un impiegato in favela

Archive for the ‘Finestra sulla favela Rocinha’ Category

Caduta libera di alberi

In Finestra sulla favela Rocinha on 26 novembre 2013 at 15:55

Oggi è precipitato in mezzo alla strada un bellissimo albero la chioma del quale, da anni, fioriva all’incrocio tra la rua Dioneia, la estrada da Gávea, la rua quatro e la rua três, colorando e proteggendo i vicoli che da qui si diramano, i bimbi che risalgono e ridiscendono lo scivolo montato nella piazzetta, il posto di blocco della polizia che c’è e non c’è, e il pagode della domenica sera.

L’albero si è scagliato sul tetto di un autobus come atto di rivolta verso la recente riforma dei mezzi pubblici che  ha abolito i van, il furgoncino a misura di favela. Poi, piegandosi ad altezza d’uomo, ha tranciato i grovigli di cavi sottostanti, lasciando diversi quartieri senza energia elettrica, e quindi senza luce, senza internet e senza acqua calda, chissà per quanto tempo.

Le linee degli autobus sono state sospese, l’area immersa in una confusione di rami e foglie è stata delimitata con un nastro dentro al quale si sono appostati un paio di  militari armati di fucile, a proibire che gli abitanti varchino il limite.

Addio, albero protettore dalle radici stanche e dal tronco marcio. Leggi il seguito di questo post »

Matheus e la deriva dei continenti

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 23 novembre 2013 at 13:24

Il pollo allo spiedo lo gira, lo rigira, lo solleva e lo taglia un uomo piccolo, molto magro, con gli  zigomi sporgenti e le guance scavate, le orecchie e il naso allungati dall’età, pochi capelli a spazzola grigi e pochi denti; indossa sempre la stessa maglietta gialla con lo stemma del locale, troppo larga per lui; carica sulla schiena casse di birra senza smorfie e senza sospiri, con la rassegnazione che fa apparire l’azione senza sforzo. Qui, al ristorante del pollo allo spiedo, c’è la televisione appesa in alto, posizionata a metà tra i tavolini dentro e quelli fuori che invadono la estrada da Gávea, intralciando il passaggio di auto, moto, autobus, camion e pedoni. Quando c’è la partita del Flamengo il ristorante si riempie. Nel corso delle poche serate libere dal calcio, danno una telenovela di produzione brasiliana, molto popolare.

Le vicende si svolgono in salotti ampi, luminosi e ventilati, arredati di divani larghi e paffuti, e di lampadari enormi e luccicanti. Leggi il seguito di questo post »

Cavi d’alta tensione, ad altezza d’uomo tranquillo

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 18 novembre 2013 at 23:46

Tace il lampione all’angolo della rua dois e l’asfalto è preso d’assalto da una tempesta di scintille.

L’intreccio di cavi spessi e fini, dell’elettricità, del telefono e di internet, si aggancia alle prese d’aria degli autobus che allargano prima delle curve e restringono contro-mano per affrontare i tornanti, e li rallenta per una frazione di secondo. Per qualche istante, ogni autobus aggancia il groviglio di cavi che penzolano come liane, e fa tremare i pali appeso ai quali questo si raggomitola, e questi si flettono, resistono, e alla fine lasciano passare i mezzi, da accondiscendenti guardiani di una dogana che separa il nulla dal nulla; in mezzo una pioggia di scintille. Leggi il seguito di questo post »

Intervista a un saggio bimbo di favela #StayAnimalSpirit

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 15 novembre 2013 at 10:47

Chi sei?

Sono Thiago. Ho otto anni. Tu chi sei lo so già, sei un gringo! – rispose alla mia prima domanda il bimbo  che avevo scelto per l’intervista tra i tanti che salterellavano per i vicoli della favela Rocinha in pantaloncini, havaianas e con il sorriso sul volto.

Cosa fai? Leggi il seguito di questo post »

Uomo delle discariche vs. Seu Moacir

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 14 novembre 2013 at 23:56

Il ristorante verde è il mio ristorante preferito perché ha le pareti verdi, è grande, ha molti tavoli, è aperto quasi tutte le sere fino a tardi, una volta era abbastanza economico (ora meno, ma sarà che sono io che ho meno soldi), servono l’Itaipava e non solo l’Antarctica, e non stai seduto sul marciapiede ma neanche ti viene negata la vista di quanto avviene fuori. La parete esterna è aperta per metà, con un muricciolo che quando sei seduto ti arriva all’altezza del petto, e sopra al muricciolo c’è una fila di travi di legno orizzontali che si alternano con spazi vuoti per consentirti di vedere fuori. Ci vedi passare gli autobus che si fermano proprio davanti a te, con i passeggeri che a volte hanno il viso allegro, a volte pensieroso, e se ti conoscono, che prima fossero allegri o pensierosi, spiegano il sorriso e si sbracciano per salutarti, e tu fai lo stesso con loro, che tu fossi allegro o pensieroso prima di vederli. Insomma, una finestra sulla favela, e una finestra della favela su di te; e infatti succede che la favela è anche dentro e non solo fuori, e che quella che è fuori si alterna con quella che è dentro, entrando e uscendo. Leggi il seguito di questo post »