Da Finestra MEMO, Di Un impiegato in favela
Dimašq. Da quando sono piccolo vengo qui, Dimašq, caffè Nafura, il caffè della fontana. Ero piccolo come te, forse anche più piccolo. Vedi quel trono avvolto di tappeti antichi appoggiato sulla pedana? Lì, qualche centimetro più in alto del pubblico, si sedeva il cantastorie. Gli avventori gli si facevano attorno e lo ascoltavano. Adesso, caro piccoletto africano, come hai detto che ti chiami? Mh mh. Vedi, piccoletto, oggi tutto è diverso, i giovani non ascoltano più. Sono attratti dal gesticolare, dal linguaggio del corpo; non sono sicuro che riescano a seguire la storia, perché non si concentrano, non riescono a privarsi di se stessi e dei loro oggetti. Ci riesci tu? Mh mh!! Ho capito, ho capito piccoletto, non te la prendere. Sai, io non sono di quelli che ce l’hanno coi giovani, si vede che hanno un nuovo modo di ascoltare; il problema vero è che oggi tutto è cambiato e questo paese è raso al suolo. Ma il cantastorie continua, non si ferma, continua a raccontare storie di umanità come quella che stiamo vivendo oggi, storie di Leggi il seguito di questo post »