Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela
A nord-est, laddove era sabbia rossa adesso è verde. Dov’erano risultati incerti e il tempo non passava mai è tempo di partire. I dromedari dove saranno finiti? Un tempo si doveva spingere sul freno per lasciare che attraversassero. Saranno forse migrati verso quel luogo misterioso, più a nord, verso il deserto, dove durante la stagione delle piogge l’acqua si mischia alla sabbia e assume proprietà nutritive con le quali i gobbi animali dalle ginocchia bitorzolute possono tirare avanti per il resto dell’anno, senza perdere il sorriso smangiucchiante e l’espressione degli occhi dalle palpebre sonnacchiose. Siano dove siano, i dromedari da qualche tempo non si vedono più; solo vacche, capre e qualche cavallo caricato di un bambino o di una donna dal piglio orgoglioso e il viso rivolto alla tempesta di sabbia che giunge dall’orizzonte. In molti stanno tornando dal Niger, l’altro giorno c’era troppa gente che mendicava, la folla si è fatta aggressiva, un soldato al posto di blocco è stato preso dal panico e si è messo a sparare in aria, in molti si sono spaventati, hanno pensato che fosse un attacco di Boko Haram e sono fuggiti nella selva. Dicono che Shekau sia stato rinnegato da Al Baghdadi e stia valutando di tornare con Al-Quaeda; dicono anche che intanto che ci pensa l’abbiano fatto fuori e che ci sia un nuovo capo che vuole smetterla di ammazzare gente dell’Islam come finora è accaduto. Si dice che presto potrebbe aver bisogno di mostrare la forza con un’azione dimostrativa. Forse Abuja non sarà più relativamente al sicuro come negli ultimi tempi; si dice che siano a corto di risorse ma la determinazione, quella non manca. La gente ha bisogno di tornare a coltivare i campi per non perdere il raccolto di un anno, per non finire intrappolati in una nuova carestia di quelle del Sahel. In molti stanno provando a raggiungere le terre d’origine ma le hanno trovate distrutte, così in molti stanno tornando indietro alle comunità ospitanti o ai campi profughi. Me ne vado e porto tutto con me, come fu per la favela Rocinha, come fu con la Sierra Leone. Non si torna indietro del tutto, chi torna indietro non è più chi è partito. Si torna a casa e casa non è la stessa di prima, e non sta neanche più nello stesso luogo. Ma questa è un’altra storia, una storia che se sarai così paziente da ascoltarmi ti proporrò con l’ultimo racconto della Finestra sulla Nigeria (del nord-est).
Intanto ti ringrazio per essere stata (o stato) per tutto questo tempo con me, con noi, con questa umanità sconosciuta e trascurata, con il popolo di favela di Abuja, del nord-est e della regione del lago Ciad.
A subito!