Se ti spingi dalle parti della Marquês de Sapucaí quando è Carnevale, smetterai di essere lì e ti troverai in un mondo fantastico. Ti sovrasterà il viso di una negra grande quanto un albero. Ti sentirai un teschio dalle orbite scavate e scure, e un corno ti spunterà dalla fronte. Ti verrà in soccorso un branco di leoni saggi che rivolgeranno lo sguardo al cielo, assorti nei loro pensieri. Navigherai
in un oceano di colori sulla groppa di un cavalluccio marino gigante che ti accompagnerà fino a un castello di pietra abbandonato avvolto dai rampicanti. Qui incontrerai un cavallo volante senza testa che vive pascolando accanto a una torre, e che non si curerà di te. Sarai circondato da un esercito di guerrieri zulù. Uno di loro ti prenderà per mano e ti accompagnerà presso una capanna di paglia, nel deserto del nordest, dove avrai l’onore di conoscere il più grande rivoluzionario del Ceará, il mitico Lampião, e la sua donna, Maria Bonita. Un bagarino ti propone un biglietto d’ingresso a prezzo stracciato mentre una sirena alzerà le braccia al cielo levandosi dalla laguna. Un negretto ti offre acqua e birra bem gelada, mentre là in fondo dove finisce il cielo avverrà un’esplosione. Una lucertola preistorica stralunata ti fisserà con gli occhi fuori dalle orbite e ti domanderà che cosa sia accaduto, e tu non saprai risponderle, ed ecco che esplodono i fuochi d’artificio, e il cielo si colora e scoppietta a ripetizione. Un coccodrillo procederà a passo lento, a caccia di Capitan Uncino, da ingoiare in un boccone. Il cielo nero si colorerà, mentre un gruppo di indiane dalle piume colorate balleranno una danza vorticosa a cospetto di un’aquila gigante dalle piume azzurre e lo sguardo torvo di avvoltoio; antipatica e sconfitta. In un battito di ciglia ti ritroverai in una piazza di cristallo sorvegliata da un leone bianco di neve, la neve che non abbiamo mai visto. Un gigante di pietra corroso dai muschi, stanco, dalle enormi mani, ti afferrerà e ti catapulterà alla fermata di un autobus dove un poliziotto sta malmenando un negretto in manette. Volerai a casa a bordo di un’aquila e di un leone volante, e i moto-taxi non vanno: hanno sparato molto in Rocinha, questa notte, in via Ápia e in rua dois. Un moto-boy accetta di portarti a casa e la luce è saltata di nuovo. Stai scendendo dalla moto e un giovane in divisa nera mimetica ti punta il fucile addosso, come sta facendo con tutti: con cenerentola, topolino, l’uomo-ragno, batman e iron-man, che per una volta non risponde al fuoco, ma si limita ad alzarsi la maglietta per mostrargli che non ha addosso armi vere. Al bar dell’angolo la gente non ha smesso di bere per onorare il Carnevale: – vedi, gringo, è tutta scena, sembrano finti quei fucili, ma ci sono stati molti spari, di quelli veri, questa notte, e tra poco, laggiù in Roupa Suja continueranno pra caralho.
Il lato B del Carnevale, quello di favela, la favela Rocinha, visto e vissuto dalla #finestrasullafavela, continua…
A questo link tutti i racconti del Carnevale di favela.