un impiegato in favela

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Monsoni e macerie

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 18 settembre 2015 at 18:51

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

monsoni e macerie

Un italiano e un sierraleonese commentano il nubifragio di mercoledì sedici settembre.

– E io che a settembre pensavo di essermela cavata. Poi ad agosto non ha neanche piovuto sempre… “sempre!”, dicevano, “pioverà giorno e notte!”, ribadivano ridendo di me che mi preoccupavo: “ma possibile che vada a piovere proprio tutti i giorni? Proprio tutti i giorni giorno e notte?” “Sì, sì, proprio tutti i giorni!”, e giù risate, “giorno e notte!”. Ridete, ridete… poi vedremo chi aveva ragione. E infatti, come volevasi dimostrare, ad agosto ha piovuto quasi sempre, ma non è che abbia piovuto proprio ogni giorno: quelle tre o quattro giornate di pieno sole ci sono pure state. “Sarà stato un agosto clemente di pioggia. Mi è andata bene”, mi dicevo che intanto si era fatto l’inizio di settembre, “e quelli là che ridevano, come al solito, esageravano”. A settembre inoltrato ho capito dove stava l’inghippo: quelli là che ridevano di me si confondevano, sì, si sbagliavano… ma confondevano agosto con settembre.

– Agosto o settembre che sia, ieri è arrivato il monsone, e dicono che resterà per cinque giorni, la città si è bloccata.

– Ieri, dal balcone, si vedevano il cielo e la terra comunicare con un muro d’acqua, gli alberi si chinavano umiliati. È arrivata a Leggi il seguito di questo post »

Sogni di Babadorie hill

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 8 agosto 2015 at 20:03

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Sogni di babadorie hill tramonti sierraleonesi

È buio, piove forte, la cabina della fermata mi ha protetto mentre dormivo. Chissà quanti autobus sono passati e per quanto tempo sono rimasto qua sotto. L’aria fresca del mattino ti soffia il sonno tra i capelli. Sarà ancora la mattina del mio primo giorno di lavoro o la notte del giorno dopo? Non scorrono poda podaokada né altre moto né altre auto su e giù per il largo stradone della Spur road. La Babadorie hill sta sempre là davanti. Le poche luci artificiali che la costellano si stanno spegnendo, inclusa quella di casa mia, segno che è la notte che sta cedendo al giorno e non il contrario. Forse è ancora mattina. Forse sono ancora in tempo. Ma perché non c’è nessuno? Leggi il seguito di questo post »

Che lingua si parla dove vive lei, Sir?

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 19 aprile 2015 at 14:16

una strada di waterloo, freetown, sierra leone

– Hi Suma, how are you? How de body?

– De body fine, Mr. Marco. How de day, how de work, Sir?

– De day is fine, de work is fine, Suma.

– So, how is everything? Ça va, Sir?

Oui, ça va, Suma, va tutto bene.

– Mi chiedevo, Sir… che lingua si parla in Coopi? Leggi il seguito di questo post »

Pasqua a Freetown

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 5 aprile 2015 at 12:31

pasqua a freetown

Oggi sono andata a pranzo con la mamma e i suoi colleghi. Abbiamo cucinato per due ore la salsa di arachidi e il riso, che mi piace tanto, e la carne e il pesce insieme che si fa solo per le feste. Si cuoce il riso in un pentolone con la stufa a carbone. In un altro pentolone si fondono Leggi il seguito di questo post »

Peninsular road

In Finestra sulla Sierra Leone on 8 febbraio 2015 at 15:10

emergency ebola sierra leone so far so good    (1) small

L’ebola ha portato l’asfalto, sulla Peninsular road, ma la mia vita non è cambiata. Per tanto tempo non si è potuto stringersi la mano e abbracciarsi, e anche a fare l’amore si è dovuto fare attenzione. Un’altra cosa è cambiata: io continuo a fare il mio, trasportando le pietre piccole da qua a là, vendendole, per poi lasciarle andare chissà dove, forse ad asfaltare altre strade grandi come la Peninsular road; io il mio continuo a farlo, ma è cambiato che mentre trasporto le pietre, oltre alle palme, alle case dei vicini, ai bambini che si fanno il bagno nel fiume e che corrono, ai pastori con le capre, agli uomini e alle donne che come me trasportano sacchi di vestiti usati, assi di legno, lamiere di zinco, scodelle di pesce; oltre alle aquile che giocano, o lottano, o fanno l’amore (chissà!?), vedo passare veloce ora qui e ora là le auto che portano i bianchi. Avanti e indietro da Lakka all’ospedale di Goderich, quello che c’era già prima che la strada fosse asfaltata, e poi più in là lungo la College road, verso quell’altro ospedale, quello dell’ebola. Questo è uno dei cambiamenti più grandi, e mi viene molta curiosità a vedere le auto con i bianchi.

Chissà se loro vedono le stesse cose che vedo io. La luna enorme quando Leggi il seguito di questo post »