Chi viene da fuori è subito identificato dai bambini della favela come colui che può dare – quando, di contro, verso nessuno degli abitanti ordinari possono avere la stessa pretesa -, ma non è detto che lo straniero possa farlo effettivamente: se dai due reais a un bimbo dovresti farlo con tutti e non sarebbe facile spiegare il motivo per cui a uno sì e agli altri no. Anche per una questione di responsabilizzazione, meglio un gesto di attenzione e di affetto, o una lezione di italiano o di geografia che possa essere loro utile per pensare di costruirsi un futuro in modo indipendente. Tuttavia, in una bella domenica di sole, se ci si sente in vacanza davanti al mare, alle colline e al cielo di Rio de Janerio, si può fare un eccezione. Così ci si ritrova al tavolo di un chiosco sul lungomare in compagnia di Davide e Junino che si arrampicano felici sul formaggio filante di un cheeseburger diviso a metà e si tuffano in un bicchiere di coca cola.
Quando è domenica gli abitanti della favela stanno davanti a casa per una giornata a base di sole, churrascos, musica e cerveja; una giornata che può andare avanti fino alla mattina dopo; oppure, i più attivi, soprattutto i giovani e i bambini, quelli che ancora non hanno deciso che il mondo fuori non è stato fatto per loro, decidono di oltrepassare il muro virtuale che circonda la favela e di scendere fino alla spiaggia di São Conrado per un bagno. Ad agosto è inverno sotto l’equatore e tramonta intorno alle cinque del pomeriggio, ma nella spiaggia di São Conrado la giornata di mare finisce alle tre e mezza quattro perché i raggi di sole a quest’ora vengono intercettati dai grattacieli che si affacciano al lungomare. Restano il mare a perdita d’occhio, il cielo e i chioschi per un agua de coco e cachaça o un panino.
C’è una scuola di surf in Rocinha che dà ai bambini lezioni gratuite e presta loro le tavole da surf. Così, all’ora del tramonto, i bambini risalgono le spiagge bagnati e insabbiati, sotto braccio una tavola proporzionata alle loro dimensioni; procacciano cibo per recuperare le energie spese nel mare forte dell’Atlantico e per chiudere il pomeriggio nel migliore dei modi. Anche a un impiegato che viene dalla vecchia Europa e che risiede da poco in favela, e che quindi è ben distante dal farsi trincerare dentro un muro di emarginazione, può capitare di passeggiare verso il mare e di sedersi a un tavolino del passeggio, per restare senza pensieri, con le guance solleticate dal sole e accarezzate dal vento; almeno fino a quando non si sente bussare sulla spalla dalla piccola mano di un essere umano dalla pelle scura, colante di acqua salata, i capelli crespi insabbiati, con il suo amico di poco più alto di lui.
Junino ha attirato l’attenzione ma non ha chiesto nulla, così per questa volta cominci tu: “e tu che vuoi? un agua de coco?”. Per la trasparenza, Junino: “no, non posso bere l’agua de coco: l’altro giorno l’ho bevuta e ho vomitato”. Davide è più diplomatico e si innervosisce di fronte al rifiuto dell’amico, invitandolo ad accettare quello che arriva. “Ok, se ti fa male prendiamo un’altra cosa… che cosa ti va?” – “I biscotti!”. Davide si tranquillizza se a questo punto ti alzi e procedi verso il banco del bar. Qui gli occhi dei bimbi luccicano davanti alla foto di un cheeseburger; così va a finire che Junino e Davide te li trovi al tavolo a spassarsela con il formaggio filante e un bel sorriso dai pochi denti cariati, e con loro ti metti a parlare di geografia: “lo sai dov’è l’Italia?”, e Junino, fino ad ora spalle al mare, si volta e spiega il braccio verso est, nella direzione dell’orizzonte. Bravo Junino, dimostra talento: molti bimbi di Rocinha non sanno collocarsi su una mappa geografica. Per esempio Davide non ha mai sentito parlare dell’Italia finora, così gli spieghi che da questa spiaggia parte un mare molto grande e oltre questo mare c’è un altro continente, l’Europa, e qui c’è l’Italia. Davide a bocca aperta e non solo per divorare il panino; Junino controbatte: “E tu lo sai dov’è il Paraguay?”. Così parte la spiegazione dei punti cardinali: “Avete presente il Cristo? Guarda a Est. In mezzo c’è l’Oceano Atlantico, e poi ci sono l’Africa e l’Europa. Il braccio sinistro punta a Nord, dove ci sono gli Stati Uniti; il braccio destro a Sud, dove c’è il Paraguay; le spalle all’ovest, dove c’è la Cina.” Ma i bimbi non ti hanno seguito durante questo tuo giro del mondo: si sono fermati all’inizio del viaggio, in mezzo al mare, e Junino ti racconta di un pesce grande che sta là in mezzo, con la testa grande azzurra e gli occhi di lato e ti chiede se il pesce ti mangia o ti salva e tu ti immagini lui davanti a una balena; Junino bimbo di talento, analfabeta e sorridente, e con una passione per le balene, come Pinocchio. Poi ti chiede che cosa ci sia alla fine del mare, il Pinocchio di Rocinha, che oggi è felice perché ha fatto un tuffo e ha mangiato un panino, e, se ti trovi in difficoltà a trovare una risposta adeguata, gli chiedi che te lo dica lui che cosa pensa che ci sia laggiù; così apre il volto in un sorriso e ti racconta che lui si è sempre immaginato che oltre la linea dell’orizzonte ci sia un dirupo senza fondo nel quale tutta l’acqua si riversa in un’enorme cascata.