un impiegato in favela

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L’uomo che guarda / Il seguito della storia

In Lookman, l'uomo che guarda on 24 giugno 2016 at 08:49

Di Lookman, di Un impiegato in favela

Stamattina mi ritrovo con la notizia che… ma procediamo con ordine. Te la ricordi la storia di Lookman, l’uomo che guarda? Se non te la ricordi, eccola qua sotto, riscritta, perché di tempo da allora ne è passato, e integrata con l’aggiornamento di questa mattina. Quello che non cambia è che anche oggi come allora, questa è una storia vera!

Lookman

L’uomo che guarda

Sierra Leone, Paese di pesca, palme, caju, manghi, mangrovie, aquile, championmango fly, falchi e avvoltoi. Il popolo sierraleonese prega, prega un solo dio: i cristiani condividono la moschea nella preghiera del venerdì, i musulmani partecipano alla messa della domenica; insieme in un solo ballo, in un solo canto. Un bimbo corre felice con un pesce più grande di lui tra le braccia, attraversa la strada asfaltata, si lancia lungo una scoscesa strada sterrata; nella penombra delle palme, dei banani e dei manghi, imbocca un groviglio di sentieri infangati, continua la corsa, attraversa il villaggio, si catapulta dentro a una casa dal tetto di zinco senza porte e senza finestre, appoggia il pesce sul tavolo di legno. Vede una bottiglia. Ha sete, l’afferra e ingolla una sorsata. Leggi il seguito di questo post »

Il nulla dalle macerie

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 22 settembre 2015 at 11:54

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Il nulla dalle macerie - Finestra sulla favela

– E lei, signora, come si chiama?

– Mujeh Conteh.

– Da quanto tempo vende bevande qui a Lumley beach?

– Diversi anni, my friend. Avevo anche un tetto, potevamo ripararci dalla pioggia, adesso uso questo tavolino e un ombrellone, e sto dietro al container per ripararmi dal vento. Quando vuoi metterti comodo, sei il benvenuto al mio tavolino.

– Grazie. E il tetto che fine ha fatto? Leggi il seguito di questo post »

Libera Freetown

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 20 settembre 2015 at 13:26

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

freetown la città libera

We go was ebola

Sciacqua via l’ebola, fa’ che l’ebola era

Liberaci dai monsoni e dalle macerie

Liberaci dagli stadi per gli sfollati

La città libera dall’alto è come il mercato della Sanni Abacha street: Leggi il seguito di questo post »

Monsoni e macerie

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 18 settembre 2015 at 18:51

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

monsoni e macerie

Un italiano e un sierraleonese commentano il nubifragio di mercoledì sedici settembre.

– E io che a settembre pensavo di essermela cavata. Poi ad agosto non ha neanche piovuto sempre… “sempre!”, dicevano, “pioverà giorno e notte!”, ribadivano ridendo di me che mi preoccupavo: “ma possibile che vada a piovere proprio tutti i giorni? Proprio tutti i giorni giorno e notte?” “Sì, sì, proprio tutti i giorni!”, e giù risate, “giorno e notte!”. Ridete, ridete… poi vedremo chi aveva ragione. E infatti, come volevasi dimostrare, ad agosto ha piovuto quasi sempre, ma non è che abbia piovuto proprio ogni giorno: quelle tre o quattro giornate di pieno sole ci sono pure state. “Sarà stato un agosto clemente di pioggia. Mi è andata bene”, mi dicevo che intanto si era fatto l’inizio di settembre, “e quelli là che ridevano, come al solito, esageravano”. A settembre inoltrato ho capito dove stava l’inghippo: quelli là che ridevano di me si confondevano, sì, si sbagliavano… ma confondevano agosto con settembre.

– Agosto o settembre che sia, ieri è arrivato il monsone, e dicono che resterà per cinque giorni, la città si è bloccata.

– Ieri, dal balcone, si vedevano il cielo e la terra comunicare con un muro d’acqua, gli alberi si chinavano umiliati. È arrivata a Leggi il seguito di questo post »

La moschea di Gheddafi

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 6 settembre 2015 at 12:46

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Perché hai pianto la prima volta?

Perché sei nato?

Per un giocattolo rotto?

Per un ginocchio sbucciato?

Per un abbraccio negato?

Per un bacio mai dato?

Per un cazzotto incassato?

Per un braccio spezzato?

Per un calcio di fucile nei denti?

Per l’auto esplosa?

Per essere dovuto scappare?

Per casa tua carbonizzata?

Per tua figlia carbonizzata?

undici settembre la moschea di gheddafi sierra leone

– Che cos’è questa cosa? Puoi spegnere la radio, Madieu?

– Ahahah! È una canzone molto popolare, di un gruppo sudafricano, fa: “perché hai pianto la prima volta?”. A me piace ridere comunque. Spengo.

Madieu ha una risata dirompente. Ogni volta che si legge “ahahah” tra le righe di Madieu, bisogna immaginarsi il suo volto rotondo arricciarsi all’improvviso al confine delle sue grandi narici come se si sforzasse invano di trattenere una bolla di felicità che, rilasciata dal petto generoso, presa velocità lungo la trachea, è decollata da quel volto prima arricciato che ora si espande di stupore e divertimento.

– Che cos’è quella cupola, Madieu?

– È la moschea di Gheddafi. L’ha donata al Leggi il seguito di questo post »