un impiegato in favela

Posts Tagged ‘favela Rocinha’

Mariana Hotel

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Oltre la favela Rocinha on 28 novembre 2013 at 22:08

Nella travessa da liberdade c’è tutto quello che mi serve. È una strada molto lunga, quindi non fa niente che non posso andare oltre alla fine che sta di là, e nemmeno oltre a quella che sta di qua. La mia casa è molto grande, e quando fa caldo c’è pure una piscina e un tubo che io e Joni usiamo per spruzzarci, e ci bagniamo tanto come quando andiamo alla spiaggia. Joni mi fa ridere quando è tutto bagnato e si strizza gli occhi. Leggi il seguito di questo post »

Flamengo campione tra gli spari

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Storie di Pacificazione on 28 novembre 2013 at 08:17

Stavo riportando una lettera di Marianina che seguirà, e mentre leggevo e riportavo, hanno sparato. Poi è cominciata la partita del Flamengo, la finale della coppa del Brasile, e hanno sparato, ed è partita la prima raffica di fuochi d’artificio per la partita: c’è chi esulta e c’è chi spara. I vicini hanno piazzato la televisione fuori stasera, e si guardano la partita e io, approfittando mio malgrado del loro apparecchio, ascolto da dietro la finestra il clamore dello stadio e i commenti gracchianti della vicina, e sparano. Un colpo d’arma da fuoco non si confonde con un’esplosione da fuoco d’artificio: capita e vola via. Fine del primo tempo, Leggi il seguito di questo post »

Caduta libera di alberi

In Finestra sulla favela Rocinha on 26 novembre 2013 at 15:55

Oggi è precipitato in mezzo alla strada un bellissimo albero la chioma del quale, da anni, fioriva all’incrocio tra la rua Dioneia, la estrada da Gávea, la rua quatro e la rua três, colorando e proteggendo i vicoli che da qui si diramano, i bimbi che risalgono e ridiscendono lo scivolo montato nella piazzetta, il posto di blocco della polizia che c’è e non c’è, e il pagode della domenica sera.

L’albero si è scagliato sul tetto di un autobus come atto di rivolta verso la recente riforma dei mezzi pubblici che  ha abolito i van, il furgoncino a misura di favela. Poi, piegandosi ad altezza d’uomo, ha tranciato i grovigli di cavi sottostanti, lasciando diversi quartieri senza energia elettrica, e quindi senza luce, senza internet e senza acqua calda, chissà per quanto tempo.

Le linee degli autobus sono state sospese, l’area immersa in una confusione di rami e foglie è stata delimitata con un nastro dentro al quale si sono appostati un paio di  militari armati di fucile, a proibire che gli abitanti varchino il limite.

Addio, albero protettore dalle radici stanche e dal tronco marcio. Leggi il seguito di questo post »

Matheus e la deriva dei continenti

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 23 novembre 2013 at 13:24

Il pollo allo spiedo lo gira, lo rigira, lo solleva e lo taglia un uomo piccolo, molto magro, con gli  zigomi sporgenti e le guance scavate, le orecchie e il naso allungati dall’età, pochi capelli a spazzola grigi e pochi denti; indossa sempre la stessa maglietta gialla con lo stemma del locale, troppo larga per lui; carica sulla schiena casse di birra senza smorfie e senza sospiri, con la rassegnazione che fa apparire l’azione senza sforzo. Qui, al ristorante del pollo allo spiedo, c’è la televisione appesa in alto, posizionata a metà tra i tavolini dentro e quelli fuori che invadono la estrada da Gávea, intralciando il passaggio di auto, moto, autobus, camion e pedoni. Quando c’è la partita del Flamengo il ristorante si riempie. Nel corso delle poche serate libere dal calcio, danno una telenovela di produzione brasiliana, molto popolare.

Le vicende si svolgono in salotti ampi, luminosi e ventilati, arredati di divani larghi e paffuti, e di lampadari enormi e luccicanti. Leggi il seguito di questo post »

Cavi d’alta tensione, ad altezza d’uomo tranquillo

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 18 novembre 2013 at 23:46

Tace il lampione all’angolo della rua dois e l’asfalto è preso d’assalto da una tempesta di scintille.

L’intreccio di cavi spessi e fini, dell’elettricità, del telefono e di internet, si aggancia alle prese d’aria degli autobus che allargano prima delle curve e restringono contro-mano per affrontare i tornanti, e li rallenta per una frazione di secondo. Per qualche istante, ogni autobus aggancia il groviglio di cavi che penzolano come liane, e fa tremare i pali appeso ai quali questo si raggomitola, e questi si flettono, resistono, e alla fine lasciano passare i mezzi, da accondiscendenti guardiani di una dogana che separa il nulla dal nulla; in mezzo una pioggia di scintille. Leggi il seguito di questo post »