Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela
– La caccia agli scimpanzé è illegale perché sono a rischio di estinzione. Noi riceviamo le segnalazioni, andiamo a prenderli, e vediamo se possiamo proteggerli; ma ai tempi dell’ebola peggiore non abbiamo ricevuto chiamate, perché tutto il Paese è stato concentrato a risolvere l’epidemia. Così ora ne abbiamo settantasette, mentre prima siamo arrivati a quasi cento.
– Che cosa fate con questi scimpanzé?
– Sono esemplari che sono stati abbandonati, isolati, o rimasti orfani a causa dei predatori o per malattia. Una volta abbiamo avuto un esemplare albino, dal pelo bianco e un occhio azzurro e l’altro verde. Ci ha lasciati ma noi le abbiamo dedicato questa stanza. Si chiamava Pinky e non ci dimenticheremo mai di lei. Qui, Pinky e gli altri hanno avuto e hanno accesso a un supporto alimentare minimo (il resto se lo procurano da soli nella foresta), cure mediche, un luogo dove dormire se vogliono.
– Possono scegliere?
– Di sera apriamo questi cancelletti. Se vogliono vi accedono e possono entrare in queste gabbie dove restano protetti nel corso della notte (e lo fanno quasi sempre). Al mattino apriamo e se ne tornano liberi nella foresta. Se non vogliono, restano fuori anche di notte.
– Vivono insieme? Sono animali sociali?
– Vivono a gruppi dai dieci ai cinquanta. C’è un solo maschio dominante per ogni gruppo, e ciascuno dei gruppi vive per conto suo: se i gruppi per caso si incrociano, combattono. Sennò se ne stanno per conto loro, si procurano da mangiare, si proteggono, giocano, ridono. Amano giocare.
– Che cosa è successo qui, nel periodo dell’ebola?
– A loro niente di speciale. La foresta non si è accorta di niente. Solo che abbiamo dovuto isolarli e controllarli, e certificare che fossero negativi al virus; altrimenti sarebbero stati a rischio di rappresaglie dagli umani: tutti dicevano che gli scimpanzé portano la malattia. A causa di queste voci, si è rischiato il ritorno prepotente dei cacciatori illegali, che in qualche modo si sarebbero sentiti giustificati nella loro azione, o avrebbero fatto leva sulle dicerie della gente. Ma sono proprio i bracconieri che, negli anni, nonostante la specie fosse protetta, hanno massacrato gli scimpanzé, li hanno sgozzati, decapitati, e li hanno affumicati per poterne vendere le carni al mercato evitando che si potesse identificare la specie. Vero, questi animali possono essere colpiti dall’ebola come dalla malaria, dal morbillo, e da altre malattie; e possono essere portatori del virus, ma basta rispettare loro e la foresta; basta isolarli, curarli, e non entrare in contatto con i loro liquidi, come capita per esempio ai cacciatori quando li massacrano e poi li trasportano sporcandosi del loro sangue. Ma sono i cacciatori che, a questo punto, portano l’ebola nei villaggi, non gli scimpanzé.
– Insomma, la stigmatizzazione a titolo “ebola” ha colpito anche le scimmie?
– Sì, e anche noi: “quello lavora a Tucugama, meglio stargli alla larga”. Bene, e allora, qualche volta, piuttosto che andare in città a sentirmi dire queste cose, preferisco prendere un abbraccio da uno scimpanzé.
– Sanno essere affettuosi? Perché a noi non hanno riservato un bel trattamento: il maschio dominante ci ha invitato ad allontanarci battendo le mani come fossimo galline, e gli altri ci hanno cacciati a sassate.
– Be’, tu che cosa faresti con chi ti tratta come vengono trattati loro? Ma con chi conoscono, con coloro dei quali si fidano, giocano, scambiano risate e affetto.
– Bene, allora non potrò che invitare chi si affaccia alla Finestra a visitare Tucugama, se dovesse trovarsi a passare in Sierra Leone. Prima di allora, c’è un video che spiega anche come un’esperienza del genere potrebbe essere una risorsa non solo per un discorso di protezione animali; e c’è qualche immagine, eccole qui.
E mancano 22 giorni senza nuovi infetti per dichiarare l’ebola finita in Sierra Leone. E ne mancano 14 al rimpatrio di Un impiegato in favela e alla chiusura di Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno (ma la Finestra sulla favela resterà aperta sull’area rurale sierraleonese con Finestra sulla terra di Un ricercatore in favela).