un impiegato in favela

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Dear Sir

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 4 giugno 2016 at 19:02

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Dear Sir

“Purtroppo parte delle mie terre sono finite nelle aree interdette e questo lavoro mi permetterebbe di tirare avanti con la mia famiglia fino a che la crisi non si risolve.”

“Ho avuto modo di imparare come convivere con persone che hanno provenienze diverse, infatti in passato sono stato arruolato al Servizio Nazionale della Gioventù, il che mi ha anche insegnato come adattarmi a vivere nelle aree rurali, senza rete elettrica e senza servizio di acqua corrente. Mi piace molto leggere e ho buone capacità analitiche; ho buone doti di comunicazione e di relazioni interpersonali. Sono capace di lavorare in squadra, anche sotto stress; parlo inglese correntemente.”

“Dear Sir, ho lavorato da volontario di comunità, per esempio al controllo del traffico, fuori da Saminaka, nello stato di Kaduna. Signore, lei sa che Leggi il seguito di questo post »

Passeggiando sulla luna

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 30 Maggio 2016 at 13:30

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

passeggiando sulla luna

C’era vento, eravamo investiti dalla sabbia, ci sentivamo ribaltati in un altro mondo, un mondo diverso dal nostro; con la stagione delle piogge che si avvicinava, tempeste di sabbia, sole opaco, cielo vago. Si intravedeva, laggiù, nel mezzo di quella distesa irregolare e infinita di sabbia rossa qua e là interrotta dai disegni bizzarri dei baobab, dalle chiome a ombrello degli alberi di mango, dai profili longilinei delle palme e dalle dita e dalle unghie che gli alberi di caju distendevano verso l’alto come a voler grattare il cielo e che finivano per proiettare all’orizzonte figure orientali, laggiù si intravedeva un aratro di ferro arrugginito trascinato da due bovini dalle lunghe corna che parevano voler assomigliare ai rami dei baobab; più in là, un giovane uomo con due bambini tutti insieme intenti a sovrastare e spintonare un mulo per convincerlo a smuoversi; poi tre uomini dalla lunga tunica che, con la schiena piegata, lavoravano la terra, l’accarezzavano, l’incoraggiavano, la pregavano di essere clemente con loro e con la loro comunità, che aspettava l’esito del loro lavoro nel recinto di paglia di un villaggio di sabbia, dove una combriccola di bimbi accucciati e silenziosi si era riunita protetta da un tetto di rami ad ascoltare qualcuno che raccontava loro qualcosa; ancora, a margine della strada, si vedeva un uomo accovacciarsi e raccogliere al grembo la tunica per cagare; poco distante, si vedevano chiaramente tre giovani che si ritrovavano sotto l’ombra della chioma di un albero a discutere una questione importante, mentre, tra i rigonfiamenti delle radici e della terra, si scorgevano appena due bimbi che viaggiavano nel nulla con un fascio di rami e ramoscelli in equilibrio sul capo. Laggiù si intravedeva anche un uomo che, divincolandosi dalle moto, portava la bicicletta, come tanti fanno a Potiskum (dove però i tanti sono solo uomini, o al limite qualche bambina, perché alle donne è vietato); e poi un bimbo piccolo a torso nudo, dal pancino e il viso rotondi come bolle di sapone scure, che portava avanti una sua battaglia personale e lentissima contro una zolla di terra. Laggiù, ancora, ecco una donna che, solitaria e testarda, mentre procedeva nel nulla lungo un sentiero il cui tracciato solo lei poteva decifrare, sfidava la tempesta che pareva volerle strappare via il lungo velo viola.

La sabbia si era levata in ogni angolo di cielo e ci circondava; dalla corsia opposta della Transahelian Airway giungeva un carico di bestiame e di uomini che scivolava via per dare il cambio ad un’autocisterna di carburante che sulla cima del silos si portava un carico aggiuntivo di carbone; incrociavamo un furgoncino dallo sportello posteriore del quale spuntavano una decina di piedi sospesi a pochi metri dall’asfalto; verso sud ancora sabbia, per terra e in cielo, ma ecco che, prima di avvicinarci a un centro urbano molto grande, ci sorprendeva uno specchio d’acqua in mezzo al quale appena si distingueva il busto nudo di un uomo mimetizzato tra fusti di piante di riso.

Alle porte di Kano

Stiamo per imboccare le porte della città ma un insolito posto di blocco ci obbliga alla fermata: Leggi il seguito di questo post »

La sposa bambina

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 27 Maggio 2016 at 07:52

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

La sposa bambina

Abito e lavoro per metà del mio tempo ad Abuja (la capitale della Nigeria); il mio quartiere è Jabi, dove c’è un lago che per il momento non è che sia molto attraente; magari invecchiando migliorerà, vedremo. Vicino a casa-ufficio c’è Mr. Biggs, il rivenditore di riso e sughi vari e pollo e pesce gatto, che salva tutti noi quando non abbiamo voglia di farci da mangiare; più distante c’è quel centro commerciale che si chiama Shoprite, dove si trova un po’ di tutto, quasi tutto; quasi tutto a prezzo caro ma si trova. Poi… vediamo… dall’altra parte della strada rispetto a Mr. Biggs c’è una chiesa cristiana apostolica, di fianco una stazione di benzina sempre chiusa perché è a corto di carburante, e da qui parte un altro mondo: quei quartieri che si addormantano al mattino e si risvegliano di notte, quelli che di giorno sono presepi di legno spenti, di legno, cartone e lamiera, quelli che intanto che si fa buio prendono ad illuminarsi di tremanti lucine arancioni, bianche e gialle che si fondono con la notte e vi disegnano sopra chiassosi tracciati che da lontano magari ti fanno paura. Ai margini di questi quartieri, Leggi il seguito di questo post »

Transahelian Airway

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 18 Maggio 2016 at 18:27

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Transahelian Airway

Noi abitiamo là, in quel recinto di paglia e rami che ci proteggono un po’ dalla sabbia (soprattutto quando si solleva in trombe d’aria) e dagli animali che non sono nostri amici, lì c’è il nostro villaggio. Sei capanne e un pozzo, poi ci sono le capre, che sono nostre amiche – hai visto quelle lì piccole? se le afferro per le zampette loro si capitombolano e la madre fa come per incornarmi ma poi mi fissa e mi bela con la lingua di fuori, non fa altro, tanto lo sa che non faccio niente (e sa anche che con me non vincerebbe) –, poi ci sono le vacche e laggiù i dromedari; poi ci sono i lucertoloni che sono buffi ma non servono a niente; poi ci sono i cobra e le vipere ed è anche per loro che stiamo dentro al recinto.

Le femmine se ne stanno per conto loro e giocano all’altalena con la corda legata a un ramo forte dell’albero di caju. Noi altri, Leggi il seguito di questo post »

I pastori del sole / parte 2

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 13 Maggio 2016 at 09:15

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Wodaabe

…a nord-est, dicevo… ma prima di tornare a nord-est, se posso, mi soffermerò ancora un attimo su Abuja. Qui ad Abuja faccio parte di una comunità che non è solo di cooperanti: ci sono le ambasciate e le aziende e si organizzano molte feste. La possibilità di distrarsi dal lavoro c’è. Certo, non c’è il tramonto sul mare di Freetown, be’, anche perché qui non c’è il mare: c’è un piccolo lago vicino a casa, ma pare che non sia un posto molto bello dove andare, è molto polveroso, ed è circondato da strade a quattro corsie. Abuja ha qualcosa di spettrale: se adesso butto lo sguardo fuori dalla finestra vedo un lampione che proietta un alone giallo sull’asfalto, auto in sosta, una strada deserta. Ora come ora non si percepisce neanche il ronzio dei generatori: l’elettricità pubblica è attiva, ma è appena passata una tempesta molto intensa. Sta arrivando la stagione delle piogge, dicono che arriverà tra poche settimane, chissà com’è qui, la stagione delle piogge. Chissà quella gente a nord-est, come ha vissuto la tempesta, chissà quelli che stanno nei campi profughi: Leggi il seguito di questo post »