Camile è una bimba di nove anni che abita in una stanza alla quale si accede da un cancelletto arrugginito che chiude un angolo della rua Dioneia, nella parte bassa, all’incrocio con la estrada da Gavéa, vicino alla piazzetta dove cominciano la rua quatro e la rua três della favela Rocinha. Ha la pelle olivastra e i lineamenti dolci, gli occhi che sorridono al sole e ama raccogliere i suoi capelli lunghi in trecce. È vivace, e spesso gioca da queste parti correndo su e giù per i vicoli scoscesi, aggrappandosi al retro dei camion, salendo di nascosto sugli autobus (la estrada da Gavéa è una delle tre strade di Rocinha larghe tanto quanto basta perché possa passarci un autobus o un camion, se pur con manovre che sfidano la logica). Leggi il seguito di questo post »
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Post Fotografatum – Saracinesca sulla favela
In Finestra sulla favela Rocinha, Garagem das Letras on 27 gennaio 2013 at 09:40La saracinesca non è una finestra. È un punto di vista diverso. L’apertura di una saracinesca è più grande di quella di una finestra e, se guardi fuori da dentro, davanti alla saracinesca, ci passano bimbi con i palloncini, che però vorrebbero che fossero aquiloni, da far volare sui tetti, tanto non cadiamo mai, carrelli della spesa che non servono a fare la spesa, perché così tante cose non abbiamo i soldi per comprarle, però possiamo sempre usare il carrello per fiondarci giù dalla discesa come se fossimo in moto oppure in auto, perché da grandi vogliamo fare i piloti di formula uno, ci passa quello che vende le scope perché con tutta questa polvere e il fango che viene giù dalla foresta c’è sempre da pulire, e non sia mai che arrivano i topi e gli scarafaggi, che è meglio che se ne stanno laggiù in fondo dove c’è la fogna a cielo aperto, c’è quello con un carico di bombole del gas che l’altro giorno ne è esplosa una e un amico mio ha perso la casa, e si sentiva il rumore dei detriti che veniva già dal vicolo, e se guardi da fuori a dentro ti pare quasi che c’è un altro mondo di là della parete, con quello che guarda sempre dentro il computer e chissà che cosa ci vede, ma io lo voglio sapere, perché sono curioso, e ci sono uomini strani che puntano il dito alle pareti, e chissà che cosa ci vedono pure loro, ma questo non mi interessa tanto.
Pare che la finestra… o meglio, la saracinesca… abbia preso vita propria. Una serie di foto scattate dalla saracinesca da chi in favela Rocinha continua a lottare, anche mentre il Carnevale si avvicina, a questo link, oppure a quest’altro.
Aprendo la saracinesca c’è un garage, dentro al garage prenderà vita un nuovo progetto sociale, un caffè letterario in favela Rocinha, Garagem das Letras.
Vai com Deus
In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 11 gennaio 2013 at 13:33È notte fonda dalle parti della piazzetta tra la rua 4 e la rua Dioneia di Rocinha, il pagode della domenica si è concluso e gli abitanti sono tornati alle loro abitazioni per qualche ora di sonno prima di svegliarsi per una giornata di lavoro duro o per una giornata di attesa con il bicchiere in mano. Il gringo che da qualche mese abita nella rua Dioneia si è fermato a giocare con i bimbi di strada: con l’altalena e a pega pega, che funziona così: tu corri per la piazzetta, sui marciapiedi e per strada, e devi scappare da chi ce l’ha, perché se ti tocca ce l’hai tu e sei tu a dover prendere gli altri. Per non farti prendere puoi salire i muri, strisciare sotto i cancelletti delle case, correre fortissimo lungo i vicoli bui e scoscesi. Tu puoi fare tutto questo, ma se lo fa anche un gringo adulto con te, i poliziotti che stanno sempre all’angolo con i fucili e con le pistole in mano si preoccupano, e, forse anche solo per noia, tirano fuori la pistola dalla fondina, si muovono coordinati, e, controllando in alto che qualcuno dalle finestre non si stia occupando di loro, vanno a chiedere al gringo che cosa stia facendo e gli chiedono i documenti, e in pochi minuti tutti i bambini di prima sono già scomparsi. Leggi il seguito di questo post »
Parole dolci
In Finestra sulla favela Rocinha, Oltre la favela Rocinha on 5 dicembre 2012 at 23:28Meu amor (mio amore).
Meu filho (figlio mio).
Obrigado. Obrigado a você (ti sono riconoscente. Sono io che ti devo riconoscenza).
Meu senhor, minha senhora (mio signore, mia signora).
Pequenina, que linda é você (piccolina, che bella che sei). Leggi il seguito di questo post »
Artur di Rocinha e il calendario
In Finestra sulla favela Rocinha on 11 novembre 2012 at 19:20
Una bimba e un calendario – foto di http://www.behance.net
C’era una volta un ragazzo di quindici anni, Artur, che aveva vissuto tutta la sua vita tra un vicolo, un angolo, una strada e una piazzetta; in uno di quei luoghi dove molti nascevano e vivevano tutta la vita. Erano luoghi di emarginazione, ghetti del mondo contemporaneo, e se un ragazzo provava ad uscirne per fare un giro in centro, per cercare lavoro, per una nuova esperienza o per un futuro alternativo, veniva riconosciuto come abitante di favela e veniva respinto. I suoi panni, che venivano stesi in un vicolo stretto e umido, sopra a un rivolo di fogna a cielo aperto, non avevano lo stesso odore degli abiti di chi li lavava e li asciugava in una lavatrice di centro; le sue parole uscivano veloci, aspre e tagliate, come quelle di chi non sa scrivere; la sua pelle era scura. Il ragazzo tornava indietro in favela, dove trovava tolleranza e solidarietà; tornava umiliato e non usciva più. Si sentiva costretto a passare il resto della sua vita tra quel vicolo e quell’angolo, con la sua maglietta, il suo sorriso e la sua parlata di Pinocchio analfabeta. Leggi il seguito di questo post »



