
(foto di Julio Rezende) Scusate è sgranata, ma ci piaceva lo stesso.
Vivo nel quartiere che si chiama Macega nella favela che si chiama Rocinha. Ho i ricci biondi e trotterello su e giù per la collina con il mio amico piccolo dai ricci neri che vuole salire sempre a cavalcioni e che si chiama João. Ho altri amici: un cagnolo che si chiama Mané e mi guarda le spalle quando trotterello e altri bambini curiosi che non mi lasciano mai sola e si nascondono dietro l’angolo a vedere che faccio e si chiamano José e Bené. Alla fine dell’anno, a casa mia, quando la notte scende non si sta mai al buio, perché quando tramonta si accende una costellazione capovolta di luci bianche, gialle e arancioni che sembrano specchiare le stelle che brillano in cielo. Per questo il mio vestito preferito è blu come una notte stellata.
Le luci stanno sulla collina e stanno nella notte. In mezzo di solito c’è solo il vento, il volo dei beija-flor e dei condor. Fanno eccezione Natale e l’ultimo giorno dell’anno. Allora a Macega si preparano i fuochi, che la luce porteranno per una volta lì a metà strada. Sarà tutto uno scoppiettare e perfino il gigante di roccia nera che sovrasta la favela un poco si schiarirà.
Trotterellavo per controllare che i miei fratelli più grandi stessero preparando dei bei fuochi, quando ho incontrato un amico alto che si chiama Julio che mi ha fatto un regalino e una foto. Con questa foto, mi ha detto, potrò affacciarmi alla Finestra, e dato che è fine anno, dalla Finestra si vedrà qualcosa di quello che si è visto in ogni mese di quest’anno. Vuoi venire a vedere con me? Dopo vi recito una poesia e vi mostro le mie foto preferite!
- A gennaio abbiamo conosciuto un bimbo come me che è andato a raggiungere le stelle e gli Ibeji e che si chiama Suliman Kamara -> http://wp.me/p2xPf5-QY
- A febbraio una storia è finita (quasi), e sono partiti gli abbracci e i ringraziamenti -> http://wp.me/p2xPf5-UO
- A marzo c’è stato il primo Zero Casi! (Il primo di una lunga serie) -> http://wp.me/p2xPf5-W6
- Ad aprile proprio non sapevo come dirvelo -> http://wp.me/p2xPf5-XP
- A maggio si è provato a raccontare qualcosa su questa malattia che si chiama ebola e che non è solo una malattia brutta brutta che magari mi portano pure a casa mia -> http://wp.me/p2xPf5-12E
- A giugno è scoppiato un amore! (Ai tempi dell’ebola) -> http://wp.me/p2xPf5-17H
- A luglio abbiamo conosciuto un bimbo come me che non parla con le parole parlate, ma guarda e parla con gli occhi -> http://wp.me/p2xPf5-18h
- Ad agosto una bimba che si chiama Joya ci ha raccontato una giornata speciale -> http://wp.me/p2xPf5-1d7
- A settembre ci siamo fermati in un villaggio remoto -> http://wp.me/p2xPf5-1h4
- A ottobre abbiamo dato un passaggio ad uno che ci ha raccontato di sedici tribù diverse -> http://wp.me/p2xPf5-1m7
- A novembre, davanti al mare, l’ultimo tramonto, in compagnia di Magdalene, l’ultimo racconto di uno degli opoto che scrivono alla Finestra, nel giorno di Sierra Leone libera -> http://wp.me/p2xPf5-1qd
- A dicembre ecco l’altro opoto (che vuol dire gringo) che scrive alla Finestra che ci ha fatto conoscere un ragazzo di campagna ed uno di città -> http://wp.me/p2xPf5-1xx
- Ah e be’, tredicesima: Liberia libera (anche se adesso non lo è più perché a metà novembre c’è stato un nuovo caso), e Guinea libera, ma lo saranno mai?
E adesso? Da Macega, dalla Rocinha, dal Ponte Lambro, da Un impiegato in favela, da Un ricercatore in favela, da tutte le favelas, da tutti i sud del mondo, grazie per essere rimasto o rimasta alla Finestra e aspettiamo il 2016.
ASPETTIAMO
Vi sono giorni che ancora non son giunti,
che si stanno facendo,
come il pane o le sedie o il prodotto
delle farmacie e delle officine:
vi sono fabbriche di giorni che verranno:
esistono artigiani dell’anima
che sollevano e pesano e preparano
certi giorni amari o preziosi
che d’improvviso giungono alla porta
per premiarci con un’arancia
o per assassinarci di colpo.
(Pablo Neruda)