un impiegato in favela

Archive for the ‘Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno’ Category

Joya racconta

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 23 agosto 2015 at 16:43

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Joya racconta

Allora per partire presto bisogna partir presto perché adesso hanno pure fatto un’invenzione, quella che bisogna lavarsi le mani all’altezza di Allen Town.

Vivo a Portee, tra quattro pareti che splendono quando c’è luce, tranne dove c’è ruggine; scendiamo per i sentieri, raggiungiamo la strada asfaltata; qui, con Gloria, che è la mia nuova mamma da quando gli uomini mascherati si sono portati via l’altra con la sirena per non farla tornare più, aspettiamo mano nella mano sul ciglio della strada. Ci sono molte moto che strombettano per chiederci se vogliamo montare su. Gloria dice Leggi il seguito di questo post »

Joya

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 23 agosto 2015 at 01:17

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela (e di Joya)

Domani ti scrivo, dai. Se non è domani, sarà presto. Magari oggi. Oggi, arrivo oggi. Domani ti racconto.

Joya

Un impiegato in favela (con la collaborazione di Joya)

Chi è che sta in favela?

Finestra su cosa?

Solo al paradiso

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 16 agosto 2015 at 11:54

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

heaven home sierra leone

Sola sono sola, alla casa del paradiso. Prima che arrivassero tutti gli altri saremo stati quindici ed ero meno sola di adesso che saremo centocinquanta. Ero piccola allora. Adesso non sono grande come Ethel ma tredici anni ce li avrò tutti. Mi piace molto la maglietta di Ethel, quella con il simbolo della pace. Non per il simbolo, ma per i colori. Mi piacciono molto i colori. Faceva caldo, c’era il sole. Oggi sono passati a trovarci un opoto e dei Leggi il seguito di questo post »

Sogni di Babadorie hill

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 8 agosto 2015 at 20:03

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

Sogni di babadorie hill tramonti sierraleonesi

È buio, piove forte, la cabina della fermata mi ha protetto mentre dormivo. Chissà quanti autobus sono passati e per quanto tempo sono rimasto qua sotto. L’aria fresca del mattino ti soffia il sonno tra i capelli. Sarà ancora la mattina del mio primo giorno di lavoro o la notte del giorno dopo? Non scorrono poda podaokada né altre moto né altre auto su e giù per il largo stradone della Spur road. La Babadorie hill sta sempre là davanti. Le poche luci artificiali che la costellano si stanno spegnendo, inclusa quella di casa mia, segno che è la notte che sta cedendo al giorno e non il contrario. Forse è ancora mattina. Forse sono ancora in tempo. Ma perché non c’è nessuno? Leggi il seguito di questo post »

Per due sacchi di riso

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 31 luglio 2015 at 19:36

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

per due sacchi di riso finestra sulla favela

Di solito preferisco che la Finestra non racconti ciò che capita in ufficio, per rispetto verso i colleghi e il datore di lavoro, e perché trovo che ne derivino storie noiose per chiunque che non sia direttamente coinvolto. Ma ciò che è successo in questi ultimi due giorni devo lasciarlo andare: un soffio su una manciata di parole a caso, e che esse prendano il volo fuori dalla finestra.

Ci sono luoghi, in Sierra Leone, che raggiungi attraversando file di lamiere di zinco e assi di legno incastonati l’uno nell’altro. Oltre la palude che calma le onde furiose dell’Oceano e le accompagna ad accomodarsi placide tra le mangrovie, e a confondersi con la melma, e infine a liquefarsi in polvere; oltre la strada ora asfaltata, ora buche, rivoli di fogna e impasto di escrementi e fango; oltre la fila di baracche che ospitano abitazioni, parrucchieri, sarti, officine di moto e rivenditori di assi di legno e ferramenta, commercianti di buste di plastica e cancelleria, piccoli banchetti di corpi di pollo e pesce giacenti l’uno sull’altro in penombra, a lume di candela, sfiniti dall’ardore della piastra; oltre i negozi di DVD e dischi, che la sera alzano il volume e mostrano un film ad una piccola folla immobilizzata dalla meraviglia; oltre la strada, oltre il mercato, tra le distese di fango interrotte dalle palme che si stagliano a indicare il cielo, e finiscono per ripiegarsi al suolo, vivono comunità di donne, uomini e bambini che negli anni sono stati martoriati dalla guerra e dalle epidemie, e che escono decimate dall’ultima atroce condanna senza processo.

– Ma lo sai da quanto tempo questa gente non vedeva un sacco di Leggi il seguito di questo post »