Da Finestra su Longacres, Di A.
Il mio nome è Alessia e questa è una presentazione biografica postuma. Postuma nel senso che la sto scrivendo dopo che la mia Finestra è stata già aperta, vissuta e conclusa. Quando ho aperto la Finestra su Longacres vivevo a Lusaka, dove stavo facendo il sevizio civile. Ho trascorso dei mesi indimenticabili ad occuparmi – insieme ad una ONG italiana – di progetti sulle condizioni di detenzione nelle carceri del paese e di percorsi trattamentali per la reintegrazione dei detenuti nelle comunità di provenienza.
A distanza di due anni, nei quali mi sono trasferita a Milano e ho lavorato come policy advisor all’interno di un grattacielo delle Istituzioni, non è affatto cambiato il senso di appartenenza che ha caratterizzato le mie giornate zambiane. L’appartenenza verso un’umanità dannatamente lontana, ma anche così vicina, ha lasciato spazio alla malinconia. La bellezza improvvisa della via lattea, il sapore della chikanda che è diventato ricordo di casa, le ore in auto con Marcelino, in viaggio su strade infinite scandite solo da nuvoloni incorniciati dall’azzurro brillante, paesaggi mozzafiato e buche, tantissime buche; la fierezza scolpita sui volti e nel portamento di donne e bambine; i consigli paterni di Mr. Andrew: scenderei a patti con il diavolo per affacciarmi ancora un po’ su Pope Square.Con il desiderio di aprire presto una nuova Finestra, trascorrerò i prossimi mesi a tentare di invertire rotta senza cambiare tutto ciò che sono e sono stata. Mi chiamo Alessia, adesso ho trent’anni, vorrei che fosse sempre autunno, il Mediterraneo dà origine a quasi tutto ciò che sento, mi piacciono i film senza dialoghi e le canzoni che non passano in radio, avrò sempre un posto in cui trovarmi a Gerusalemme e sono pronta a riaffacciarmi su altre storie di umanità. Quando ho aperto la mia Finestra, eccola qui, vi scrivevo dallo Zambia; è stato bello.
Puoi affacciarti a Finestra su Longacres seguendo questo link, con la lista dei racconti, che troverete tutti a firma A.
