Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela
I Krio mi piacciono, loro non hanno tempo di occuparsi della gente.
Stia attento, sir, tra poco prendiamo la traversa a destra e lasciamo la Peninsular.
I Krio sono gli schiavi tornati qui dall’America dopo che sono stati liberati. Hanno a cuore l’educazione, e, dicevo, non hanno tempo di occuparsi della gente.
Ecco, alla prossima giri, scenda giù per questa via, guardi che qui di asfalto non ce n’è. Quando piove è tutto un fiume e le auto si impantanano ed è meglio andare a piedi, ma stasera non avremo problemi.
Anche i Fullah mi piacciono. Se va nelle province, li vede trasportare le vacche legate sui carri. Vengono in città solo per vendere il bestiame al mercato, e poi tornano ad infilarsi nella foresta, oppure viaggiano a nord. Sono allevatori nomadi: vanno dove vanno le bestie, che vanno alla ricerca dell’acqua. Per questo spesso non sono considerati di nessun Paese e tutti i Paesi li trattano male. Si ricorda l’altro giorno, sir, quella folla davanti all’ambasciata della Guinea? E la polizia che li allontanava? Erano Fullah della Guinea. Volevano andare in ambasciata a votare. Hanno il passaporto della Guinea e ne avrebbero diritto. Ma non li lasciavano votare. Sa perché, sir? Sono Fullah, e li accusano di non essere di nessun luogo. Ma la verità è che il Presidente della Guinea è di un’altra etnia, e sa che se i Fullah votassero, voterebbero per un candidato Fullah.
Vede dove c’è quel chiosco con il tetto di zinco e la candela accesa? Ci giri attorno. Sa, in questa stagione abbiamo l’elettricità tutto il giorno, ma non tutti hanno l’impianto elettrico. Ecco qui. Stia attento a quei bambini. Se ne vanno in giro da soli di notte, sono neri come la notte, voi bianchi non li vedete. Stia attento a quella piccola folla. Si sono incantati davanti alla televisione di quel negozietto di CD. Ci sarà la partita o qualsiasi altra cosa, e loro restano incantati, con tanto di vassoi in bilico sulla testa. Dritto, sì, continui dritto, andiamo verso il porto di Funkia. Qui ogni mattina all’alba si riversa una folla: i pescatori vendono il pescato della notte. Questa è gente molto vulnerabile. Vede dove abitano? Quelli che stanno meglio hanno una casa in muratura, con un atrio davanti alla porta, le fondamenta rialzate per quando piove forte e le strade si allagano, e per contenere l’ingresso dei rata. Altri si arrangiano con quattro pali di legno e una lamiera di zinco.
I Temne e i Mende non mi piacciano. Loro non sono come i Krio che non hanno tempo di occuparsi della gente. Che cosa vuol dire non avere tempo di occuparsi della gente, sir? Vuol dire che si fanno la loro vita e non pensano a quella degli altri. I Temne e i Mende stanno sempre a guardare quello che fai o quello che fa tua sorella e tuo fratello più piccolo, e parlano. Cominciano a parlare e possono isolarti, e poi ti cacciano, o cacciano tua sorella, se c’è qualcosa che non gradiscono. I Krio non hanno tempo per queste cose: si occupano delle loro vite e ti lasciano in pace. Sono pochi ma sono stati importanti, e oggi la lingua che tutti conoscono in Sierra Leone, è proprio il krio. Ogni etnia ha la sua lingua e in più parla il krio. No, l’inglese non lo sa quasi nessuno, sir. Solo a Freetown, ma se va nelle province è diverso. Sì, è la lingua ufficiale, ma non la sa nessuno. Ognuno ha la lingua della sua etnia e il krio, che viene dalla lingua originaria dei Krio mescolata al portoghese. Solo chi è andato a scuola sa l’inglese.
Passi di qui, sir. Stia attento alla sbarra. Non si preoccupi, i militari apriranno. Oltre la sbarra c’è l’accampamento dei militari, per questo adesso le strade sono asfaltate. L’accampamento è qui dalla guerra.
Poi ci sono i Kissy. No, sir, io non sono un Kissy, e neanche un Krio. Sono un Loko. Anche noi siamo stati schiavi. Ma prima ancora di essere portati via come schiavi, arrivammo dal nord, dal Mali, alla ricerca del sale, arrivammo a Kono e lì ci stabilimmo. Poi ci siamo dispersi in altre province. Siamo stati uno dei gruppi etnici più importanti in Sierra Leone. Ora siamo una minoranza e stiamo scomparendo. Abbiamo sedici etnie in Sierra Leone, sir, Krio, Loko, Temne, Mende, Mandingo, Kissy, Fullah, e gli altri, ognuno ha la sua storia.
Ecco, sir, sono arrivato. Io abito qui. Così ha visto casa mia. Vede dove abito? Sì, casa mia è di quelle di mattoni e cemento, stiamo bene noi.
E mancano 25 giorni senza nuovi infetti per dichiarare l’ebola finita in Sierra Leone. E mancano 16 giorni al rimpatrio di Un impiegato in favela e alla chiusura di Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno (ma la Finestra sulla favela resterà aperta sull’area rurale sierraleonese con Finestra sulla terra di Un ricercatore in favela).