Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela
Non esco mai, sto sempre affacciata alla finestra. Per mangiare, a pranzo, posso scegliere tra: riso con foglie di patata e pollo, riso con krain krain e pollo, riso con stufato di arachidi e pollo, riso con foglie di cassava e pollo, riso con stufato di okra e pollo, riso e fagioli e pollo, riso al curry e pollo, riso jollof e pesce, oppure pollo. Il riso jollof è arancione, è fatto con tutte le spezie del mondo, il krain krain è una pianta della quale si cucinano le foglie, la cassava è una radice, tipo la manioca; l’okra è il gombo, e che cos’è il gombo te lo trovi da te, non ho tempo, devo tornare ad affacciarmi alla finestra.
Sono piatti abbondanti e non sono per tutti. C’è chi si accontenta di addentare uno spiedino di capra o di pollo, o di succhiare un mango. Chi ha la possibilità, si fa il barracuda. Non tutti hanno tutti i giorni il contorno per il riso, non tutti mangiano tutti i giorni, ed è per questo che laggiù a Waterloo, là dove sbarcarono i primi schiavi liberati dalle Americhe, e poi i profughi della guerra di Liberia, e poi quelli della guerra civile sierraleonese, e poi quelli del colera e quelli dell’ebola, si è creata una fila di bambini con i loro tutori, che se tutto va bene tra qualche giorno riceveranno da COOPI pacchi di cibo per il loro sostentamento, per un sollievo, almeno per qualche tempo. Dalla Finestra si vedrà che cosa succede.
Ecco qui cento pranzi e qualche volto:
Dedicato a Pico, affezionato alla Finestra sulla favela e alla cucina (buona o non buona che sia).