Finestra su Haiti, di Pollyanna in favela

Torno da Haiti un po’ meno Pollyanna.
Non è facile raccontare cos’è Haiti e come ti travolga, infilandosi sotto la pelle come una minuscola scheggia che lì resterà, nell’impossibilità per il tuo corpo di espellerla, perché, tutto sommato, è qualcosa con cui si riesce a convivere.
Ma ci vuole tempo per adattarsi. E inaspettatamente ti ci scontri e i ricordi riaffiorano. Succede sempre.
In quasi due anni di vita ad Haiti, ho visto cosa voglia dire morire di fame, essere trascinati via dalla corrente impetuosa, perdere la propria famiglia a causa dei conflitti tra bande, ritrovare la propria casa distrutta e non sapere dove andare, avere i piedi di polvere e sangue, essere bruciati vivi per un raffreddore sospetto, prostituirsi per comprare medicine, morire per un rituale vudù.
Tante piccole schegge per chi fa da spettatore. Lacerazioni dell’anima per chi le vive.
Haiti è sofferenza e disillusione, ma anche resistenza, coraggio e adattamento.
Tutti gli Haitiani che ho conosciuto hanno almeno due “lavori” e sanno improvvisarsi piccoli commercianti, guide turistiche, elettricisti, camerieri, muratori, artigiani… sapersi arrangiare è una professione a tutti gli effetti e bisogna essere pronti ad accogliere ogni opportunità.
Haiti mi ha offerto spunti di riflessione interiore, autocritica e crescita personale: io non riuscirei a trovare la giusta forza e l’orgoglio per combattere quella quotidianità così tagliente.
Sono fortunata a essere nata nella parte ricca del mondo, dove, a dar retta alle recenti pubblicità, dovrei fare la rivoluzione solo per decidere quale sia lo shampoo migliore per capelli crespi.
Il lavoro del cooperante è estremo e ti ricorda quali siano le priorità… e quando stai sistemando i vestiti nel tuo bell’armadio, riponendo la spesa nel frigorifero, accendendo il riscaldamento o il condizionatore, guidando su una strada asfaltata e con il guardrail, guardando la tv o videochiamando… quelle schegge pulsano e ti elettrizzano.
E ti riportano alla mente gli eroi che hai conosciuto e che dedicano ogni giorno al loro Paese e alle loro comunità. Perché, sì, ci sono talmente tanti problemi che ci si sente soccombere, ma da qualche parte bisognerà pur continuare. Perché è una goccia nel mare… ma è sempre una goccia e forse a qualcuno arriverà.