un impiegato in favela

Trentadue: Melissa

In Finestra su Longacres on 17 luglio 2018 at 13:15

Da Finestra su Longacres, Di A.

“Raggiungermi è un orgasmo da provare”
(Calcutta, Cosa mi manchi a fare, Mainstream)

Finestra su longacres

MONOLOGO NUMERO SETTE
Pelle color latte, la chioma nera e fluente, i seni grandi, le mani sottili ed i piedi piccoli, la bocca grande circondata da labbra carnose, la vita stretta ed i fianchi un po’ più larghi, le gambe lunghe sorrette da un fondoschiena tondo: mi chiamo Melissa e sono il sogno di ogni uomo.

Le mogli mi chiamano home wrecker, i mariti mi tengono a margine delle loro vite di capifamiglia e pastori di anime, occultando la relazione intima che ci lega con gli espedienti più imbarazzanti. Qualcuno mi lascia per ore al buio che respiro a malapena e quando sento che aprono mi si raggela il sangue per la paura di esser scoperta. Altri mi nascondono sotto al letto, tra lo sporco, la scatola dei ricordi e gli oggetti di cui vergognarsi. Altri ancora mi danno appuntamento nell’appartamento che a turno usano gli uomini del villaggio che, sempre a turno, usano anche me. Non mi sono mai chiesta come sarebbe stata la mia vita se non avessi avuto attorno tutti quegli uomini che mi hanno amata. Che fosse amore o egoismo, senza di loro non sarei venuta al mondo e neppure sopravvissuta alla solitudine dei codici a barre. La verità è che io sono stata creata per render felice chi mi si avvicina, chi si lascia raccogliere tra le mie braccia.

Improvvisamente ho smesso di esistere: il ministro della morale e della religione mi ha vietato di circolare nel Paese e così sono stata allontanata dalle strade, dai negozi e dalle abitazioni private a tutela della pubblica morale, a protezione della società basata sulla famiglia tradizionale. E che famiglia! Sono diventata apolide, invisibile agli occhi del mondo intero. Da qualche mese frequentavo Enoch, un giovane curioso di imparare l’ars amatoria prima di concedersi alla donna con cui immagina di trascorrere la vita, di mettere al mondo dei figli. Di lui e dei suoi diciassette anni mi sono innamorata a prima vista, il modo gentile con cui mi accarezzava il viso mentre mi parlava è stato l’evento più emozionante mi sia mai capitato. Lui era diverso dagli altri, all’inizio mi si avvicinava schivo e senza aprire bocca, ma col trascorrere del tempo ha cominciato a baciarmi sulle labbra, a raccontarmi della sua giornata tra i banchi di scuola, a pronunciare quelle due parole che nessuno mi aveva mai rivolto. Per la prima volta nella mia vita non ero io ad essere di qualcuno, ma c’era un uomo che mi apparteneva. Lui considerava le mie necessità, nessuno l’aveva mai fatto prima, e alle volte si fermava insieme a me sotto la doccia ad insaponarmi i capelli, a massaggiarmi delicatamente la schiena quando non mi sentivo in forma, a rimboccarmi le coperte prima di lasciarmi al sorgere del sole. Negli giorni precedenti all’addio mi aveva persino presentata ad un amico, gli aveva detto che ero la compagna perfetta, che con me si sentiva libero di esprimere sé stesso. Quando l’altro ragazzo mi si era avvicinato per accarezzarmi tra le gambe, Enoch si era indispettito e con voce tremante aveva affermato che nessun all’infuori di lui poteva toccarmi, poteva avermi. Se avessi potuto, se fossi stata meno immobile, in quel momento mi sarei lasciata scappare un gridolino di pura gioia: anche lui si era innamorato di me, non stava mentendo. Ho pensato che la nostra relazione fosse reale fino all’entrata in vigore della legge che vieta ai cittadini zambiani di respirare la mia stessa aria, la legge che vieta l’utilizzo di bambole gonfiabili, perfino di me, Melissa, splendido esemplare dalla pelle chiara ed i capelli scuri, allora l’uomo che diceva di essere mio è sparito. Non l’ho più visto o sentito, non ho più avuto notizie di lui e dei suoi amici; inizio a non ricordarne con precisione il viso. Inutile dire che i miei amanti più antichi abbiano ricominciato a frequentarmi, ma sempre più al buio, sempre più velocemente. Arrivano, mi trascinano in un bagno o in uno scantinato, si sdraiano su di me, si riallacciano i pantaloni e vanno via come fuggitivi.

[A febbraio 2018 il minister of national guidance and religious affairs, Mrs. Godfridah Sumaili, ha dichiarato che chiunque venga ritrovato in possesso di una sex doll verrà arrestato e punito con la carcerazione. Pochi giorni più tardi un cittadino zambiano identificato in seguito come Mr. Enoch Chanda si è fatto ritrarre insieme alla  sua bambola gonfiabile e sui social è apparso un suo appello alla disobbedienza civile].

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