L’amore per la vita: un dialogo sulla felicità e sulla vita tra un italiano, un brasiliano e uno spazzino saggio di favela.

Garì (spazzino)… R$ 802 (€ 260) / Agente pulizia urbana… R$ 1.800 / Manager… R$ 8.000 / Direttore… R$ 25.000 / Presidente… R$ 28.000 (€ 9.300) – Voi pensate che sia giusto?
– Secondo voi che venite da laggiù, queste sarebbero le persone felici? Per di più, lo sarebbero perché vivono in una favela? Voi chiamate questo “felicità”? Noi caso mai lo chiamiamo capacità di adattarsi alla sofferenza. A questa gente rimane solo una via di uscita: trovare il modo di essere felici in mezzo al caos sociale nel quale si ritrovano.
– Se non capisci il senso di un discorso in italiano, lascia perdere, fratello!
– Amico mio, non c’è nessuna felicità! Le persone sembrano felici, dicono di essere felici, ma non lo sono!
– Sì, ma tu non capisci, per dio. In Europa tutti i giorni c’è qualcuno che si toglie la vita. Si tratta di gente che ha tutto, anche troppo forse, eppure non è felice, né si dichiara tale, anzi, si dichiara disperata, e al limite si toglie la vita. Nessuna di queste persone presenta neanche la parvenza di felicità. Questo come me lo spieghi? Nessuno dice che sia giusto vivere in favela, in un luogo senza servizi sanitari, senza scuole funzionanti, disprezzato dal resto della città. Nessuno dice questo, ma deve esserci qualcosa di meglio, nell’animo di questa gente, se riesce quanto meno ad apparire felice, se non ad esserlo, perché a me pare propri che lo sia, ecco!
– Tu non sai nemmeno di che cosa stai parlando, gringo… tu non te lo immagini nemmeno, quanta gente depressa c’è nel mio Paese.
– Scusate, scusate, se posso interrompervi, chiedo scusa… Buonasera gringo, buonasera, meu querido… scusate ma non ho potuto fare a meno di ascoltare i vostri discorsi e li ho trovati molto interessanti, davvero interessanti pra carramba! Ecco… potrei dire una parola pure io?
– Ma certo, meu querido, accomodati pure! Sempre che il gringo, qui, non abbia da questionare!
– Dai bello su, certo che va bene. Tra l’altro, vedo che il signore ha la divisa arancione dei garì: lei è uno spazzino! State facendo un bel casino in questi giorni! La città trasuda di immondizia… per quanto avete intenzione di andare avanti con il vostro sciopero?
– Grazie lor signori! Sì, ci stiamo battendo, ma permettetemi di tornare per un attimo all’argomento che stavate discutendo prima, se permettete. Sapete, io penso che se voi sostituite la parola “felicità” con “amor à vida”, capito? L’amore per la vita (e senza nessun riferimento alla telenovela), secondo me, i vostri punti di vista non saranno poi così diversi…
– Eccolo il signor garì! È esatto! Proprio questo è il maggior insegnamento che noi europei riceviamo incontrando gli abitanti di favela: amare la vita nonostante la miseria! In Europa ci sono molte persone infelici, oppure, semplicemente, che non si sentono a proprio agio nella loro propria vita, nonostante la ricchezza della quale possono godere; e questo capitava anche in anni migliori: eravamo infelici, lo eravamo nonostante l’abbondanza, oppure, proprio a causa di questa. Chiaro che… questa costatazione non può fungere da alibi per la classe politica corrotta e nullafacente!
– Sono d’accordo anche io, per una volta, con il gringão qui! Quoto il signor garì. Signor garì, lei è stato davvero felice nel tradurre in parole quello che provo. Quello che abbiamo noi brasiliani è l’”amore per la vita”! …godo! eheh, sul serio! Questo è molto importante, amici miei: non c’è da essere felici in un Paese dove tutto è molto caro, le tasse sono assurde, cinque mesi su dodici lavori solo per pagare le tasse, e che cosa ottieni in cambio? Un bel niente! Io sono oriundo, gente mia: la mia famiglia viene dalla parte più povera del Paese, il Nordest, e come molti milioni di persone, siamo fuggiti da una realtà crudele. Per questo non sopporto quando si dice che Bahia, il mio Paese di origine, è la terra della felicità, che il popolo brasiliano è felice… non è vero! Siamo distratti dal Carnevale, dal calcio, dal samba, dai culi televisivi, dal mare e dal sole. I mezzi di comunicazione massacrano i negri, i nordestini, i poveri, i favelados. Ma su una cosa devo essere d’accordo: per uscire da tutto questo, devi avercelo, quello che si chiama AMOR À VIDA! Godooo!
– Ehm, bene, bene, abbiamo capito, fratello brasiliano, ma lasciamo continuare un attimo il signor spazzino qui: com’è andata con lo sciopero?
– Bene, fratello, permettetemi di aggiungere, se mi è consentito, che sono proprio felice di aver detto le parole giuste per voi. Non sono mai andato a scuola io, e sono felice di aver trovato le parole giuste, io. Grazie, sono proprio felice. Ora, per rispondere alla domanda del signor gringo, lo sciopero, sì, bene, se mi è permesso, vorrei dire che è stata dura. Abbiamo ridotto Rio de Janeiro a una discarica a cielo aperto, ed è stata dura, perché noi amiamo questa città. Però ce l’abbiamo fatta, abbiamo ottenuto quello che chiedevamo.
– Che cosa chiedevate?
– Be’, sì, ecco, siamo passati da un minimo salariale di 800 reais al mese… quant’è in Europa, gringo?
– Ora come ora, poco più di 260 euro, meu querido…
– Ah, ed è tanto?
– No, è poco, ma vai avanti…
– Be’, sì, siamo passati da 800 reais a 1.100 reais, quant’è da voi?
– Poco più di 360 euro.
– Sì! In più, con il rimborso trasporti, alcuni giorni in più di ferie e l’indennità per mestiere insalubre!
– Bravi, complimenti!
– Grazie, sì, sono proprio felice.

Paes (il sindaco di Rio) ha ceduto. Gli spazzini hanno vinto!
Il coraggio è contagioso. Rio è arancione.
Titoli di coda: dialogo liberamente ispirato alla conversazione realmente (o virtualmente) avvenuta su facebook tra Vitor, Cristiano e Marco.