
(foto di Antonio Spirito)
C’era una volta il quindicenne A, che aveva vissuto tutta la sua vita nel mezzo di un groviglio di vicoletti sgocciolanti che si contorcevano in scale sgangherate che decine e decine di bimbi risalivano e ridiscendevano in ciabattine, pantaloncini e maglietta; si contorcevano e si aggrovigliavano, i vicoli, fino a sfociare in una piccola piazza. Se arrivavi da dove la domenica sera si suonava e si ballava il pagode, dalla cima della coloratissima Rua Quatro, a metà della collina: non ancora lassù, dove i mattoni e il cemento cedevano gradualmente a tronchi e radici che suggerivano le intricate oscurità della foresta tropicale più fitta; ben distante da laggiù, dove una larga strada asfaltata univa Leblon a São Conrado e São Conrado a Barra e separava il popolo di favela dal resto del mondo, se arrivavi da qui, dal cuore della favela Rocinha, alla piazzetta accedevi giù per una scalinata stretta e ripida, affiancata da un raro passamano di ferro fatto montare da Nando, che proprio qui, in cima ai gradini, gestiva una scuola per bimbi. Presso la piazzetta, dopo i vicoli, le braccia di chi la raggiungeva all’improvviso sentivano di potersi esprimere nella loro massima estensione, i polmoni di potersi finalmente liberare in un respiro leggero; eppure chi avesse compiuto quest’impresa non si sarebbe certo ritrovato al centro di un enorme spazio: in alto un pezzo di cielo, su un lato una muraglia grigia che si dischiudeva in un tunnel basso e stretto che ti avrebbe accompagnato verso nuove ristrettezze simili alle precedenti, poi la roccia stessa della collina a chiudere l’altro lato e a fare da fondamenta a grigi pilastri martoriati da spuntoni di ruggine, poi, sulla cima dei pilastri, indecisi pavimenti e tremanti pareti a confezionare stanzette affollate dall’anima di mattonato rosso e calce sgretolata, infine un’altra stretta scalinata proiettata verso chissà quali nuove aggrovigliate destinazioni. Qui, in questa piazzetta e nei vicoli attorno, il quindicenne A aveva snocciolato ogni singola giornata dei suoi quindici anni di vita di favela. Leggi il seguito di questo post »




