– Ehi Mr. Marco, do you know vens?
– Sorry? Vens? No…
– It’s impossible, Mr. Marco, Vens?! Italy!
– Do you mean Vens is in Italy? No, I don’t think so.
– Ok.
Ci trovavamo giusto all’ingresso di Lakka, davanti al cancello, a chiacchierare con gli autisti in attesa del loro prossimo incarico, e con parte della Security. L’epidemia era già scesa, come sta continuando a scendere in questi giorni senza essere ancora terminata, e soprattutto ancora lontano dall’essere terminati gli effetti di dopo, le conseguenze dell’Ebola che continueranno a devastare la Sierra Leone (migliaia di bambini lasciati orfani, calo della produzione del riso, carenza di acqua, malnutrizione aggravata, instabilità politica, 180.000 disoccupati in più di prima, e comunque il 98% di disoccupazione, le scuole chiuse per quasi un anno, le carenze infrastrutturali sanitarie e igieniche, la sanità in ginocchio anche a causa della morte di molto personale sanitario di punta), e così, per ingannare il tempo, Abdul si era procurato un libro, che prese a leggere ad alta voce a beneficio dei colleghi presenti:
Portia: This bond doth give thee here no jot of blood;
The words expressly are, a pound of flesh.
Take then thy bond, take thou thy pound of flesh;
But, in the cutting it, if thou dost shed
One drop of Christian blood, thy lands and goods
Are by the laws of Venice confiscate
Unto the state of Venice.
– Vens, Mr. Marco, Antonio, Shylock, Portia, are they no Italy?
– Vens is Venice! Ma che cosa state leggendo? È il mercante di Venezia, bravi!
– Vens! Vens, Mr. Marco, yes! I am so happy!
I ragazzi, approfittando del calo delle attività, avevano pensato bene di mettersi a leggere insieme Il mercante di Venezia. Ma le vicende di Shylock per un momento passarono in secondo piano, alle porte di Lakka, a vantaggio di un motivo di interesse maggiore. Abdul alzò timido lo sguardo dal libro e con la voce profonda e la pronuncia di bimbo fece quello che gli altri non avevano il coraggio di fare, condivise il dubbio che passava per la testa a tutti i colleghi:
– Mr. Marco, its tru that you are going to Italy?
– Yes, Abdul, in the mid of February.
– But will you close Lakka before you go?
– I don’t know if it will be me in charge of closing Lakka, but I think Lakka will close sooner or later: its duty is done.
– So sad. So much work here. But I will always recommend Italians. When Ebola arrived, Americans disappeared. Italians arrived. I will always recommend Italians. We would have never done what we did without you.
– Yes, but we would have never done what we did without you. You do were committed in Ebola fighting.
– Yes, but you were good at giving us motivation.
– Thank you Abdul, you too, you too gave us motivation.
– And, Mr. Marco, what are you reading now? Are you reading the Merchant of Venice?
– No Abdul, in questo momento, sto leggendo la Finestra sulla Favela.
– Che cos’è? Mi fai vedere? Quanti racconti! Sono proprio tanti… Non saprei da dove cominciare…
– Se vuoi, ecco qui i racconti più letti, i primi dieci più letti quando mi trovavo in una favela brasiliana, e i primi cinque della Sierra Leone. Un abbraccio.
Ecco i più letti, ad oggi, della Finestra sulla favela Rocinha (*):
- Gleice Oliveira, 18 anni: nuova violenza subita in Rocinha
- Cidade de Deus, la favela desolata
- Dall’atterraggio al volo in favela
- Detto tra noi (il regalo della Finestra)
- Benvenuto a Rocinha
- Favelas di notte, lacrime dalle colline
- Expulsadeira (l’ultimo racconto, per la seconda volta)
- Un fine settimana in guerra
- Le città dei bimbi
- La polizia pacificatrice e il corpo
Ed ecco i più letti della Finestra sulla Sierra Leone:
- Come stai? Dove vai?
- Il medico contagiato
- Gli untori
- Dakkar Konakry Freetown
- Abdu l’aspirante autista
Con una dedica speciale a Suliman Kamara.
(*) In riferimento alla favela Rocinha, si è fatta eccezione per questi tre che hanno avuto, per un certo periodo, quello della Coppa del Mondo 2014, un effetto virale anomalo, quanto meno per la Finestra: