Il pagode è un genere di musica popolare che piace molto in favela, simile al samba per chi non è nato in Brasile o per chi non ha avuto modo di ascoltarlo spesso, racconta relazioni d’amore con toni maschilisti. Prima del processo di pacificazione (che ha visto l’entrata dell’esercito ufficiale in alcune favelas di Rio, a spodestare il controllo pluridecennale di quello dei narcotraffico) le manifestazioni di pagode hanno visto la partecipazione di interpreti di fama internazionale. Al termine del concerto negli auditorium o negli stadi della città del ceto medio, gli artisti si recavano in favela per divertirsi tutta la notte, per portare rispetto al popolo di favela, per onorare l’invito dei capi del narcotraffico. Le strade si affollavano e il traffico si fermava tutta la notte o fino al primo pomeriggio del giorno dopo, ma solo quello delle automobili e delle moto. Erano grandi feste di musica, sorrisi, abbracci, balli, birra, cachaça, marijuana e cocaina.
Da dopo la pacificazione le feste di pagode si sono fatte più rare e sono state ridimensionate perché gli eserciti del narcotraffico non possono più finanziarle. Di tanto in tanto sono le aziende private di servizi televisivi e di telefonia (la Sky, la Claro, la Vodafone, la TIM) a finanziarle, oppure, come nel caso del pagode che si svolge la sera di tutte le domeniche in piazzetta tra la rua 4 e la rua dioneia di Rocinha, sono gli abitanti stessi a fare colletta: due reais a testa per pagare i cantanti; il churrasco e la cerveja ognuno se li paga da sé.
Di domenica, la sera, puoi fermarti al pagode e poi, alla ricerca di un altro ritmo, puoi scendere per la rua tres, lungo la quale i bar e alcuni negozi sono aperti anche la sera tardi, soprattutto quelli da manicure e parrucchiere, i bambini di sette otto anni, in giro da soli o a piccoli gruppi, con la maglietta i calzoncini corti e le awaianas, ti chiedono money money dimostrando di averti riconosciuto come gringo, ma se ribatti mostrandogli il palmo della mano e chiedendo tu a loro due reais, ridono e battono il cinque e il pugno, ti chiedono da dove vieni e ti chiedono dove sta l’Italia, se parli inglese, se parli spagnolo, e dopo essersi meravigliati di ciascuna delle risposte, ti fanno ciao e ti voltano le spalle prima che tu possa ricambiare, e risalgono su per il vicolo, ridendo e correndo, mentre tu scendi nella direzione opposta.
Incontri un bimbo che conosci e gli offri un pacchetto di biscotti, gli fai la raccomandazione di dividere con gli amici ma non ce ne sarebbe stato bisogno perché lui avrebbe diviso con gli altri anche se non glielo avessi detto. In fondo alla rua tres il vicolo di cemento si apre su una strada asfaltata più larga, è la rua dois. Qui, davanti a un bar, in attesa di qualche novità, c’è un nuovo gruppo di bimbi e di ragazzini che stanno per affacciarsi all’adolescenza. Anche loro sono curiosi di sapere da dove vieni e se hai preso l’aereo per arrivare fin qui e se abiti in favela, e se ti piace la Rocinha, e li vedi gonfiarsi di orgoglio se rispondi che, sì, ti piace molto. I biscotti di prima hanno fatto in modo che si esaurisse il tuo budget regali per questa serata; glielo spieghi, loro capiscono e passano ad un altro argomento. Solo uno piccolino e magro, dagli occhi chiari e sfacciati, insiste per money money, ma un compagno di vita più grande lo sgrida, perché chiedere una volta va bene, ma due no, soprattutto ad uno che in favela ci abita e che ti ha già spiegato con rispetto che non può dare. Il bimbo sorride imbarazzato, chiede scusa sorridendo e ti lascia proseguire con la tua passeggiata nei meandri della favela.
Scendendo ancora, la rua dois si stringe in un altro vicolo e l’asfalto diventa cemento, tufo e sabbia. Qualche topo di passaggio lungo i rivoli e le cascate di fogna, gli scarafaggi per terra, alcuni vivi altri schiacciati dai passanti; un viso di una bimba sorridente si affaccia dalla finestra di un salotto dove lei, un ragazzo più grande a dorso nudo e una vecchia stanno guardando la televisione insieme. Passi di fianco al loro nido e il vicolo è così stretto che non puoi fare a meno di affacciarti a tua volta alla loro finestra, di diventare per un attimo parte di quella famiglia. La bimba non smette di sorridere, la vecchia di pensare, il ragazzo di stare a dorso nudo. Dai loro la boa noite (buonanotte) e loro ricambiano inclinando appena il viso e senza smettere di guardare la televisione; tu accenni lo stesso inchino, mentre la tua ombra sta già risalendo gli scalini irregolari di un nuovo vicolo, al termine del quale scorgi in penombra un cane che abbaia.
Risalendo ancora, il vicolo si restringe mentre il cane continua ad abbaiare; all’ultimo scalino gli passi di fianco mentre un ragazzo ti invita a proseguire in tutta tranquillità perché il cane è buono, ma tu questo lo sapevi già perché in favela non ti è mai capitato di incontrare un cane cattivo: spesso sono malati, ma cattivi mai. Svoltato l’angolo stretto il cane smette di abbaiare e fa le feste, e il vicolo si apre in una piazzetta con un campo di calcetto seminterrato, affondato al di sotto del piccolo spiazzo, tra reti arrugginite e calcinacci. Una bimba ti guarda con due occhi e un sorriso luminoso, vuole sapere dov’è l’Italia. Ad una signora dalla pelle scura e dura resti indifferente, il giovane padrone del cane ti sta parlando, ti stringe la mano e si presenta come bandito: “la polizia non ha niente di buono, stai cercando qualcosa? noi qui abbiamo tutto e siamo quelli a posto e qualsiasi cosa tu abbia bisogno, tu qui sei il benvenuto. hai bisogno di qualcosa?”. Dietro di lui un ragazzo dai capelli radi e spettinato ti guarda con due occhi allucinati e distanti. Il padrone del cane continua la sua invettiva contro la polizia e ti rendi conto che sei arrivato dove di notte è meglio non arrivare, presso una boca de fumo – così si chiamano i luoghi di spaccio di favela – nel quartiere di Ropa Suja – panni sporchi, così si chiama il quartiere di Rocinha dove si dice si rifugino i banditi da dopo la pacificazione.
Una volta la boca de fumo non si nascondeva: era un banchetto di vendita in mezzo la strada, aperto anche alla luce del sole. Sul tavolo erano preparati ed esposti i sacchetti di marijuana e cocaina. Da dopo la pacificazione le boca de fumo sono nascoste ed itineranti, ora in Ropa Suja, ora nel quartiere Paula Brito, dietro alla scuola pubblica, ora in un altro luogo dove la polizia non è ancora penetrata. Per i consumatori ricchi del centro di Rio e per i turisti la pacificazione non ha portato molte novità: i primi continuano a chiamare il numero di telefono giusto, gli altri trovano tutto a Lapa con il rischio di essere saccheggiati. Se sei un abitante di favela, da una vita o per qualche mese, meglio evitare questi luoghi di notte perché è qui che di notte i giovani banditi passano armati: come quando armati potevano farsi vedere in strada anche di giorno, si muovono per preparare un assalto in centro o qualche altra missione. Non spareranno in favela a meno che, per cattiva sorte, non incontrino un poliziotto in giro di perlustrazione. L’incontro potrà innescare un sparatoria e potrà essere ucciso il bandito o il poliziotto. Nel caso muoia il poliziotto, il giorno dopo la notizia sarà pubblicata sui giornali, altrimenti non si saprà nulla e il corpo del ragazzo di favela sarà portato via di notte, in silenzio, perché nessuno sappia.
Saluti il sedicente bandito asserendo tutte le sue riflessioni sulla polizia e prosegui: questo cammino lungo la rua dois ti ha portato fin troppo lontano e può concludersi. Arrivi in fondo alla Rocinha, vicino alla passarela (il passaggio pedonale che fa da ponte alla strada che, dopo aver varcato un lungo tunnel e oltrepassato la collina dei due fratelli, porta a Rocinha arrivando dal centro). Ti fermi a un bar per lasciar decantare i pensieri. Il traffico è veloce, il bar è affollato, nel campo di calcetto in fondo c’è qualche bimbo che gioca. Sul bordo della strada di fronte a te c’è un posto di blocco della polizia. Fermano un ragazzo con un cappello bianco, vedi solo quello, perché un agente lo spinge di peso sul cofano della volante, in sei o sette lo spingono dentro all’auto e lo portano via. Attorno si è formata una piccola folla: si fermano a guardare l’arresto per non lasciare la polizia libera di commettere atti illeciti. Qualche amico o familiare del ragazzo si ferma a discutere, con tutta calma, con alcuni degli agenti. La fidanzata del ragazzo corre concitata a prendere un taxi, per inseguire la macchina della polizia fino al carcere, per assicurarsi che la volante non si fermi prima.
[…] che si avvicendano a partire dal beco do rato molhado per finire in roupa suja passando dalla rua dois; una barriera di grande umanità ha attraversato con riserbo le strade pulite e i grattacieli che […]
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