un impiegato in favela

Archive for the ‘Finestra sulla Nigeria (del nord)’ Category

Kukarita, il campo sfollati che non esiste

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 21 giugno 2016 at 08:22

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Kukarita il campo sfollati non ufficiale Nigeria nord-est

C’è una canzone che fa: “domani notte, ti ricorderai quello che hai detto a questa notte? Le tue labbra sono così tenere, il tuo cuore batte forte. Domani sera pronuncerai le stesse parole d’amore di questa notte?”, ce l’ho in mente mentre ripasso gli incidenti della settimana scorsa: due attacchi suicidi, qui li chiamiamo “Person-Borne Improvised Explosive Device (PBIED)”, uno l’hanno intercettato in tempo per non fare altre vittime oltre a quella che si portava addosso la bomba, l’altro no e ci sono stati diversi morti, ancora non so quanti; a Potiskum momenti di tensione per l’arresto di un quadro dell’”esercito irregolare di opposizione”, più un nuovo attacco e nuovi rapimenti a Chibok, il villaggio delle bambine sequestrate due anni fa buona parte delle quali sono ancora nella foresta nonostante la campagna #BringBackOurGirls (te la ricordi quella campagna, questa notte, che è il domani notte di quella notte?). Le bambine, originariamente senza velo, sono state convertite a forza all’Islam e molto probabilmente sono usate da due anni dai soldati di Boko Haram per scopi di riproduzione e passaggio di consegne generazionale, cioè per produrre figli che un giorno potranno perseguire la missione al posto dei padri destinati a imminente morte.

Siamo a metà del periodo di ramadan e per l’occasione l’IS, rivolgendosi ai fedeli affiliati di tutto il mondo, ha invocato l’intensificarsi degli attacchi, ciò che in effetti almeno tra Niger e Nigeria si sta avverando.

“Domani sera, quando il fremito sarà svanito, ti ricorderai di me o sarò solo uno dei tanti ricordi? sarò forse una nuova canzone?”. Suona la musica e la mente torna a Kukarita, il campo sfollati “non ufficiale”: ufficialmente non esiste ma è situato a pochi chilometri da Damaturu, la capitale dello Stato di Yobe, e da Kukarita giunge un sospiro…

Kukarita

Casa mia non è qui. Cioè, adesso è qui, ma casa casa, casa di prima, casa di sempre, sta a Borno. Non c’è notte uguale all’altra: ci furono le ultime notti a Borno, poi le notti passate qui. Una delle ultime notti passate a Borno, Leggi il seguito di questo post »

Passaggio a Borno

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 17 giugno 2016 at 07:47

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Passaggio a Borno, nordest Nigeria

Sarà anche solo questo sole enorme, questo sole enorme intimidito dal velo di sabbia che al suo cospetto fluttua danzante per indispettirlo, neutralizzandone i raggi, costringendo questi alla dispersione, dispersione in un alone vago che sfuma sotto un cielo perplesso che abbraccia la sua stessa immagine mutata in fata morgana; saranno le corna che a questo cielo si sovrappongono risalendo l’avvallamento ai margini di una strada ancora sterrata fino a mostrarsi nella loro intera sinuosa lunghezza, per poi cedere il passo al muso di una vacca e poi ad altre corna, a due a due, lentamente, fino a rivelare la presenza di una mandria che si lascia accompagnare accondiscendente da un bimbo col bastone, due cani, tre capre e una donna a cavallo; saranno i rottami di un tozzo carro armato abbandonato dall’altro lato della strada, la gente distesa ad aspettare sulle panche dei villaggi di sabbia, i copertoni distesi in fila sull’asfalto provato dal continuo passaggio dei tir, le abitazioni scoperchiate, la steppa infinita; sarà quella sequenza di tir sventrati come balene arrugginite alla deriva o i cumuli di plastica nera che riaffiorano dalle distese di sabbia come cime di iceberg dalle onde del mare; saranno i posti di blocco della milizia civile o i soldati armati tra la gente, sarà la mia suggestione, perché so che in questa regione si combatte ancora quasi tutti i giorni, e loro, quelli dell’esercito irregolare, devono stare qui da qualche parte, nascosti a migliaia, con centinaia di bambine in ostaggio da anni; sarà per una o per tutte queste ragioni, ma attraversando queste terre, le terre di Borno, sento Leggi il seguito di questo post »

Villaggi di sabbia

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 11 giugno 2016 at 16:07

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

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Villaggi rossi si confondono col suolo, bimbi come fantasmi, assemblee all’ombra della chioma del mango, vacche dalle corna slanciate e la scatola toracica ben visibile pascolano (partono prima dell’alba coi pastori, le capre e i cani e dominano le strade con e senza asfalto). Dicono che se proviamo a tornare a casa, adesso che è stagione di seminare e trattare la terra, troveremo gente armata: Leggi il seguito di questo post »

Il giro dell’isolato

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 7 giugno 2016 at 08:50

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Il giro dell’isolato

Quassù ci sono le stelle (le stesse che si vedono da casa); là in fondo, dall’altra parte di Abuja, tuonano nuvole buie; chissà se pioverà anche qui stasera. Intanto vado da Gozi, un paio di Star e se piove correrò via. Una Star oppure una Hero o una 33; ho scoperto che sono queste ultime le birre popolari: costano meno e sono più forti. In Sierra Leone era la Star la birra di tutti, ma non si può continuare a vivere sempre lo stesso momento; valuterò la conversione.

Gozi mi accoglie con le cerimonie riservate all’unico bianco di questi tavolini; eppure, adesso che è già la terza o la quarta volta che passo da lei, si sta progressivamente staccando e dedica più tempo ai clienti ordinari: ha capito che tanto a parità di servizio non pago più degli altri e da attenta donna d’affari, in nome del suo unico scopo, è capace di liberarsi di inutili pregiudizi.

Un bimbo in piedi sul cofano di una macchina parcheggiata di fronte allo spiazzo polveroso dove sono disposti i tavolini gioca a lasciarsi cadere tra le braccia della sorella adolescente mentre le auto del traffico neanche troppo intenso dell’orario di chiusura degli uffici scorrono sullo sfondo a pochi metri di distanza da loro. Tra le sedie e i tavolini di plastica che si ritirano di giorno e tornano di notte, si divincolano venditori di cibo secco, dopo-barba, profumi, cinture, orologi. ll bimbo sul cofano addita l’uomo dei pop-corn e, un po’ impettito, sicuro della protezione della sorella, ne comanda una busta determinato. Una squadra di funamboli dalle colorate e imbottite divise da supereroi , ma graffiate dai sassi e incrostate della polvere di queste piazzole grezze, approfittano di un angolo lasciato vuoto dagli avventori per esibirsi in capriole, equilibrismi e contorsioni, ora volando in passi di break-dance, ora volteggiando in salti mortali, ora raggomitolandosi con le caviglie dietro alla nuca per finire – mucchietti di ossa incastrate l’una nell’altra – in bilico sul capo di un compagno. Da una combriccola di cinque bimbi rimasti ad osservarli estasiati dietro un angolo esplode una risata di stupore.

Con la mente ravvivata dalla Star, sento che un soffio di vento proveniente dalla tempesta di laggiù in fondo mi accarezza le guance e mi porta voci di nord-est, voci che vogliono essere raccontate.

“Boko Haram invase il nostro villaggio e intimò Leggi il seguito di questo post »

Dear Sir

In Finestra sulla Nigeria (del nord) on 4 giugno 2016 at 19:02

Da Finestra sulla Nigeria (del nord), di Un impiegato in favela

Dear Sir

“Purtroppo parte delle mie terre sono finite nelle aree interdette e questo lavoro mi permetterebbe di tirare avanti con la mia famiglia fino a che la crisi non si risolve.”

“Ho avuto modo di imparare come convivere con persone che hanno provenienze diverse, infatti in passato sono stato arruolato al Servizio Nazionale della Gioventù, il che mi ha anche insegnato come adattarmi a vivere nelle aree rurali, senza rete elettrica e senza servizio di acqua corrente. Mi piace molto leggere e ho buone capacità analitiche; ho buone doti di comunicazione e di relazioni interpersonali. Sono capace di lavorare in squadra, anche sotto stress; parlo inglese correntemente.”

“Dear Sir, ho lavorato da volontario di comunità, per esempio al controllo del traffico, fuori da Saminaka, nello stato di Kaduna. Signore, lei sa che Leggi il seguito di questo post »