a proposito di popolo e di tradizione, con un click qui potrai accedere ad una favela di Rio, con l’invito ad attivarti in favore degli ultimi.