un impiegato in favela

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L’uomo che guarda

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 8 luglio 2015 at 09:53

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

In occasione di un matrimonio celebrato ai tempi dell’ebola, ho incontrato un amico che avevo conosciuto qualche tempo prima. Dalla Finestra si era già scorta la sua storia. Vorrei raccontarla mille volte ancora. Eccola qui, appena per la seconda volta.

Lookman

Sierra Leone, Paese di pesca, palme, baobab, mangrovie, aquile, champion, mango fly, falchi e avvoltoi. Il popolo sierraleonese prega, prega un solo dio: i cristiani condividono la moschea nella preghiera del venerdì, i musulmani partecipano alla messa della domenica; insieme in un solo ballo, in un solo canto. Un bimbo corre felice con un pesce più grande di lui tra le braccia, attraversa la strada asfaltata, si lancia lungo una scoscesa strada sterrata; nella penombra delle palme, dei banani e dei manghi, imbocca un groviglio di sentieri infangati, continua la corsa, attraversa il villaggio, si catapulta dentro a una casa dal tetto di zinco senza porte e senza finestre; appoggia il pesce sul tavolo di legno. Vede una bottiglia. Ha sete, l’afferra e ingolla una sorsata. Lo travolge un bruciore forte, il dolore più forte mai provato, tra i denti, in gola e nello stomaco. La sua vita non sarà più come prima. Se sopravvivrà, la sua vita cambierà per sempre.

La prima volta che incontrai Lookman Leggi il seguito di questo post »

È più grande un ragno o una petroliera?

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 3 luglio 2015 at 09:45

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Non esco mai, sto sempre affacciata alla finestra, e mi pongo interrogativi. È più grande un ragno che tesse la sua trama in mezzo a tre cavi elettrici in fila, o quella petroliera che scorre laggiù in fondo?

Il ragno e la petroliera

Smettila di guardare il cellulare, Serah, svelami il segreto di questo ragno, e se puoi svelami anche perché le onde nella notte sierraleonese sono argentate come i riflessi del sole sulle tessiture della ragnatela.

Chi è quel giovane uomo dalle ossa scolpite nella pelle, Leggi il seguito di questo post »

L’amore ai tempi dell’ebola

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 30 giugno 2015 at 10:35

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

“Anche per questo ci siamo sposati, per finire una cosa brutta con una cosa bella”.

“Attorno a me vedo solo amore”.

L'amore ai tempi dell'ebola

Non saprei che cosa scrivere del matrimonio di Sara e Giovanni. Ancora una volta, seguendo il consiglio del grande Hem, cercherò una frase semplice e sincera. Mi limiterò a ricordare qualche momento di loro due.

La prima volta che vidi Sara fu ai tempi dell’ebola. Era notte e dopo un lungo viaggio Leggi il seguito di questo post »

OPOTO!

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 16 giugno 2015 at 08:33

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela
opoto

Trotterellavo, giocherellavo, sbrigavo le mie incombenze quotidiane, me ne stavo al negozio della mamma e aspettavo che lei finisse di lavorare, quando all’improvviso mi sono imbattuta nella meraviglia più misteriosa della mia vita: una mano… non una mano normale, come la tua, come quella della mamma o dello zio o del fratello grande. Una mano diversa. Leggi il seguito di questo post »

La casa fantasma

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 23 Maggio 2015 at 14:00

Dalla terra all’etereo, un racconto di fantasia.

La casa fantasma, amichevole concessione di www.alessandrogandolfi.com

La casa fantasma, amichevole concessione di http://www.alessandrogandolfi.com

La casa fantasma
Sul dorso della collina, come sul dorso e sulla cima di altre colline, come all’improvviso nel mezzo di molte vallate, una casa coloniale fende la foschia, appare; appare insieme alle colonne grigie, che sembrano essere volate dall’antica Grecia a qui fluttuando su un manto di nuvole per sorreggere travi che non sorreggono nulla: il tetto non c’è.
La luna sopra
La intravedo dal balcone della casa di fronte, la casa fantasma, pallida di luce lunare. Intravedo, tra gli spiragli lasciati liberi dall’intreccio fitto delle palme, le mura, il grigio delle colonne che si confonde nel verde dei rampicanti. A nove gradi sopra a nord dell’equatore, la luna è enorme e luminosissima, tanto che se anche non ci fosse la metropoli ma fossero ancora capanne, pescatori e foresta, le stelle non si scorgerebbero comunque.
Africa
La casa fantasma è una casa che deve nascere: non mettiamo da parte tutti i soldi che ci servono per veder crescere la nostra abitazione in pochi giorni: ce la guadagniamo negli anni. Oggi abbiamo i soldi per le fondamenta, e costruiamo le fondamenta; domani per le colonne e le pareti esterne, e via con le pareti e le colonne; e fa niente che, man mano che gli oggi e i domani si susseguono, le pareti se le divorino i gechi, i ratti e i rampicanti, perché tanto gli interessi si pagano sempre, anche se la casa te la costruisci in pochi giorni. Pagheremo quello che c’è da pagare, e continueremo a sperare di poterci vivere almeno un giorno, a casa nostra.
Europa
La casa fantasma è una casa morta. È nata in pochi giorni, Leggi il seguito di questo post »