Sir, permetti una parola? Devo parlare con te.
Facevo l’insegnante, alle scuole elementari. Le scuole sono chiuse, ora. Posso fare la guardia, l’uomo delle pulizie, il giardiniere e l’uomo di fatica: non ti preoccupare, sir, sono abituata fin da piccola a trasportare sulla testa cesti di pesce, sacchi di abiti, sacchi di riso, vettovaglie da vendere, scatole piene e pezzi di zinco. Dia a me, sir, quella scatola: vedrà che non cade niente.
Posso fare qualsiasi lavoro, sir. Certo, se me lo chiedi, sir, ti confesso che mi piacerebbe fare l’assistente d’ufficio o l’operatore di magazzino, perché a fare la guardia mi annoio. Ma va bene tutto, sir, se può darmi lavoro. Dio la benedica.
Lavoravo per un’organizzazione di volontariato della Sierra Leone. Sono felice di lavorare per il mio Paese. L’ospedale dove lavoravo è chiuso, sir, perché tutti i dottori sono malati. Sono un gran lavoratore, se potessi fare almeno la settimana di prova, ho bisogno… è lei che io voglio aiutare… Dio la benedica, sir.
Lavoravo come insegnante qui dove siamo adesso, nella College Road: prima qui c’era il college, sir, e io insegnavo. Sono stato molto fortunato a trovare lavoro qui in magazzino, almeno posso insegnare a qualcuno a fare i calcoli.
Si confonde con mio fratello, sir. Siamo gemelli. Lui è Paloko, io mi chiamo Abass. Sono un sopravvissuto, sir, sono guarito qui. Ora voglio lavorare con voi, per assistere i miei amici e aiutare i sierraleonesi. Mi ricordo tutto, sir, mi ricordo ogni istante, e conosco tutte le procedure da seguire, sono pronto a combattere.