Da Finestra su Longacres, Di A.
– Hey guys, how are you? Where are you going?
– Fine, thanks. And you? We’re heading to Bauleni.
– Oh really? So, welcome to cholera!
Welcome to cholera è il saluto irriverente di un gruppo di tassisti abusivi lungo la strada che da Leopard Hill porta allo slum di Bauleni, il saluto di chi non ha memoria di una vita senza colera. Lasciamo la Toyota Corona nel cortile di casa, non è prudente entrare nel compound in auto, e ci incamminiamo sotto al sole cocente di un insolito inverno australe in questo sud a sud del mondo. Cammino e sento la pelle pizzicare, si sta formando il segno di una leggera scottatura che domani andrà ad aggiungersi a quell’abbronzatura dorata intervallata sul naso da qualche lentiggine. Sento ancora pizzicare, ma questa volta non è la pelle, è la pioggia di pensieri che mi annebbiano la mente: la vaccinazione a tappeto; i contagiati; devo tornare in ufficio; no hands shaking, non stringere la mano a nessuno; non farti toccare dai bambini; non lasciarti sovrastare dall’empatia, non puoi farci niente. Ripeto le raccomandazioni che mi sono fatta come fossero un mantra, om, fino a quando non arriviamo davanti allo Steve Biko social centre. Ed eccolo là il sorriso candido e luminoso di Daniela, circondata dai sorrisi altrettanto candidi e luminosi dei piccoli del ghetto. La pioggia di pensieri svanisce e all’orizzonte si fa sereno: vengo intercettata dai bambini, alcuni mi accarezzano il viso, altri lasciano scorrere le dita affusolate ed innocenti tra i miei capelli, altri ancora mi prendono per mano ed io non ricordo più dove mi trovo. Riesco solo a pensare che sono così belli che baciandoli vengo assalita dalla voglia di mordere quelle guance soffici e piene come pesche; quelle guance innocenti come le dita che scorrono tra i miei capelli, innocenti come le mani nelle mie mani, innocenti come il sorriso che hanno stampato sulla faccia. E la mia innocenza dov’è, dove si è cacciata? Sento un vuoto lungo lo sterno, forse una volta stava là, tra i seni ed i ventricoli.
Marta è seduta a terra tra la pila di fogli e le matite colorate, Leggi il seguito di questo post »