un impiegato in favela

Nel paese medio lontano dove mi trovo

In Finestra MEMO on 27 gennaio 2017 at 23:57

Da Finestra MEMO, Di Un impiegato in favela

Caro Lookman, lo so, vedermi andar via proprio ora che stai affrontando la tua operazione più difficile, quella che ti porterà ad avere una bocca larga larghissima, non è stato il massimo, né per te né per me; ma sono sicuro che saprai affrontare anche questa, e poi abbiamo altri amici che ti faranno compagnia, sei d’accordo? Sono partito per lavoro e sono finito in un paese lontano, o diciamo meglio, medio lontano. Mh mh, dov’è questo paese medio lontano? Mh mh, che paese è? Un attimo di pazienza! Sono qui proprio per raccontartelo. È fatto, come ogni paese, di cose belle, di cose meno belle, di esseri umani che vivono, sono causa e subiscono le conseguenze delle une e delle altre; ma tu, che vieni da dove vieni, con quello che affronti tutti i giorni, tu questo lo sai bene. Mh mh devo farla finita con queste sciocchezze? Ma come ti permetti? Mh mh hai fame? Ti pareva. Lascia solo che ti racconti una storia, solo il tempo di dischiudere una nuova finestra, così facciamo sapere del paese medio lontano dove mi trovo anche a chi non ne sa tanto come te e vuole saperne di più. Ti racconterò quello che ho trovato e se non indovinerai qual è il paese, alla fine di queste note e serie di foto, te lo rivelerò; anche perché già ti scrivo da un altro paese medio lontano, diverso da questo, e come se non bastasse domani parto per un altro ancora. Che casino eh? Be’, intanto apriamo la finestra sul primo dei tre… o meglio, la porta… diciamo la porta-finestra così la facciamo finita. Mh mh!

Porta-finestra su un paese medio lontano

Nel paese medio lontano in cui mi trovo, c’è una porta che dà su una cittadella molto antica, entriamo? Mh mh!

nel paese medio lontano dove mi trovoSi dice che la cittadella che sta nel paese medio lontano dove mi trovo sia stata fondata duemila e trecento anni prima di cristo, più di quattromila anni fa, sai quanti sono, Lookman? Fai conto che tu hai otto anni… mh mh mh mh mh mh mh mh… sì, esatto, otto. Sai contare fino a quattromila? Mmmmh!! Va bene, va bene, vado avanti… Dicevo, nella cittadella antica ci trovi sentieri, archi, finestre, porte, tracce di antica cristianità e di invasioni ottomane… mh mh mh mh mh mh mh mh… no Lookman, gli ottomani non sono quelli con otto mani, stai serio un attimo… dicevo, cupole di moschee e un nonno che si fa fotografare col suo nipotino e il volto serio.

Ai piedi della cittadella, nel paese medio lontano dove mi trovo, c’è un mercato che si aggroviglia in stradine coperte da archi montati su pietre antiche. Qui i commercianti ti offrono tessuti, abiti, spezie di tutti i colori, caramelle di tutte le varietà, melograni, arance, tappeti, gioielli d’oro, dolci, tra i quali la manna scesa dal cielo. Mh mh se la manna dal cielo è il dono di dio di cui ti parla spesso il tuo papà? Sì, in un certo senso è quella, però, detto tra noi, la manna non è che proprio scenda dal cielo per appoggiarsi sulla superficie delle foglie come ti dice il tuo papà… o almeno, io la vedo diversamente: per me è semplicemente una resina delle foglie. Ma forse ha ragione lui. In ogni caso, la manna è molto nutriente, ci si fanno dei dolci e se la trovi ti può tenere in vita anche nel mezzo di una carestia!

Caro Lookman, ho visto che guardavi un libro di volti africani, di guerrieri donne e dei loro gioielli tribali: i volti dei tuoi avi. Riesci ad immaginarti i volti delle persone che vivono nel paese medio lontano dove mi trovo? mh mh sì? be’ io ho scattato per te una foto di foto, eccola. Mh mh c’è il riflesso, fa schifo come foto? Be’, questa c’è e dovrai accontentarti!

Nel paese medio lontano dove mi trovo, l’altro giorno, ho incrociato lo sguardo di un bimbo che da dietro la vetrata di un bar mi chiedeva l’elemosina, con occhi tristi e la mano aperta verso l’alto. Il bimbo si è messo a raccontarmi con gli occhi (come fai tu, che mi parli con gli occhi e con i tuoi mh mh) di un argomento che conosce molto bene: ecco qui una delle cose brutte del paese medio lontano dove mi trovo. Mh mh come l’ebola al paese tuo? Sì, più o meno. Si chiamano mine, le usano gli eserciti più o meno regolari, più o meno ribelli, più o meno violenti verso una o l’altra parte della popolazione; le usano per difendersi e per attaccare. Ce ne sono di quelle che aspettano, aspettano, aspettano fino a che qualcuno passa e si lasciano innescare proprio da chi passa; ce ne sono di quelle che vengono innescate da qualcun altro che sta lontano ad aspettare che qualcuno passi; ce ne sono di quelle fabbricate anche dove sei tu, dove ti stanno operando, in Italia; ce ne sono di quelle che si innescano con un banale gesto quotidiano: aprire un’anta, raccogliere un cellulare per terra. Ce ne sono di quelle che per raggiungere l’obiettivo viaggiano sulle macchinine radiocomandate, proprio come quelle con cui giochi tu. Il paese medio lontano dove mi trovo ne è pieno, perché da tanti anni vi si succedono una guerra dopo l’altra, una peggio dell’altra. Tra queste foto ci trovi anche l’immagine di una bandiera bruciacchiata, la bandiera di un gruppo violento che sta facendo soffrire tanta gente in questa regione del mondo e che si fa chiamare stato islamico… mh mh islamico come il tuo papà? No, non come lui.

Ma in questo paese ci sono giovani che non rinunciano ad esprimere le proprie emozioni. Ti piacciono i disegni e le foto, vero Lookman? Ecco qui alcuni disegni e alcune foto creati da questa gente: puoi guardarli per capire il dolore che provano e la nostalgia che sentono per le loro cittadelle antiche e per i tempi in cui nel loro paese le guerre non c’erano.

Caro Lookman, il paese medio lontano dove mi trovo, anzi, dove mi trovavo, perché adesso sono passato ad un altro paese del quale ti racconterò nei prossimi giorni, si chiama Iraq, o meglio, Regione del Kurdistan Iracheno, anche se i curdi amano chiamarlo semplicemente Kurdistan, mh mh, la cosa si sta facendo un po’ complicata? Be’, lasciamo perdere, per il momento ti basti sapere che la cittadella antica nella quale ci siamo addentrati è quella di Erbil e… sì, questo devi saperlo: nel paese medio lontano dove mi trovo, il saluto che ti fa la maggior parte della gente, dei tassisti, dei baristi, dei poliziotti in borghese, dei curdi cristiani, dei curdi sunniti, ha il suono di un “ciao ciao”, ma non vuol dire “ciao ciao”, si tratta di um “sarchaw” e vuol dire: “sui miei occhi”. Così ti accolgono, ti ringraziano, ti sussurrano facendo cenno di un inchino rispettoso: “mi fido di te, puoi stare sui miei occhi”, cioè, puoi accedere a quella porta, a quella finestra, che rivela i luoghi più profondi della mia vita.

Un impiegato in favela

Chi è che sta in favela?

Finestra su che cosa?

Chi è Lookman?Chi è Lookman?

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