Finestra su Haiti, di Pollyanna in favela

La traduzione letterale è “appiccicato, incollato, scotto”. Insomma, per una buona forchetta italiana come me, qualcosa che suona come poco invitante, ma il riz collé in realtà è riso con fagioli, il piatto nazionale per ogni haitiano che si rispetti.
Sommergetelo di lasagne, gnocchi, aragoste, capretti o polletti, ma se non trova il riso a tavola, l’haitiano non lo considera un vero pasto. E si lamenta!
Ad Haiti la questione “riso” è piuttosto delicata, visto che la sua coltivazione rappresenta la base della produzione agricola nazionale ma non è affiancata da politiche agricole sapienti e lungimiranti. Un agricoltore non è mai proprietario del campo che coltiva e guadagna 385 Gourdes al giorno per il suo lavoro. “Come faccio a vivere con 110 euro al mese? Tanto vale comprare il riso importato dagli States, detassato e sottocosto, e quindi rivenderlo. Non mi spacco la schiena, non resto tutto il giorno con i piedi nell’acqua, non mi faccio sfruttare dal proprietario della terra e non dipendo dai capricci del clima. Qui funziona tutto al contrario”.