un impiegato in favela

TAP TAP, in viaggio ad Haiti

In Finestra su Haiti on 19 marzo 2020 at 12:38

Finestra su Haiti, di Pollyanna in favela

Ti lanci in mezzo alla strada e cerchi di farlo rallentare. Solo dopo chiedi dov’è diretto e quanto devi pagare per farti lasciare alla tua destinazione. “Sali Sali, al massimo scendi al bivio e aspetti che ne passi un altro!”

Niente stazioni, marciapiedi, fermate segnalate. Niente indicazioni luminose o un qualsiasi indizio che ti possa aiutare a capire quale TAP TAP prendere.

Il trasporto locale ad Haiti funziona così:

è caotico, improvvisato, ammassato e spericolato.

Non sono autobus, nemmeno taxi, sono pick-up sventrati e ricostruiti, carcasse resuscitate, dei Frankenstein della meccanica; contro ogni legge della fisica e del buonsenso. E poi colorati. La maggior parte delle decorazioni invoca la protezione divina, chi ha più spazio sulla fiancata rappresenta intere scene bibliche. Perché se hai dalla tua parte l’Infinito, poco importa che carichi venti persone in uno spazio per dieci o se tra l’immondizia che trasporti fai salire dei bambini; nemmeno se i fili della luce, tesi sopra la strada, possono dare una scarica elettrica a chi voleva prendere un po’ di vento e viaggiare sulla carrozzeria, tantomeno se in un tornante il peso del carico ti fa ribaltare.

Perché in ogni caso, non sai quando, non sai come, non sai dove, ma qualcuno arriverà.

Ti va di saltare su un TAP TAP e fare un viaggio alla scoperta di Haiti?

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