un impiegato in favela

Posts Tagged ‘amarildo’

Gleice Oliveira, 18 anni: nuova violenza subita in Rocinha

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Storie di Pacificazione on 7 marzo 2014 at 08:52

Gleice Oliveira, 18 anni

È successo anche questo, in Rocinha, nei giorni scorsi: le sfilate, le baterias di favela; poi, una sera, la polizia ha imposto di chiudere una festa di Carnevale perché qualcuno aveva acceso una comune rissa e per chissà quale altra ragione, scatenando così una manifestazione che ha visto gli abitanti bloccare la estrada Lagoa-Barra, che, provenendo dal centro, passa sotto alla Rocinha. La protesta ha eccitato i banditi, i meninos, e da ciò si è innescata un’intensa sparatoria tra questi e la polizia. Abitanti in festa venivano fermati dai battaglioni speciali della BOPE per perquisizioni; gli veniva puntato contro il fucile con arroganza perché alzassero la maglietta e mostrassero di non essere armati. Poi, una notte nel corso della quale tutta la città di Rio era in festa, favela Rocinha inclusa, una ragazzina è scomparsa. Il ritrovamento del suo corpo, avvenuto nelle ore a seguire nel bagno di un bar con la serranda sbarrata, ha rivelato che era stata stuprata e uccisa.

Gleice Oliveira aveva 18 anni e un figlio di 2. Leggi il seguito di questo post »

I due fratelli

In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 3 novembre 2013 at 18:29

I due fratelli visti da Ipanema, da Antonio Spirito (i suoi riferimenti in “Contatti e accrediti”)

Quando  un riflesso scuro compare sul viso di Wellington, il bimbo che vive nel beco do rato molhado, sul suo volto si riflette il suo futuro più probabile. Con gli occhi opachi e concentrati, fissi su un angolo apparentemente insignificante del vicolo, le sopracciglia corrucciate, le labbra serrate e tristi, la pelle dal colore malsano, prende il volto di chi ha paura di qualcuno o di qualcosa che potrebbe giungere da dietro l’angolo, di chi sa che potrebbe perdere la vita tra un istante e che, in nome della vita,  resta e lotta; prende le sembianze di un essere selvaggio che  scruta tra le fronde della foresta un possibile pericolo o una preda, e di un giovane soldato armato di Roupa Suja che fa la vedetta, seduto all’angolo di una boca de fumo ad aspettare il nulla o la morte. Quando sul volto di Wellington batte questo riflesso, per ingannare la mia, di paura, mi affretto a prenderlo in braccio e a farlo volare, di modo che spieghi la sua bocca larga dai denti storti, e liberi la sua risata emozionata; allora la luce dell’infanzia torna sul suo volto, e Wellington torna a vivere. Leggi il seguito di questo post »