
Una bimba e un calendario – foto di http://www.behance.net
C’era una volta un ragazzo di quindici anni, Artur, che aveva vissuto tutta la sua vita tra un vicolo, un angolo, una strada e una piazzetta; in uno di quei luoghi dove molti nascevano e vivevano tutta la vita. Erano luoghi di emarginazione, ghetti del mondo contemporaneo, e se un ragazzo provava ad uscirne per fare un giro in centro, per cercare lavoro, per una nuova esperienza o per un futuro alternativo, veniva riconosciuto come abitante di favela e veniva respinto. I suoi panni, che venivano stesi in un vicolo stretto e umido, sopra a un rivolo di fogna a cielo aperto, non avevano lo stesso odore degli abiti di chi li lavava e li asciugava in una lavatrice di centro; le sue parole uscivano veloci, aspre e tagliate, come quelle di chi non sa scrivere; la sua pelle era scura. Il ragazzo tornava indietro in favela, dove trovava tolleranza e solidarietà; tornava umiliato e non usciva più. Si sentiva costretto a passare il resto della sua vita tra quel vicolo e quell’angolo, con la sua maglietta, il suo sorriso e la sua parlata di Pinocchio analfabeta. Leggi il seguito di questo post »