
Ogni favela è resa carcere dall’emarginazione e ogni carcere è favela. Ecco il primo di una serie di quattro racconti tratti dalla visita ispettiva condotta il primo maggio 2011 presso il carcere di San Vittore dai già parlamentari radicali Rita Bernardini e Marco Perduca . In quell’occasione, avendo potuto partecipare alla visita in quanto attivista radicale e assistente di Bernardini e Perduca, avevo preso appunti utili alla redazione dell’interrogazione parlamentare – per la cronaca, come sempre rimasta senza la risposta che sarebbe stata d’obbligo da parte del Governo – che i due avrebbero fatto seguire. Ecco qui i miei personali ed emozionali resoconti che non sono da considerarsi esaustivi delle condizioni di violazione dei diritti nelle quali versavano e continuano a versare i detenuti nonché gli agenti di polizia penitenziaria e il personale delle carceri italiane – in questo caso di San Vittore, nel pieno centro di Milano –, a causa delle illegalità e delle dolose noncuranze perpetrate negli anni dalle istituzioni e da buona parte della classe politica dirigente. Per un’idea sistematica e approfondita su tale situazione, sarà sufficiente seguire Radio Radicale e in particolare la trasmissione Radio Carcere.
Finestra su San Vittore 1 di 4: Colombia
Braccio quinto, piano terra. Ecco le grigie sbarre , spesse e fredde. Dall’altra parte della prima grata alla quale ci affacciamo, un piccolo signore sui settanta si lamenta dei suoi problemi di asma: dice che il ridotto spazio vivibile ne provoca il costante peggioramento. Sono in tre a calpestare circa sette metri quadrati, saturi di letti e armadietti, scarafaggi, fiato, pelle e sudore. Si cura con le pillole che si compra da sé con una pensione di
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