un impiegato in favela

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È più grande un ragno o una petroliera?

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 3 luglio 2015 at 09:45

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Non esco mai, sto sempre affacciata alla finestra, e mi pongo interrogativi. È più grande un ragno che tesse la sua trama in mezzo a tre cavi elettrici in fila, o quella petroliera che scorre laggiù in fondo?

Il ragno e la petroliera

Smettila di guardare il cellulare, Serah, svelami il segreto di questo ragno, e se puoi svelami anche perché le onde nella notte sierraleonese sono argentate come i riflessi del sole sulle tessiture della ragnatela.

Chi è quel giovane uomo dalle ossa scolpite nella pelle, Leggi il seguito di questo post »

Il cielo dalla finestra

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 11 giugno 2015 at 10:17

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Il cielo dalla Finestra

Non esco mai, sto sempre affacciata alla Finestra.

C’è un momento della giornata, ogni giorno, in cui le tenebre fanno comunella con il fuoco e si dividono strisce di cielo e di mare e con esse giocano e fan festa. Qui il cielo è grande, il sole fa spettacolo, e le nuvole ti invitano ad affrontare l’oceano alla ricerca di nuovi orizzonti.

A seconda dell’umore del sole e delle nuvole, il cielo si tinge di tutte le gradazioni del grigio, si fa turchino e viola oppure a chiazze arancioni qua e là, e dopo un attimo le chiazze prendono ad espandersi, a poco a poco cambiano forma, e all’improvviso si confondono in un rosso intenso, come se nel cielo fosse scoppiato un incendio terribile. Arriva il mare e lo spegne. Se aspetti ancora un po’ alla finestra, arriva, dall’altro lato, Leggi il seguito di questo post »

T’immagini la Sierra Leone?

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 1 giugno 2015 at 22:44

Colore viola per celebrare un matrimonio, cielo plumbeo e nuvole cariche si affacciano a migliaia di addii forzati dall’ebola, e la radio va, e le onde raggiungono le zone rurali, polverose, e le case coloniali eredità di un tempo rigoglioso, e le piscine apparentemente serene di chi si avvale di qualche risorsa in più; e scandiscono una sillaba dopo l’altra: “non è ancora finita!”, “portate gentilezza ai sopravvissuti, sono i nostri eroi!”, “Lavati le mani, lavati sempre le mani!”. Un Pastore pentecostale aspetta immerso nel bianco, arancione vivo, blu intenso, verde profondo della Sierra Leone il momento sublime di benedire. Uomini incappucciati fanno quello che possono per rispettare il ritorno alla terra di un corpo lasciato senza vita dal male che viene dalla foresta. Su qualcuna di queste bare qualcuno piange, su altre nessuno. Abbiamo chiamato, abbiamo chiamato chi fosse madre, cugino o amico di Suliman Kamara, 3 anni, ma non ha risposto nessuno. La foschia si mischia alla polvere tra le palme, e rende pallido il sole. Noi facciamo del nostro meglio perché le coltivazioni riprendano e le fabbriche riaprano. La stagione delle piogge questa notte ha gridato che presto sarà da noi: ci porterà freddo al mattino, acqua, malaria, campi fertili. Noi stiamo qui davanti a questo pannello blu ad aspettarla, e ad aspettare che le piante crescano, e facciamo del nostro meglio per vivere.

Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno oggi fa due mesi e festeggia proponendo a chi vi si affaccia un consiglio per la VISIONE. Parallelo Zero ha appena pubblicato due bellissimi servizi fotografici sulla Sierra Leone, un modo per conoscere questo Paese oltre ai soliti fiumi di parole. Ecco: le immagini ti raggiungeranno se vorrai seguire questi link: Leggi il seguito di questo post »

Royal International Vocational Institute

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 30 Maggio 2015 at 19:47

Royal International vocational institute Waterloo

Vivo a Waterloo, una delle più antiche comunità di Salone, fondata dagli ex-schiavi liberati che tornavano a casa molte centinaia di anni fa (così mi hanno detto a scuola), poi campo profughi dei liberiani che fuggivano dalla guerra (anche questo me l’hanno detto a scuola), e poi dei sierraleonesi perseguitati dal RUF (questo me lo ricordo perché io ero piccola ma io e la mia famiglia eravamo tra di loro). Le strade di Waterloo non sono come quelle di città: non hanno asfalto, sono coperte di terra rossa, che nei mesi invernali si secca e si lascia trasportare ovunque dal vento, perfino nelle orecchie e tra le trecce fitte, e adesso che è arrivata la stagione delle piogge, assieme all’acqua copiosa forma laghi di fango. Le case di Waterloo non sono come quelle di città: ce ne sono di mattoni e di legno, ancora in costruzione e antiche e tutte rotte, e sono bene organizzate in fila una di fianco all’altra con uno spazio attorno a ciascuna per chi può farsi l’orto. Alcune non hanno l’acqua, non hanno l’elettricità e ci vivono i poveri. Di tanto in tanto spunta da dietro un angolo il campanile di una chiesetta che si staglia verso il cielo. Tutto è immerso tra le palme, i manghi e i grovigli dei baobab.

Laggiù in fondo, lungo la Pike Street della comunità di Egbo Town, c’è il centro dove faccio il doposcuola. Oggi è stato un giorno bellissimo perché si è fatta la festa di Leggi il seguito di questo post »

Lucy’s drive (in penombra)

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 24 Maggio 2015 at 17:50

Lucy's drive in penombra

Non ci molla ancora l’ebola, non ci molla ancora. Ci mollerà mai? Eppure sta tornando la vita, sulla Lucy’s drive, sir. Due cosce di pollo a 5.000 Leones sir, tre per 10.000, e 5.000 Leones per le patatine o per le planteen, sir. Perché tre costano 10.000 se due costano 5.000? Perché se ne prende tre, scegliamo quelle più grandi, sir. Ecco a lei, servito… Yessir, abbiamo aspettato un anno, abbiamo stretto i denti e la cinghia, e adesso abbiamo riaperto. Adesso si può. Fino alle sei stiamo in strada, e dopo le sei stiamo qui dentro, qui, dietro questa porta di ferro. Non ha che da bussare e sarà il benvenuto. Mi scusi, sir, qui l’elettricità pubblica non c’è mai e abbiamo dovuto vendere il generatore. Andiamo a candele qui. Ma si mangia e si mangia bene.

Una volta era diverso, questo era Leggi il seguito di questo post »