Non c’è niente da fare, l’età migliore, qui da noi, è quella in cui ciabatti qua e là trattenendo salde le infradito tra il pollicione e il ditino, quella in cui ti lanci su e giù per le scalinate, umide e polverose, tanto alte da dovertici arrampicare o dai gradini tanto sottili sottili da dover stare attento a non capitombolare con tutte le ciabattine; quella in cui cerchi una palla e una piazzetta per una partitella o una rampa di cemento per farne uno scivolo, a bordo di una bottiglietta di plastica accartocciata. Eh sì, l’età che preferisco è proprio quella in cui, no, a scuola no che non ci vai, e ridi, lanci i sassi ai cani che scappano facendo iiih iiih iiiih, tormenti gli uomini magri disastrati, dalla faccia bitorzoluta, fino a che non si risvegliano dal loro torpore di ubriaconi, tutti puzzolenti, per minacciarti col bastone e brontolare, inciampare e cadere a terra, per poi rialzarsi a scacciare mostri che vedono solo loro. L’età più bella è quella in cui, poi, agguanti un autobus al volo e scendi subito, alla fermata dopo, senza farti accorgere dal cobrador, e chiedi a un gringo i soldi per un açaí e, se te li dà bene, sennò torni con gli amici a correre in mezzo alla estrada da Gavéa senza farti centrare dai mototaxi; è l’età in cui poi risali le scalinate per raggiungere la rua um, dove ci sono i meninos armati che ti richiamano e ti dicono cose gentili. È la più bella anche perché puoi cercarti una mazza, un bastone, qualcosa, e vai a rompere le teste giganti e imbrillantinate dei playboy che stanno sui manifesti e ti chiedono di votare per loro. Ma il momento migliore dell’età più bella è quando torni a casa e qualcuno te l’ha preparato, un piatto di riso e fagioli… mmmmh, eu gosto de feijão!… questa è l’età migliore; l’età migliore è la nostra.
Sì, perché quelli più piccoli di noi, Leggi il seguito di questo post »