un impiegato in favela

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Il pozzo di Waterloo

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 7 Maggio 2015 at 18:06

Il pozzo di Waterloo

Yes sir, più avanti, ancor di più, dove finiscono le strade gremite di rumori di Freetown, sir. Oltre la strada asfaltata, oltre la Spur Road, la Congo Cross, il parco degli Scimpanzé e Regent, più avanti ancora, superando perfino quei posti laggiù, dove le colline dalle cime arrotondate si confondono tra le palme e la foschia, e si alternano alle vallate solcate dai rigagnoli lungo i quali la gente lava il bucato e lo stende sulle pietre, là dove adesso che c’è l’ebola le miniere hanno dovuto chiudere, ma forse di notte qualcuna ancora funziona; ecco sir, proprio laggiù, in corrispondenza del bivio Kissy-Waterloo, vicino a dove le mura grigie e il filo spinato cingono il vecchio campo profughi, che circondiamo dei nostri tettucci di legno e zinco sotto ai quali vendiamo quello che possiamo, là dove nuvole di polvere rossa si sollevano da terra, e adesso, dopo tanto tempo, i bambini escono felici dalla scuola e vanno a casa salterellando, sir, con la camicia bianca e i pantaloni azzurri o la gonna azzurra, felici di aver passato la mattinata a intonare cori diretti dalla maestra; laggiù, nella Western Area rurale, abbiamo trovato una falda acquifera, sir. In profondità, sir, Leggi il seguito di questo post »

Il matrimonio di Aminata e Amadu

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 3 Maggio 2015 at 16:48

Il matrimonio di Aminata e Amadu

La mia canzone preferita è quella che fa: “Showers of blessings, showers of blessings we need, mercy drops round a falling, but for the showers we plead”. La canto molto bene.

Oggi ho indossato il vestito da sposa, ma non mi sono sposata io perché sono ancora piccola. Oggi per me era solo per finta. Ci sono bambine che si sposano da piccole per davvero, ma non sarò io: non sarò una piccola sposa, ma solo quella che fa la parte della sposa da piccola. Ho il vestito da sposa, di fianco a me siede un bambino che fa la parte del marito da piccolo, indosso l’abito bianco della mia misura, un abito bianco per una bambina. È un ruolo molto importante, e anche se è un po’ noioso stare seduti qui tutto il tempo, io lo faccio lo stesso. Tanto ci sarà la musica e si ballerà, e poi è solo per un giorno, e poi è per un giorno importante: la zia Aminata e lo zio Amadu si sposano. Così ho potuto indossare un abito da sposa bianco, bellissimo: così belli non ne ho mai indossati. Altri bambini hanno indossato abiti viola, ma il mio era più bello: era bianco come quello della sposa. I grandi invece si sono vestiti con abiti dai disegni tutti intrecciati, rotondi e divertenti; viola e bianchi se erano Leggi il seguito di questo post »

Pinky scala la Sugar Loaf Mountain

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 28 aprile 2015 at 10:16

27 aprile 2015: giorno dell’Indipendenza della Sierra Leone, ottenuta solo 54 anni fa, dopo essere stata da sempre colonia della Gran Bretagna. Dopo ci fu la guerra, dopo ci fu l’Ebola. Per festeggiare l’anniversario dell’Indipendenza, nella Western Area è tradizione scalare la collina alle spalle di Freetown chiamata Sugar Loaf (Pan di Zucchero, proprio come quella di Rio, che infatti ha lineamenti non poi tanto diversi). Scalando la Sugar Loaf, la Finestra si è imbattuta in Pinky, una bimba vestita di rosa che ha voluto raccontare la sua storia alla Finestra. Ci siamo incrociati e abbiamo festeggiato insieme il giorno dell’indipendenza e i due giorni consecutivi a zero nuovi casi di ebola in tutta la Sierra Leone che si sono verificati il 25 e il 26 aprile.

Sierra Leone So far So good Sugar Loaf

Sì, si chiama così, la collina, Sugar Loaf, e io invece mi chiamo Pinky! Mi chiamo Pinky perché mi piace il rosa, e infatti vedi che ho la maglietta rosa? Sugar Loaf invece si chiama così perché ha la forma di un panetto di zucchero. Come? Anche in Brasile? Questo non lo so, Sir, te lo dico domani. Ma secondo me è bene che questa collina si chiami panetto di zucchero, infatti scalarla è abbastanza faticoso, e all’inizio ci sono gli alberi bruciati: li bruciano per costruirci le case o per farci il carbone, e Jacob mi ha detto che non si dovrebbe, e non si dovrebbe se sei molto ricco e puoi fare una casa, e non si dovrebbe se sei molto povero e non hai il carbone per cuocerti il riso, così dice Jacob; è faticoso e non è sempre bello, ma quando arrivi in cima c’è un bel panorama su tutte le colline della Sierra Leone, tutte tuttissime!, le vedi fin là in fondo dove fa foschia e  le cime rotonde si sovrappongono l’una all’altra; e quando arrivi su, canti e ti dimentichi tutte le cose brutte e ti dimentichi le cose che ti hanno fatto stare male durante l’anno, perché le hai lasciate giù, a valle, le cose che ti hanno fatto stare male, e sono precipitate giù chiuse in una goccia di sudore, oppure se le sono succhiate gli insetti della foresta, oppure si sono incastrate nelle spine degli alberi con le spine. Ci sono gli alberi con le spine, e ci sono gli insetti, sì, e ci sono le scimmie, ma per fortuna stanno lontane da  noi perché avrei paura; queste che senti, Sir, non sono le urla di una scimmia vera: è Jacob che vuole farmi paura, ma io non ci casco.

L’anno scorso, quando siamo saliti l’ultima volta, a pensarci bene, Leggi il seguito di questo post »

Folis e gli elefanti

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 27 aprile 2015 at 08:58

folis e gli elefanti

Ho studiato, Sir, ho studiato. Ho appena preso il diploma, in scienze e matematica, ma trovare il lavoro, Sir, è molto difficile. Ne uscirò, ne uscirò con il mio fratello più piccolo e la mia sorella piccola, e mia mamma che ha 82 anni, Sir. 82! Glielo scrivo sulla sabbia, caso mai non avesse inteso: 82. Durante la guerra sono stato in Guinea. Parlo il francese, là ho imparato il francese. Siamo scappati in Guinea perché qui ci facevano fuori tutti, Sir. Dia un occhio a questo quadretto, Sir, è scolpito nel legno e le decorazioni sono fatte con sabbia e semi… Ci siamo separati, Sir. Durante la guerra ho perso mio padre e mio fratello più grande. Non li ho più visti, poi ho saputo che erano morti.

Per fortuna, Sir, quando sono tornato dalla Guinea Leggi il seguito di questo post »

Il volo dei quasi aironi

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 24 aprile 2015 at 19:05
Mare amaro - olio su tela 1991 di Nicola Amato (su segnalazione di Rossella Speranza)

Mare amaro – olio su tela 1991 di Nicola Amato (su segnalazione di Rossella Speranza)

“Uuh guarda che bello, sembra di rivedere il gorilla nella nebbia, con la foschia e le mangrovie che emergono dal delta del  fiume. E guarda, guarda! Lì stanno anche gli aironi! No, forse non sono proprio aironi, ma ci vanno vicino, diciamo che sono quasi aironi. Quello che so è che al tramonto, alla fine di una giornata di pesca o di pigro riposo sospesi tra due rami e un ciuffetto di foglie, i quasi aironi prendono il volo alla destra del sole cadente, tutti assieme: chi a stormi di cinque o sei, chi in coppia, chi in completa solitudine; chi in un modo chi nell’altro, alla stessa ora si ergono in volo e seguono la stessa direzione.

All’alba volano allo stesso modo, ma nel verso contrario.

Questo hanno continuato a fare, i quasi aironi; questo hanno continuato a fare anche per tutto il tempo dell’ebola, e anche per questi altri tempi che Leggi il seguito di questo post »