un impiegato in favela

Archive for the ‘Finestra sulla favela Rocinha’ Category

Nel frattempo nella favela Rocinha…

In Finestra sulla favela Rocinha, Il libro della Finestra on 15 Maggio 2016 at 21:36

Da Finestra sulla favela (Rocinha), di Un impiegato in favela

Nel frattempo in favela Rocinha - Garagem das letras (1)

Questa è una storia cominciata tanto tempo fa, e qualche tempo fa anche Finestra sulla favela l’ha incrociata. Si raccontava di Leggi il seguito di questo post »

La combriccola (per Antonio Spirito)

In Ad Antonio Spirito, Finestra sulla favela Rocinha, Il libro della Finestra on 11 febbraio 2016 at 18:56
(foto di Antonio Spirito)

(foto di Antonio Spirito)

Non c’è niente da fare, l’età migliore, qui da noi, è quella in cui ciabatti qua e là trattenendo salde le infradito tra il pollicione e il ditino, quella in cui ti lanci su e giù per le scalinate, umide e polverose, tanto alte da dovertici arrampicare o dai gradini tanto sottili sottili da dover stare attento a non capitombolare con tutte le ciabattine; quella in cui cerchi una palla e una piazzetta per una partitella o una rampa di cemento per farne uno scivolo, a bordo di una bottiglietta di plastica accartocciata. Eh sì, l’età che preferisco è proprio quella in cui, no, a scuola no che non ci vai, e ridi, lanci i sassi ai cani che scappano facendo iiih iiih iiiih, tormenti gli uomini magri disastrati, dalla faccia bitorzoluta, fino a che non si risvegliano dal loro torpore di ubriaconi, tutti puzzolenti, per minacciarti col bastone e brontolare, inciampare e cadere a terra, per poi rialzarsi a scacciare mostri che vedono solo loro. L’età più bella è quella in cui, poi, agguanti un autobus al volo e scendi subito, alla fermata dopo, senza farti accorgere dal cobrador, e chiedi a un gringo i soldi per un açaí e, se te li dà bene, sennò torni con gli amici a correre in mezzo alla estrada da Gavéa senza farti centrare dai mototaxi; è l’età in cui poi risali le scalinate per raggiungere la rua um, dove ci sono i meninos armati che ti richiamano e ti dicono cose gentili. È la più bella anche perché puoi cercarti una mazza, un bastone, qualcosa, e vai a rompere le teste giganti e imbrillantinate dei playboy che stanno sui manifesti e ti chiedono di votare per loro. Ma il momento migliore dell’età più bella è quando torni a casa e qualcuno te l’ha preparato, un piatto di riso e fagioli… mmmmh, eu gosto de feijão!… questa è l’età migliore; l’età migliore è la nostra.

Sì, perché quelli più piccoli di noi, Leggi il seguito di questo post »

Il sogno di A (per Antonio Spirito)

In Ad Antonio Spirito, Finestra sulla favela Rocinha, Il libro della Finestra on 4 febbraio 2016 at 09:15
Il sogno di A - per Antonio Spirito

(foto di Antonio Spirito)

C’era una volta il quindicenne A, che aveva vissuto tutta la sua vita nel mezzo di un groviglio di vicoletti sgocciolanti che si contorcevano in scale sgangherate che decine e decine di bimbi risalivano e ridiscendevano in ciabattine, pantaloncini e maglietta; si contorcevano e si aggrovigliavano, i vicoli, fino a sfociare in una piccola piazza. Se arrivavi da dove la domenica sera si suonava e si ballava il pagode, dalla cima della coloratissima Rua Quatro, a metà della collina: non ancora lassù, dove i mattoni e il cemento cedevano gradualmente a tronchi e radici che suggerivano le intricate oscurità della foresta tropicale più fitta; ben distante da laggiù, dove una larga strada asfaltata univa Leblon a São Conrado e São Conrado a Barra e separava il popolo di favela dal resto del mondo, se arrivavi da qui, dal cuore della favela Rocinha, alla piazzetta accedevi giù per una scalinata stretta e ripida, affiancata da un raro passamano di ferro fatto montare da Nando, che proprio qui, in cima ai gradini, gestiva una scuola per bimbi. Presso la piazzetta, dopo i vicoli, le braccia di chi la raggiungeva all’improvviso sentivano di potersi esprimere nella loro massima estensione, i polmoni di potersi finalmente liberare in un respiro leggero; eppure chi avesse compiuto quest’impresa non si sarebbe certo ritrovato al centro di un enorme spazio: in alto un pezzo di cielo, su un lato una muraglia grigia che si dischiudeva in un tunnel basso e stretto che ti avrebbe accompagnato verso nuove ristrettezze simili alle precedenti, poi la roccia stessa della collina a chiudere l’altro lato e a fare da fondamenta a grigi pilastri martoriati da spuntoni di ruggine, poi, sulla cima dei pilastri, indecisi pavimenti e tremanti pareti a confezionare stanzette affollate dall’anima di mattonato rosso e calce sgretolata, infine un’altra stretta scalinata proiettata verso chissà quali nuove aggrovigliate destinazioni. Qui, in questa piazzetta e nei vicoli attorno, il quindicenne A aveva snocciolato ogni singola giornata dei suoi quindici anni di vita di favela. Leggi il seguito di questo post »

Ad Antonio Spirito

In Ad Antonio Spirito, Finestra sulla favela Rocinha, Il libro della Finestra on 27 gennaio 2016 at 16:41
(Foto di Antonio Spirito)

(Foto di Antonio Spirito)

Non credo all’esistenza del Paradiso, o quanto meno non credo che esista un luogo oltre la vita, sopra le nuvole, un luogo ultraterreno dove ci rechiamo dopo la morte, che si possa vedere con gli occhi, più o meno toccare con le mani. Non credo che Antonio Spirito, che ci ha lasciato questa settimana, ci stia osservando da lì né da qualsiasi altro luogo. Non credo che stia da qualche parte a fotografare David Bowie che canta per gli angeli. Sì, però non credo neanche che le parole “esistenza” e “vita” si possano o si debbano associare solo a qualcosa di strettamente materiale. Esistono e vivono i ricordi, esistono e vivono le immagini. Antonio, non credo al Paradiso ma so di non sapere e so che potrei sbagliarmi. Così adesso nel dubbio, se me lo concedi, ti darò del tu per condividere qualcosa di te con chi si affaccia alla Finestra, alla TUA finestra. Sì, perché Leggi il seguito di questo post »

Invito ad aprire la Finestra

In Finestra sulla favela Rocinha, Il libro della Finestra on 22 gennaio 2016 at 14:00

Il libro della Finestra

Finestra sulla favela Racconti e immagini dalla Rocinha di Rio: un invito

 

Guardo tutto dall’alto, dalla mia finestra, una delle migliaia finestre che danno sulla favela, e non mi intrometto. Invece nel palazzo di fronte, dall’altra parte della strada, se ne sta affacciato un viso magro e nero come il mio che si distingue dalla notte per il grigio della testa canuta, il rosso degli occhi gonfi di alcol e il giallo dei denti consumati. Mi pare di guardarmi allo specchio. Non avevo mai visto quel signore prima. Chissà che storia ha, avremo forse condiviso il viaggio dal Ceará, cinquant’anni fa. Anche quel signore ha seguito la scena che un bimbo e un gringo hanno interpretato in un vicolo deserto, però lui, con le braccia appoggiate al davanzale e il petto dalla pelle stanca, invita il gringo a mettersi tranquillo e a lasciar andare, lascia andare, gringo, e gli sussurra con voce sospirata e rauca: Leggi il seguito di questo post »