Mi sveglio che ancora il sole non è uscito a farsi vedere, e mi alzo in piedi di scatto, ché già non c’è tempo da perdere. Percorro il vicolo in discesa e penso a come saranno ridotti i miei muscoli quando stasera lo ripercorrerò in salita, così mi fermo a un bar a mangiare un polpetta impanata di pollo e un bicchiere di guaraná naturale, oppure di cajú, che almeno mi metto a posto lo stomaco dalla bevuta di ieri sera, o meglio, di qualche ora fa…che ridere ieri però, al bar con gli amici della rua um, e sono passati anche i meninos, che pacificazione o non pacificazione, sono di nuovo tutti qua: prima cenano quelli della Choque, e poi i meninos, e il barista, fazer o que?! prima serve gli uni e poi gli altri…mi risveglio dalla sbronza, dicevo, e comincio a raccogliere energie per la giornata. Scendo fino all’inizio della rua um e vado al garage Leggi il seguito di questo post »
Posts Tagged ‘Rio de Janeiro’
Una giornata tipo
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 14 gennaio 2014 at 18:40Aquiloni
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 6 gennaio 2014 at 13:19Un raggio di luce rossa sbircia timida da dietro la imponente Pietra di Gávea come un bimbo che non è abituato a ricevere regali da dietro un angolo per scorgerli: curioso di scoprire come sono fatti, timido, per la paura di soffrire se non dovessero essere destinati a lui. Sbirciando da dietro la Pietra, il raggio di sole – il sole che sta calando verso la linea del mare – scorge un campo di aquiloni che danzano in cielo e lo tingono di bianco, viola, azzurro, giallo e verde, e sono fatti di materia di sogno, con i contorni sfumati dalla foschia rosa e arancione. I bimbi, pilotando gli aquiloni, agitano i tetti di favela con le guance rosse per la felicità, e toccano il cielo con le mani, che si estendono fin lassù lungo il filo di nylon. Il cielo azzurro, rosa, violaceo e blu, è tagliato da quel raggio rosso, che è attratto dai bimbi e dagli aquiloni, e da questi si lascia corteggiare.
Sul terrazzo di João si svolge una festa, come in cima a tutte le altre case, ma la sua rimbomba a ritmo di Leggi il seguito di questo post »
Natale a Rio, cioè, a Rocinha
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 25 dicembre 2013 at 14:29Quanti fuochi, quante luci, quanti botti, questa notte della vigilia in Rocinha… vorrei poterti descrivere quello che succede in poche parole. Diciamo che potresti immaginarti una notte di stelle fisse e cadenti capovolta sulla Terra; tante luci che si specchiano sulle colline di un luogo remoto; ovunque luci a intermittenza e addobbi; a destra, a sinistra botti e musica che arriva dai terrazzi: pagode, funky, rock. La Rocinha a Natale è una costellazione capovolta, di suoni e di luci. È un ribollire, mentre, come dice una canzone, il samba parla con la gente, i bimbi fanno scoppiettare i vicoli fino a notte inoltrata, e le giovani ragazze che desiderano solo ridere insieme fino alle sei del mattino, li rendono sfrontatamente allegri.
La vigilia di Natale, fin dal mattino, Leggi il seguito di questo post »
La sincerità di Gaúcho
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 22 dicembre 2013 at 10:39Sono senz’acqua da due giorni. Quelli della CEDAE mi hanno detto che avevano un lavoro più urgente. E poi? Li ho beccati che facevano un lavoro dove abita uno di loro, guarda caso. Non si mente al Gaúcho, canaglie!
Vivo là dietro, in fondo alla rua dois. So bene da dove dovrebbe arrivare l’acqua. Proprio sotto questa strada passano dei tubi di mezzo metro di diametro che si restringono all’inizio di quel vicolo laggiù. Leggi il seguito di questo post »
Le comiche
In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 18 dicembre 2013 at 23:13Ricordo ogni istante dei miei primi anni. Dormire al riparo di una scatola di cartone, in un angolo del mio mondo. Una notte laggiù vicino alla passarela, che era diversa da com’è adesso, non era molto diversa da una notte su nella rua um, in mezzo a un parcheggio o qualcosa del genere, e ti sentivi le zampette degli insetti solleticarti qua dietro alle orecchie, mentre dormivi, ma non mi facevano paura, ché aver paura della barata è affare di menina. La Roça, la Rocinha è la mia famiglia, e una stella sola vedevo brillare quando ero piccolo, cioè, non che adesso sia già molto grande, ma intendo dire, quando ero più piccolo, capito? Be’, dicevo, a quei tempi la mia stella luccicava sul metallo di un mitragliatore imbracciato da una faccia scura che non mi guardava mai, e io desideravo che mi guardasse, era il mio sogno.
Poi fu il tempo di un altro sogno, Leggi il seguito di questo post »





