un impiegato in favela

Le trame di Damasco (con VIDEO)

In Finestra MEMO on 18 aprile 2018 at 00:11

Da Finestra MEMO, Di Un impiegato in favela

Per anni si erano uditi fragori dalle montagne, come tuoni lunghi, implacati. Sul nero bastione de’ pianalti la cimasa delle abetaie si accendeva di faville. Della città erano a dolorare le torri, illividite nella tenebra
(Carlo Emilio Gadda, l’Adalgisa)

Tre movimenti, tre schiocchi, devono essere tre. Uno, due e tre. Posso insegnarti questo, nient’altro. Che cos’altro vorresti che ti insegnassi, habibi? Vorresti forse apprendere il significato della vasca al centro di questa piazzola, che un tempo brillava di zampilli di acque sacre e oggi è vuota a tal punto che una bambina si appoggia al suo bordo e, senza bagnarsi, tenendosi da parte, chinata sotto al suo velo, appoggiata appena alle pagine di un libro, scompare nello studio e spera che le fonti tornino a sgorgare? Potrei forse spiegarti il significato delle cupole, immobili sotto al cielo nonostante le bombe, le carezze traditrici del vento che sibila costante dal deserto, i fulmini e il fragore dei mortai? Non riusciresti ad intuire il rumore della pietra che si sgretola, come non potrei spiegarti il significato delle parole sacre: sospese, accarezzano le colonne della moschea e ti attraversano indifferenti.

Cominciamo da principio: sono tre movimenti, ma prima, per favore, prova a raggiungermi, devo conoscerti dal vivo. Non è difficile: prendi verso il Four Season (inaugurato dal Dottore, prima frequentato da professori, alta società e grandi commercianti, adesso fa da casa al personale delle Nazioni Unite), tieniti il Museo Nazionale sulla sinistra, c’è una viuzza nascosta che fa angolo… non aver paura di un angolo buio, a Damasco: tutti ti ascoltano, alla luce e al buio, e se non sei una testa calda, sei al sicuro, è così che si sopravvive, ma non è questione di vicoli; qui fa’ attenzione: attraversa l’arco antico (oggi si regge sui puntelli come un vecchio sul bastone, per questo gli anni, per quello i secoli), benvenuto al Takiyya Suleimaniah Souq!, il mercatino degli artigiani; ci troverai la mia bottega e dentro ci troverai me. Se ci fossi passato mille anni fa, ci avresti trovato i miei discendenti. Posso ancora immaginarli a compiere questo stesso gesto.

Il mercatino, con le sue cupole, i suoi archi, la moschea, fu costruito da Sinan Pacha, il più famoso degli architetti ottomani. Era l’era di Suleiman il Magnifico, il conquistatore di Mecca, Medina e Gerusalemme. Qui, oltre a me ci troverai gioielli, pietre e tessuti appesi alle sue pareti antichissime e fresche, che per rispetto sfiorano appena. Di fianco, il museo delle armi e degli aerei militari. Ed eccoli, i miei tappeti: di questi tempi, che cosa vuoi che sia una tale cifra, è un affare! In quei due mesi freddi che ci ritroviamo, ci rendono meno gelido il pavimento, così che ad esso possiamo abbandonarci per una preghiera. Con questi tre movimenti, si tessono trame colorate e astratte. Le forme raccontano storie dei nostri eroi senza mostrarne il volto. Ci sono quelli che cacciarono i crociati, quelli che generarono imperi con la forza di un drappello e con la volontà di Dio. Gli imperi fiorirono, furono devastati, si rialzarono e crollarono di nuovo. Ancora un istante, prima di andartene, hai capito il movimento? Tutto è nelle mani mie e nella fantasia che Dio mi dona, nelle sacre scritture, nella precisa potenza di questo telaio e nei racconti di queste pareti.

NDR Per approfondimenti sulla crisi siriana, segnaliamo, tra i tanti articoli, questi dell’ISPI: Siria, armi chimiche e rischio escalation: cosa succede?; Siria, verso lo scontro USA-Russia?; Iran-Arabia Saudita: rivalità geopolitica, non settaria Conoscere e raccontare in modo adeguato è resistere, è fare qualcosa. Ed ecco invece Damasco vista da Finestra sulla favela (al solito, click sull’immagine per aprire una foto, sullo spazio tra una e l’altra per scorrere la galleria):

Un impiegato in favela

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