Finestra su Haiti, di Pollyanna in favela

Di per sé non avrebbe una connotazione negativa, indicando l’atto del rimanere, del trattenersi, eppure il fenomeno del restavek è una piaga che si stima affligga mezzo milione di bambini haitiani che lavorano come domestici presso una famiglia che non è la loro. In cambio dovrebbero ricevere vitto e alloggio e avere la possibilità di frequentare la scuola, che forse al loro villaggio di origine non esiste nemmeno.
Di fatto, la “domesticità” è uno sfruttamento minorile generalmente accettato, illegale, ma quasi istituzionalizzato. La stessa scuola è organizzata su due turni per permettere a chi lavora la mattina di frequentare la scuola il pomeriggio e viceversa.
Complicato gestire il tempo per studiare e per fare i compiti, sottraendo ore al riposo e ai pasti!
A scuola, i bambini restavek, o in domesticità, li riconosci subito: sono quelli scheletrici e quelli che si addormentano in classe. Restano indietro, perdono l’anno o l’abbandonano perché vengono presi in giro e discriminati: è troppo faticoso riuscire a fare tutto.
Anziché giocare, studiare, divertirsi e vivere con la propria famiglia, da quando hanno cinque anni, i bambini delle famiglie più povere e vulnerabili potrebbero essere abbandonati, ceduti, regalati, affidati ad altri, anche a sconosciuti, con tutti i rischi che ne conseguono: maltrattamenti, abusi, violenze, sfruttamento della prostituzione, negligenza. Per non considerare le conseguenze traumatiche a livello psicologico: sono bambini che non sanno cosa vuol dire essere amati, accuditi e benvoluti; bambini estremamente introversi o aggressivi, che devono lottare per sopravvivere e che spesso ricevono gli scarti della cena come unico pasto in tutta la giornata; bambini che hanno un solo vestito, sudicio e sgualcito; che si svegliano all’alba per andare a cercare l’acqua da portare in taniche più pesanti di loro e che si addormentano a mezzanotte stremati dopo aver pulito, lavato e sistemato la casa.
Fate bei sogni, piccoli tesori, scappate lontano con la mente. Forse, prima o poi, qualcosa cambierà.