Da Finestra su Longacres, Di A.

La terra è sconfinata, il cielo pure; l’una a cospetto dell’altro, scorrono ciascuno al suo ritmo, non si vedono e ignorano le cose umane.
Ecco la nuvola numero quattro (di dieci): Leggi il seguito di questo post »
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Da Finestra su Longacres, Di A.

La terra è sconfinata, il cielo pure; l’una a cospetto dell’altro, scorrono ciascuno al suo ritmo, non si vedono e ignorano le cose umane.
Ecco la nuvola numero quattro (di dieci): Leggi il seguito di questo post »
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Da Finestra su Longacres, Di A.
“How are you?”
Gli zambiani salutano così, chiedondoti come stai, anche se non ti hanno mai vista prima. E tu gli rispondi sempre “fine, thanks, and you?”, anche se non capiterà più di incrociarsi, anche se non è vero che stai bene. È un modo tutto africano di manifestare rispetto e considerazione verso il prossimo: l’incontro di pochi secondi per stabilire un contatto umano.
Ciao amico, sarà bello rivederti.
Ecco la nuvola numero tre (di dieci): Leggi il seguito di questo post »
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Da Finestra su Longacres, Di A.

La nuvola di oggi ci porta al Bongwe, un localino in cui espatriati e zambiani condividono il buio insieme tra musica, birra, amarula, biliardo e feste. Settimana dopo settimana rimane la porta d’ingresso sulla lunga notte di Lusaka. Leggi il seguito di questo post »
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Da Finestra su Longacres, Di A.

Il cielo è carico di nuvole che si confondono, si fondono, l’una con l’altra nella cappa cupa di smog che soffoca Lusaka, una Babele che tenta impacciata di evadere da sé stessa inseguendo un sogno sudafricano dagli occhi a mandorla. La luce filtrata dalle nubi tonde e compatte di fiocchi di panna tende al giallognolo, come in una pellicola degli anni ’70 in cui la dimensione spazio-temporale finisce per essere annullata dal caos, dalla psichedelia, dall’insensatezza. L’ombelico del caotico cosmo zambiano si chiama Mtendere, insediamento urbano situato ad est della città, il cui nome in lingua nyanja significa pace. Mtendere, come ogni favela del sud del mondo, lascia interdetti: è bella e malinconica come un canto d’amore, come l’anatema scagliato da una fattucchiera.
Oggi nello slum è giunto un ospite d’eccezione, Leggi il seguito di questo post »
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Il primo racconto Da Finestra su Longacres, Di A.

Quarantasette sono le settimane che mi separano dal ritorno, esattamente come i chili che peserà il prossimo anno della mia vita all’interno dei tre bagagli stipati in stiva. Milano mi ha congedata con gelo e torpore: nei sorsi di un Negroni sbagliato al bar Basso, persa in due occhi grandi e marroni, nei sussurri dei Mazzy Star di questo primo ed unico freddo di un inverno estivo, del mio inverno australe.
Quattordici ore di volo per smettere di capire, per cominciare a sentire e per Leggi il seguito di questo post »
