un impiegato in favela

Archive for the ‘Storie di Pacificazione’ Category

Il posto degli artisti

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Storie di Pacificazione on 28 dicembre 2013 at 11:48

Ho ventidue anni e vivo in Rocinha da sempre. Non ho potuto studiare e in questo periodo  lavoro come cobrador, mi piace andare in palestra e mi piace il posto degli artisti.

Il posto degli artisti è quell’angolo della Rocinha alta dove gli artisti vendono le loro opere: Leggi il seguito di questo post »

Cartoline dalla favela Rocinha

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Storie di Pacificazione on 6 dicembre 2013 at 17:32

Quanti racconti anche stasera. Impossibile afferrarli tutti e tenerli saldi, e non si può sospenderli per un attimo, che sarebbe il tempo dell’attesa che la memoria torni.

Prima cartolina

La pioggia è forte, le strade si fanno fiumi, Leggi il seguito di questo post »

Flamengo campione tra gli spari

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Storie di Pacificazione on 28 novembre 2013 at 08:17

Stavo riportando una lettera di Marianina che seguirà, e mentre leggevo e riportavo, hanno sparato. Poi è cominciata la partita del Flamengo, la finale della coppa del Brasile, e hanno sparato, ed è partita la prima raffica di fuochi d’artificio per la partita: c’è chi esulta e c’è chi spara. I vicini hanno piazzato la televisione fuori stasera, e si guardano la partita e io, approfittando mio malgrado del loro apparecchio, ascolto da dietro la finestra il clamore dello stadio e i commenti gracchianti della vicina, e sparano. Un colpo d’arma da fuoco non si confonde con un’esplosione da fuoco d’artificio: capita e vola via. Fine del primo tempo, Leggi il seguito di questo post »

I due fratelli

In Finestra sulla favela Rocinha, Storie di Pacificazione on 3 novembre 2013 at 18:29

I due fratelli visti da Ipanema, da Antonio Spirito (i suoi riferimenti in “Contatti e accrediti”)

Quando  un riflesso scuro compare sul viso di Wellington, il bimbo che vive nel beco do rato molhado, sul suo volto si riflette il suo futuro più probabile. Con gli occhi opachi e concentrati, fissi su un angolo apparentemente insignificante del vicolo, le sopracciglia corrucciate, le labbra serrate e tristi, la pelle dal colore malsano, prende il volto di chi ha paura di qualcuno o di qualcosa che potrebbe giungere da dietro l’angolo, di chi sa che potrebbe perdere la vita tra un istante e che, in nome della vita,  resta e lotta; prende le sembianze di un essere selvaggio che  scruta tra le fronde della foresta un possibile pericolo o una preda, e di un giovane soldato armato di Roupa Suja che fa la vedetta, seduto all’angolo di una boca de fumo ad aspettare il nulla o la morte. Quando sul volto di Wellington batte questo riflesso, per ingannare la mia, di paura, mi affretto a prenderlo in braccio e a farlo volare, di modo che spieghi la sua bocca larga dai denti storti, e liberi la sua risata emozionata; allora la luce dell’infanzia torna sul suo volto, e Wellington torna a vivere. Leggi il seguito di questo post »

Due novembre

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha, Storie di Pacificazione on 2 novembre 2013 at 16:14

Anche nella Rocinha, come in molti altri luoghi del mondo, oggi è il giorno dei morti, e la gente compra una candela, oppure incendia una scatoletta di carta creando un piccolo falò per terra, e prega, spesso ad un angolo di un vicolo, meglio se dietro alla parete di una Chiesa, magari nei pressi del luogo dove la persona cara è stata viva per l’ultima volta, e, che si sia comportata bene o male, che sia morto di armi o di malattia, giovane o adulto, le dedica un ricordo. Così, molti angoli e molti vicoli della favela sono decorati di fiammelle e donne e uomini che aspettano in ginocchio che esse brucino fino in fondo; ciascuna fiammella una porta di passaggio tra questo mondo e un altro, un ponte di comunicazione con chi sta proseguendo la sua esistenza altrove. Leggi il seguito di questo post »