un impiegato in favela

Posts Tagged ‘favela Rocinha’

Una vita breve

In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 26 dicembre 2012 at 23:51

Dalle parti di rua tres c’è una ragazza che sorride con gli occhi e quando sorride i suoi occhi risplendono di vita; ha la pelle olivastra e i capelli lunghi e ricci che risplendono al sole, e lei lascia che questi accarezzino le rotondità del suo petto, anch’esse piene di  vita  e fresche, quelle di una giovane donna che è stata bambina poco tempo fa. La rotondità prorompente dell’addome è quella di una giovane che sta per diventare mamma e se le chiedi quanti anni ha, ti sorride e ti dice che ne ha quattordici. Leggi il seguito di questo post »

Natale tutti al mare, a São Conrado

In Finestra sulla favela Rocinha, Oltre la favela Rocinha on 15 dicembre 2012 at 18:37
papai noel (immagine da blog.wilier.it)

papai noel (immagine da blog.wilier.it)

C’è un’auto abbandonata in rua 4 almeno da quando esiste la rua 4, cioè da quando il Governo, in prossimità delle elezioni di un paio d’anni fa, decise di avviare un progetto di ristrutturazione di un vicolo stretto e umido per trasformarlo in una strada dignitosa. L’ammasso di lamiera e plastica non si muove da allora ma si trasforma con le stagioni. Cambia colore con l’avanzare della ruggine, si snellisce di pezzi: via il motore, via il volante, gli specchietti, i sedili; la carcassa di metallo rosso terra diventa deposito provvisorio per traslochi o per raccolta differenziata di lattine e plastica (molti in favela affondano mani e gambe nude nelle discariche a cielo aperto per recuperare questi beni e rivenderli nei centri di smistamento: una raccolta differenziata eseguita dagli esponenti più disgraziati del  popolo); dicembre inoltrato, e anche se fa caldo l’automobile abbandonata diventa piedistallo per l’albero di Natale e per i relativi addobbi, la rappresentazione senza vita di un pino che affonda le sue radici di plastica nella ruggine per cercare qui il sostentamento di cui non ha bisogno.

Il Natale si porta in una favela brasiliana gli stessi simboli dell’emisfero nord: Leggi il seguito di questo post »

Saracinesca sulla favela

In Finestra sulla favela Rocinha, Garagem das Letras on 11 dicembre 2012 at 18:56

La saracinesca non è una finestra. È un punto di vista diverso. L’apertura di una saracinesca è più grande di quella di una finestra e, se guardi fuori da dentro, davanti alla saracinesca, ci passano motoristi, bimbi che sono curiosi e vorrebbero studiare ma ce n’è sempre una, ragazzi che si meravigliano di tutti i libri che ci sono, trasportatori di bombole di gas, e poi c’è quel signore magro e buffo, dalla barba bianca, che non si capisce niente quando parla, ma ride sempre, il suo sorriso un baratro nero che si allarga in un terreno di peli bianchi; se invece guardi dentro da fuori, c’è un’ancora di legno azzurro che ti pare che il garage che sta dentro alla saracinesca è diventato una nave, ci sono le sedie e ci sono i libri, c’è una favelina dipinta su una parete con le casette colorate e ci sono dei gringos con la pelle chiara e i capelli chiari e scuri e con il viso scuro che lavorano davanti allo schermo dei computer, da dove, se glielo chiedi, puoi vedere tutto il mondo e persino dove si trova il Giappone, e puoi restarci anche male se proprio qua, dietro alla rua dioneia, ci abita uno che dice di essere giapponese e forse non dice una bugia perché ha gli occhi sottili sottili, e chissà che cosa fanno questi qui davanti allo schermo del computer, che stanno dietro alla saracinesca, e noi fuori a guardarli.

La finestra oggi si allarga a saracinesca, seguendo questo link.

Saracinesca sulla favela

Saracinesca sulla favela

 

Parole dolci

In Finestra sulla favela Rocinha, Oltre la favela Rocinha on 5 dicembre 2012 at 23:28

Meu amor (mio amore).

Meu filho (figlio mio).

Obrigado. Obrigado a você (ti sono riconoscente. Sono io che ti  devo riconoscenza).

Meu senhor, minha senhora (mio signore, mia signora).

Pequenina, que linda é você (piccolina, che bella che sei). Leggi il seguito di questo post »

Rua dois di notte

In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione, Strade di Rocinha on 2 dicembre 2012 at 19:50
boca de fumo

boca de fumo

Il pagode è un genere di musica popolare che piace molto in favela, simile al samba per chi non è nato in Brasile o per chi non ha avuto modo di ascoltarlo spesso, racconta relazioni d’amore con toni maschilisti. Prima del processo di pacificazione (che ha visto l’entrata dell’esercito ufficiale in alcune favelas di Rio, a spodestare il controllo pluridecennale di quello dei narcotraffico) le manifestazioni di pagode hanno visto la partecipazione di interpreti di fama internazionale. Al termine del concerto negli auditorium o negli stadi della città del ceto medio, gli artisti si recavano in favela per divertirsi tutta la notte, per portare rispetto al popolo di favela, per onorare l’invito dei capi del narcotraffico. Le strade si affollavano e il traffico si fermava tutta la notte o fino al primo pomeriggio del giorno dopo, ma solo quello delle automobili e delle moto. Erano grandi feste di musica, sorrisi, abbracci, balli, birra, cachaça, marijuana e cocaina.

Da dopo la pacificazione le feste di pagode si sono fatte più rare e sono state ridimensionate perché gli eserciti del narcotraffico non possono più finanziarle. Di tanto in tanto sono le aziende private di servizi televisivi e di telefonia (la Sky, la Claro, la Vodafone, la TIM) a finanziarle, oppure, come nel caso del pagode che si svolge la sera di tutte le domeniche in piazzetta tra la rua 4 e la rua dioneia di Rocinha, sono gli abitanti stessi a fare colletta: due reais a testa per pagare i cantanti; il churrasco e la cerveja ognuno se li paga da sé.

Di domenica, la sera, puoi fermarti al pagode e poi, alla ricerca di un  altro ritmo, puoi scendere per la rua  tres, Leggi il seguito di questo post »