Da Finestra sulla terra, di Un ricercatore in favela
Alle nostre latitudini le domeniche di luglio sono belle, calde, oziose, vacanziere. E in Sierra Leone, nei villaggi isolati delle comunità rurali, dove non ci sono macchine per andare al mare, TV per guardare la partita, o locali per fare l’happy hour, come si passa la domenica?
Nonostante la stagione delle piogge sia ormai cominciata questa domenica fa molto caldo e cerco riparo lungo il grande fiume, il Rokel river, il più lungo del paese. Passa vicino a Magburaka (distretto di Tonkolili), nel nord del paese. Partendo dal ponte sulla strada da Makeni risalgo il fiume lungo il sentiero sterrato che lo costeggia. Supero un villaggio e raggiungo una piccola spiaggia, nel mezzo di un meandro. Il fiume in questa stagione è grosso, nel mezzo la corrente è forte e, dove affiorano delle rocce, si formano delle piccole rapide.
Mi fermo all’ombra di un albero per godermi un po’ di refrigerio. Dopo poco ricevo visite, sono due abitanti del villaggio. Ci salutiamo con il rituale che tipicamente qui assume questo gesto: “good morning”, “good morning”, “how de body”, “de body is fine”, “cushe”, “a tell God tanki”, “welcome”, “tanki”, etc. Dopodiché si fermano a sedere accanto a me per farmi compagnia e cominciamo a chiacchierare.
Si chiamano Alì Bangura (25 anni) e Abu Conteh (13 anni). Abitano al villaggio vicino e giungono dal loro campo, portano un machete e un mazzo di cassava. Sono simpatici e socievoli e molto appassionati di calcio: sanno chi ha vinto l’ultima coppa campioni e conoscono molti calciatori italiani.
– Andrea ti chiami? Come Pirlo! Che ci fai da queste parti?
– Per passare la domenica, volevo vedere il fiume, – reagiscono con un sorriso carico di sorpresa e allo stesso tempo di orgoglio, – e voi? Come la passate la vostra domenica?
– Sono un contadino, – prende a raccontare Alì, – ho un piccolo pezzo di terra dove coltivo cassava, fagioli, okra, patate dolci, angurie, mais, arachidi e riso.
Non è un business, il raccolto serve solo per il consumo familiare. Per poter vendere occorrerebbe un raccolto maggiore, solo chi possiede fondi grandi riesce a vendere, non è il mio caso. Non sono solo contadino, sono anche studente, e vorrei continuare e studiare legge. Ora siamo in ramadan perciò si mangia solo una volta sceso il sole. Quindi la domenica pomeriggio raggiungo il campo per raccogliere qualcosa per la cena e verso sera cominciamo a cucinare. Stasera preparerò la cassava che ho appena raccolto.
La cassava si raccoglie ora, con le piogge. Tolgo la scorza e cucino la parte bianca e tenera. Anche voi la coltivate? Quando comincia da voi la stagione delle piogge?
Altre volte procuro del pesce pescando al fiume. Con un bastone secco che stacco dall’albero sulla riva e un filo faccio la canna, con un pezzo di plastica ricavo il galleggiante. Quanto all’esca, di lombrichi scavando la riva se ne trovano in abbondanza.
Il fiume è importante e generoso. Oltre al pesce da mangiare, ci dà l’acqua per uso domestico e per irrigare il campo, la sabbia che usiamo per preparare i blocchi delle case o che vendiamo.
La domenica mattina con i coetanei del villaggio veniamo a riva anche per fare il bucato.
I più giovani invece, come Abu e i miei fratelli minori, ne approfittano per giocare e fare il bagno.
Alla sera, di ritorno dal campo sono tutto sporco perciò mi ci tuffo anche io per pulirmi e lavarmi i denti.
– Alì, spero di ricontrarti, vieni mai a Makeni? – (20 minuti di macchina dal suo villaggio).
– No, rimango sempre qui, per raggiungere Makeni servono i soldi per il trasporto, torna tu a farci visita quando vuoi, sei benvenuto.
La finestra sulla terra oggi si è aperta sull’acqua, o meglio sul fiume. L’acqua è componente fondamentale della terra, elemento indispensabile per renderla viva. Se la terra è madre, per Alì e Abu il fiume è un padre protettivo, importante quanto il campo che coltivano. Non hanno la possiblità di raggiungere regolarmente la città e i suoi servizi, ma terra e fiume danno loro quasi tutto: sussistenza, acqua, gioco, bagno, materiali da costruzione. Quanto al calcio ci pensa la radio (a batterie) e Andrea Pirlo.