un impiegato in favela

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Sotto le stelle a Potiskum

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 1 luglio 2016 at 12:42

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Sotto le stelle a Potiskum #finestrasullafavela

L’equilibrista dei mango, eccolo qui di nuovo di passaggio. Come fa a tenere in equilibrio sulla testa un vassoio con una pila di manghi sbilanciati tutti da una parte per averne venduta una metà e camminare comunque con quella disinvoltura? Procede con la facilità di chi non ne ha fatto cadere uno da anni, o forse da mai, nemmeno magari spintonato accidentalmente da qualche passante. Quante volte dovrò chiedermi come fa per trovare la risposta? Non ci riuscirei nemmeno se mi ci esercitassi per i prossimi dieci anni; è che lo fa fin da piccolo, ecco. E infatti eccone un altro che passa con un’altra pila di manghi, solo che il vassoio è più piccolo, e la testa che lo sorregge anche.

Ma i miei pensieri su equilibrismi vari vengono interrotti da Gozi che mi chiede come sto, come va il lavoro, se ho passato una buona notte, come da uso locale, e perché i miei colleghi non sono qui. Troppo difficile spiegarle che, di tanto in tanto, quando manca l’elettricità e la connessione ti molla, preferisci restare a margine di questo spiazzo polveroso costellato di sedie e tavolini di plastica con le nuvole che ti minacciano sopra alla testa, solo tu insieme alla minaccia di mettersi a scrosciare, ma lei è già passata ad altro e incalza con le domande:

– Sei sposato? Leggi il seguito di questo post »

Primo passo di uomo bianco

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 26 aprile 2016 at 08:52

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Primo passo di uomo bianco (a Potiskum, Nigeria)

Dove tutto è sabbia rossa, case di mattoni di sabbia rossa, baobab, dromedari, caprette, furgoncini gialloverdi a tre ruote che fanno da taxi, biciclette, fronde di bimbetti che giocano con la sabbia rossa, bimbe di appena tre o quattro anni che già portano il velo lungo, colorato ma lungo; nelle regioni dove qualche mese fa le stazioni di polizia erano occupate da Boko Haram, che dicono che ora non c’è più; nelle regioni dove intanto due milioni di persone, di cui la metà bambini, vagano per il Sahel, dal Camerun alla Nigeria, dalla Nigeria al Camerun, attorno al lago del Ciad e in Niger, per trovare ospitalità temporanea presso gente che non ha nulla o presso campi profughi, per poi rimettersi in viaggio quando qualcuno ha sussurato che si può tornare a casa, per trovare casa senza soffitto, ché Boko Haram l’ha sfondato, se ce l’aveva, e per trovarla senza soffitto anche se già non ce l’aveva, o per ritrovarsi nel mezzo di un conflitto a fuoco che secondo quel sussurro di prima doveva essere un triste ricordo del passato, per tornare allora di nuovo indietro sulla strada di prima, per ritrovarsi stanchi e non sapere più quale sia la strada, anche perché con tutta questa sabbia non è che poi le strade si distinguano dal resto; in queste regioni, una bimba porta un velo colorato di rosa vivo che le percorre il corpo fino a sotto le ginocchia a partire dal capo e le lascia scoperto l’ovale tra la fronte e le guance e il mento per rivelare i suoi occhi sgranati di meraviglia: si è imbattuta in qualcosa che non aveva mai visto prima.

G si occupa di sicurezza per COOPI, l’organizzazione per la quale mi trovo a lavorare nel nord-est della Nigeria, nello Stato di Yobe. Non sono giorni facili, Leggi il seguito di questo post »

Verso Potiskum

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 19 aprile 2016 at 08:29

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

da abuja a potiskum (nigeria del nord)Fuori da Abuja, verso nord, strade ancora d’asfalto si intrecciano disordinate, scavalcano baracche dal tetto di lamiera, si lasciano contaminare da file di copertoni disposti sull’asfalto per annunciare il primo di una serie di posti blocchi che rallenteranno il nostro andare verso la regione di Yobe. Ai confini della capitale un monolito nero occupa il cielo, è Zuma: un tempo difendeva il popolo Gbagyi da invasioni, oggi maledice chi osa abitare ai suoi piedi e per questo qui si trovano scheletri di edifici abbandonati da chi osò sfidare il suo veto. Fuori da Abuja autocisterne in coda alle stazioni del carburante che non c’è e attorno ad esse già si scorge qualche gregge di capre. Più avanti si contorcono i baobab che, con mille braccia intrecciate che si innervosiscono e si strigono verso l’alto, Leggi il seguito di questo post »