È notte fonda dalle parti della piazzetta tra la rua 4 e la rua Dioneia di Rocinha, il pagode della domenica si è concluso e gli abitanti sono tornati alle loro abitazioni per qualche ora di sonno prima di svegliarsi per una giornata di lavoro duro o per una giornata di attesa con il bicchiere in mano. Il gringo che da qualche mese abita nella rua Dioneia si è fermato a giocare con i bimbi di strada: con l’altalena e a pega pega, che funziona così: tu corri per la piazzetta, sui marciapiedi e per strada, e devi scappare da chi ce l’ha, perché se ti tocca ce l’hai tu e sei tu a dover prendere gli altri. Per non farti prendere puoi salire i muri, strisciare sotto i cancelletti delle case, correre fortissimo lungo i vicoli bui e scoscesi. Tu puoi fare tutto questo, ma se lo fa anche un gringo adulto con te, i poliziotti che stanno sempre all’angolo con i fucili e con le pistole in mano si preoccupano, e, forse anche solo per noia, tirano fuori la pistola dalla fondina, si muovono coordinati, e, controllando in alto che qualcuno dalle finestre non si stia occupando di loro, vanno a chiedere al gringo che cosa stia facendo e gli chiedono i documenti, e in pochi minuti tutti i bambini di prima sono già scomparsi. Leggi il seguito di questo post »
Archive for the ‘Storie di Pacificazione’ Category
Una vita breve
In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 26 dicembre 2012 at 23:51Dalle parti di rua tres c’è una ragazza che sorride con gli occhi e quando sorride i suoi occhi risplendono di vita; ha la pelle olivastra e i capelli lunghi e ricci che risplendono al sole, e lei lascia che questi accarezzino le rotondità del suo petto, anch’esse piene di vita e fresche, quelle di una giovane donna che è stata bambina poco tempo fa. La rotondità prorompente dell’addome è quella di una giovane che sta per diventare mamma e se le chiedi quanti anni ha, ti sorride e ti dice che ne ha quattordici. Leggi il seguito di questo post »
Rua dois di notte
In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione, Strade di Rocinha on 2 dicembre 2012 at 19:50Il pagode è un genere di musica popolare che piace molto in favela, simile al samba per chi non è nato in Brasile o per chi non ha avuto modo di ascoltarlo spesso, racconta relazioni d’amore con toni maschilisti. Prima del processo di pacificazione (che ha visto l’entrata dell’esercito ufficiale in alcune favelas di Rio, a spodestare il controllo pluridecennale di quello dei narcotraffico) le manifestazioni di pagode hanno visto la partecipazione di interpreti di fama internazionale. Al termine del concerto negli auditorium o negli stadi della città del ceto medio, gli artisti si recavano in favela per divertirsi tutta la notte, per portare rispetto al popolo di favela, per onorare l’invito dei capi del narcotraffico. Le strade si affollavano e il traffico si fermava tutta la notte o fino al primo pomeriggio del giorno dopo, ma solo quello delle automobili e delle moto. Erano grandi feste di musica, sorrisi, abbracci, balli, birra, cachaça, marijuana e cocaina.
Da dopo la pacificazione le feste di pagode si sono fatte più rare e sono state ridimensionate perché gli eserciti del narcotraffico non possono più finanziarle. Di tanto in tanto sono le aziende private di servizi televisivi e di telefonia (la Sky, la Claro, la Vodafone, la TIM) a finanziarle, oppure, come nel caso del pagode che si svolge la sera di tutte le domeniche in piazzetta tra la rua 4 e la rua dioneia di Rocinha, sono gli abitanti stessi a fare colletta: due reais a testa per pagare i cantanti; il churrasco e la cerveja ognuno se li paga da sé.
Di domenica, la sera, puoi fermarti al pagode e poi, alla ricerca di un altro ritmo, puoi scendere per la rua tres, Leggi il seguito di questo post »
Racconti di polizia pacificatrice: Piranha!!!
In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 8 novembre 2012 at 23:53João, José, Jesus, Mané, Tião, Lelé, Xangô, Bené. Questi i nomi citati in un invito alla vita cantato da Seu Jorge. Questi i nomi che, affacciandosi alla finestra sulla favela, si sentono richiamare perché non siano citati i veri nomi delle persone che vivono ciò che si racconta. Le persone e le storie restano vere, i nomi sono quelli di Seu Jorge. I nomi quelli di una canzone, le storie quelle che si vedono dalla finestra. Affacciandosi alla finestra, questa notte, si sente chiamare il nome di Bené. Leggi il seguito di questo post »
Nei volti dei bimbi, speranze e disillusioni
In Finestra sulla favela Rocinha, Oltre la favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 29 luglio 2012 at 20:51Se ti capita di passare un sabato a Santa Teresa, quartiere di Rio de Janeiro bello e carioca nelle radici, dove puoi gustare la migliore feijoada della tua permanenza in Brasile; se ti capita di passeggiare per i luoghi di artigianato di questo quartiere e di sorridere nell’osservare il mezzo busto di legno che raffigura una ragazza di pelle nera che, con il viso appoggiato al palmo della mano, guarda il cielo trasognata e sospirante; se ti capita di passare per il parco delle rovine, dove visiti una casa diroccata che è stata uno dei principali centri della belle epoque carioca di fine ‘800; se questo tuo passaggio è stato preceduto dall’incontro di un giovane che ti fa da guida senza chiederti soldi, sostenendo di essere un’artista che non vende la sua arte e che riesce a vivere comunque arrangiandosi e ti viene in mente una scena di un film di Nanni Moretti; Leggi il seguito di questo post »




